mercoledì, ottobre 22, 2008

La tregua - Primo Levi: prima parte

Questa lettura mi ha veramente entusiasmato. I lettori di questo blog sanno che sono un appassionato di storie dei nonni. Con "La tregua" mi sono trovato a leggere qualcosa di simile al diario di mio nonno, ma scritto da qualcuno dotato di una capacità di osservazione e di descrizione e di un umorismo infinitamente più grandi. Inoltre le storie e le situazioni narrate sono molto più estreme ed avventurose.
Secondo me ci troviamo di fronte ad un capolavoro.

"La vita è bella" di Benigni si conclude con la scena del bambino imbarcato sul carro armato del soldato americano salvatore.

Il 27 gennaio 1945 non furono invece le truppe americane a liberare i prigionieri di ad Auschwitz, bensì l'Armata Rossa.
È facile cadere nell'errore di considerare la storia dei prigionieri finita con l'arrivo delle truppe liberatrici di turno: un bel finale cinematografico in cui tutti tornano a casa.
"La tregua" racconta invece la realtà ben più drammatica del viaggio verso la libertà dopo le tenebre di Auschwitz. Il ritorno alla "normalità" non è però immediato. Anzi all'inizio si ha l'impressione che il baratro si faccia ancora più profondo.

Oltre a vicende disumane occorse soprattutto durante il periodo di interregno tra l'abbandono del campo da parte dei Tedeschi e l'arrivo dei Russi, il libro narra anche molte situazioni appassionanti e spesso divertenti.
Dopo il passaggio dai Tedeschi ai Sovietici gli Häftlinge (prigionieri) sono un po' disorientati. Abituati alla maniacale e disumanizzata passione per le regole, dei tedeschi di Auschwitz, si ritrovano al polo opposto a dover gestire l'ossimoro dell'imprevedibile anarchia pseudoregolamentata dei Sovietici: disorganizzata e burocratizzata, ma dotata di una buona dose di umanità.

La storia è piena di personaggi particolari, italiani e appartenenti a civiltà sconosciute, furbi e teneri, approfittatori, temerari e ciarlatani; ma tutti vittime della stessa guerra.
I personaggi sono compagni di viaggio o incontri casuali avvenuti durante l'odissea che li porta da Auschwitz in Russia, Romania, Ungheria, Austria e infine in Italia.

In particolare mi sono rimaste impresse alcune vicende ed alcuni personaggi.
Fa rabbrividire la descrizione dell'infermeria del Lager dopo la fuga dei Tedeschi. Impressionante è anche la scena del treno in cui Levi si addormenta sul pavimento di legno di un vagone e la mattina si sveglia con uno strano senso di oppressione. Quando torna pienamente in se si accorge infine di essersi trasformato in un tassello del materasso umano sul quale si sono sdraiati altri due o tre strati di mosaici di corpi.

...continua...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Vedo che stai leggendo Ermanno Rea su Federico Caffe'. L'ho letto molti anni fa: e' bellissimo.

Anonimo ha detto...

PS: difficile aggiungere qualcosa su Primo Levi. I suoi libri li adoro e mi spossano per la carica umana, di ragionamento, affettiva...

dioniso ha detto...

Ma che evento! Una volta ubik ed io ci troviamo d'accordo!

Su Ermanno Rea ti trovi d'accordo con Zucchero. È stata lei a consigliarmi entusiasticamente di leggere il libro.

Ho letto poche pagine. È ancora presto per formulare un giudizio, però ho già trovato diverse riflessioni molto interessanti che ho voluto sottolineare.

fabio r. ha detto...

beh che dire?
con primo levi sfondi una porta aperta...
bravo!