La mia lettura di "Viaggio in Italia" di Goethe è arrivata a Palermo. Prima di Palermo l'artista trascorre un lungo periodo a Napoli ed uno ancora più lungo a Roma. È interessante il fatto che a Napoli Goethe si lasci contagiare dall'arte di godersi la vita propria della cultura di questa città. Anzi, va proprio alla ricerca del contagio. Verso la fine del suo soggiorno partenopeo afferma di voler trattenersi ancora un po' in quella scuola del vivere leggero e divertente per imparare ancora e liberarsi da quelle ansie del fare e dell'imparare proprie della cultura tedesca.
Per quanto riguarda Palermo mi ha incuriosito particolarmente la descrizione di Villa Palagonia. Il poeta, che venne condotto a visitare questo singolare monumento, la descrive così:
"Quanto di esorbitante dal naturale, anzi quanto di non naturale possa concepire un cervello anomalo, si collocò nel recinto e nella parte interna di essa, la quale avrebbe potuto essere delizia e fu invece nausea a quanti vi si recano. Uomini con teste di donne, donne con teste di uomini, cavalli con zampe di cani e rostri di uccelli rapaci, bestie tricipiti camuffate alla moda di Parigi, bipedi senza piedi, esseri con la bocca nella fronte e nasi all'ombelico, soldati, pulcinelli, turchi, spagnuoli e mostri delle più stravaganti forme; e con essi nani, gobbi, sbilenchi, sciancati, figuracce orride per composizioni non mai sognate, per atteggiamenti sinistramente contorti, per ininfrenabili corruzioni del gusto: tutto vi venne impostato".
Gli ospiti, che consideravano gran cosa portare il viaggiatore straniero a godere di tanta arcana magnificenza, rimasero quindi estremamente delusi.
Di generazione e cultura neoclassica, Goethe provò ripugnanza per quella esasperazione del barocco e soprattutto per quelle trasgressioni dei canoni formali dell'architettura classica: "Oltre che i cornicioni delle casette circondanti il palazzo sono tanto in un senso quanto in un altro oblique confondendo ogni idea dello scolo, della linea perpendicolare, base della solidità e dell'euritmia […] quei cornicioni sono ornati d'indre, di teste di draghi, di piccoli busti, di figure di scimmie che suonano strumenti musicali e di altre stramberie con figure di divinità tra le quali quella di un Atlante che invece di un globo sorregge un barile".
Se mi capiterà di tornare a Palermo una visita a Villa Palagonia non mancherà.
2 commenti:
Bella idea quella di leggere "Viaggio in Italia" di Goethe visto che si vive in Germania. Io farei contenta la mia Lehrerin :-)
Melusina, anche tu alle prese con la difficile lingua teutonica eh? Io purtroppo ancora non sono in grado di leggere Goethe in tedesco: perderi troppe sfumature.
Comunque pur tradotto lo sto trovando molto interessante. Certo ci sono anche delle parti un po' noiose: non è certo una lettura avvincente da fare sotto l'ombrellone. Infatti lo sto leggendo con estrema lentezza, ma essendo un diario lo si può pure leggere con discontinuità.
Ho trovato molto interessante leggere il blog ;-) di un artista intellettuale del XVIII secolo sul suo viaggio in Italia. Non mi sarei aspettato che i caratteri nazionali del popolo italiano e tedesco fossero così ben definiti già da allora e in fondo abbastanza simili ai tratti caratteriali medi di oggi.
Goethe riporta delle descrizioni minuziose dell'arte italiana, ma non solo: costumi, usanze, geologia, botanica, meteorologia. Insomma era proprio un tuttologo. Un'assenza mi ha però colpito: quella di qualsiasi osservazione relativa alla gastronomia italiana, che penso già da allora, e forse più di ora, fosse completamente diversa da quella tedesca.
Questo implica probabilmente un totale disinteresse dell'artista relativamente a questo argomento.
Parla anche del sistema italiano di misurazione del tempo che era completamente diverso da quello attuale: il sistema italiano prevedeva una computazione variabile delle ore della giornata, regolata sul tramonto del sole. Da quel che ricordo, la prima ora serale veniva contata a partire dal tramonto e da questa seguivano le successive 24 ore.
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