Un diario con divagazioni su varie mie passioni. Tra le quali la musica, la matematica, la scrittura, la cucina, i viaggi, la Germania e i balli popolari del centro-sud Italia.
giovedì, settembre 29, 2011
mercoledì, settembre 28, 2011
Pæstum: il museo
Anfora con raffigurazione della nascita di Afrodite. Ho trovato la forma di quest'anfora molto atipica e interessante.
Simile considerazione per questo candelabro.
Avevo letto di recente che i Greci antichi usavano anche piatti con decorazioni in tema con le portate. È stato molto interessante vederli dal vivo.
Frutta decorativa.
Riproduzione in gesso della cassetta di rivestimento in terracotta policroma del tempio di Hera (VI sec. a.C.).
A causa di un equivoco rinascimentale per alcuni secoli si è pensato che i templi greci e romani fossero privi di colorazioni. È impressionante vedere invece le ricostruzioni che mostrano i colori originali. A prevalere erano il rosso, il nero e il giallo. Ma anche il blu, il verde e l'oro.
Originale di un altro tratto di cassetta di rivestimento in terracotta policroma del tempio di Hera (VI sec. a.C.). Posta a decorare il tetto è costituita da finti gocciolatoi a testa leonina e da sima decorata da palmette e fiori di loto.
Svastiche nere e serie di riquadri rossi che decorano la veste dell'antefissa a forma di busto femminile. Questi busti di terracotta decoravano le parti terminali delle tegole di copertura nelle vicinanze dell'altare del tempio di Hera.
Coperchio in travertino della tomba del tuffatore (480-470 a.C.). È l'unica tomba rinvenuta in una città greca ad avere le pareti interne della cassa ed il coperchio decorati con scene figurate. Pare che il tuffo simboleggi il passaggio dalla vita all'oceano della morte.
Prima parete lunga della tomba del tuffatore. Uomini intenti a suonare la lira e il diaulos e a sorseggiare vino.
Seconda parete lunga della tomba del tuffatore. Uomini intenti a suonare la lira, amoreggiare e sorseggiare vino.
Tomba del tuffatore nella sua interezza.
Lira
Aulos Paestum
Lastre tombali: ritorno del guerriero e ...
...Vittoria alata su biga in corsa.
Abitazioni private.
Simile considerazione per questo candelabro.
Avevo letto di recente che i Greci antichi usavano anche piatti con decorazioni in tema con le portate. È stato molto interessante vederli dal vivo.
Frutta decorativa.
Riproduzione in gesso della cassetta di rivestimento in terracotta policroma del tempio di Hera (VI sec. a.C.).
A causa di un equivoco rinascimentale per alcuni secoli si è pensato che i templi greci e romani fossero privi di colorazioni. È impressionante vedere invece le ricostruzioni che mostrano i colori originali. A prevalere erano il rosso, il nero e il giallo. Ma anche il blu, il verde e l'oro.
Originale di un altro tratto di cassetta di rivestimento in terracotta policroma del tempio di Hera (VI sec. a.C.). Posta a decorare il tetto è costituita da finti gocciolatoi a testa leonina e da sima decorata da palmette e fiori di loto.
Svastiche nere e serie di riquadri rossi che decorano la veste dell'antefissa a forma di busto femminile. Questi busti di terracotta decoravano le parti terminali delle tegole di copertura nelle vicinanze dell'altare del tempio di Hera.
Coperchio in travertino della tomba del tuffatore (480-470 a.C.). È l'unica tomba rinvenuta in una città greca ad avere le pareti interne della cassa ed il coperchio decorati con scene figurate. Pare che il tuffo simboleggi il passaggio dalla vita all'oceano della morte.
Prima parete lunga della tomba del tuffatore. Uomini intenti a suonare la lira e il diaulos e a sorseggiare vino.
Seconda parete lunga della tomba del tuffatore. Uomini intenti a suonare la lira, amoreggiare e sorseggiare vino.
Tomba del tuffatore nella sua interezza.
Lira
Aulos Paestum
Lastre tombali: ritorno del guerriero e ...
...Vittoria alata su biga in corsa.
Abitazioni private.
martedì, settembre 27, 2011
Annarita Ruberto: una divulgatrice scientifica al WEBIT 2011 MOST INFLUENTIAL PEOPLE ONLINE
Conosco virtualmente Annarita Ruberto e mi trovo d'accordo con i commenti di Gravità Zero. Per questo motivo rilancio volentieri il loro appello. Per comodità ho copiato i punti essenziali qui sotto.
Il vincitore parteciperà a Sofia al Webit Congress, importante appuntamento per chi si occupa di web e IT, che si svolgerà a fine ottobre a Sofia (Bulgaria). I primi cinque influenti per nazione, invece, vincono un pass per l’evento e la nomination a Webit Consuls 2011.
Votate e fate votare in modo che a Sofia sia presente una rappresentante dell'Italia.
Al primo posto attualmente c'è una nostra conoscenza:Annarita Ruberto, docente di matematica e fisica e autore del blog scientificando.
Noi la sosteniamo volentieri, perché riteniamo che una persona come lei, attiva nella divulgazione scientifica sul web rivolta ai più giovani sia una garanzia per le nuove generazioni.
Se volete potete farlo anche voi (un clic qui per votare), inserite il codice sicurezza alla vostra sinistra e poi cliccate il rettangolo dove sta scritto " PLEASE CLICK TO CONFIRM".
Mancano pochi giorni per votare: c'è tempo fino al 1 ottobreIl Webit 2011 Most Influential People Online è un concorso a livello Europeo che cerca di stabilire quanto una persona è influente online, grazie anche all'aiuto dei social network come facebook e simili... oltre all'aiuto dei blog o siti...Il vincitore parteciperà a Sofia al Webit Congress, importante appuntamento per chi si occupa di web e IT, che si svolgerà a fine ottobre a Sofia (Bulgaria). I primi cinque influenti per nazione, invece, vincono un pass per l’evento e la nomination a Webit Consuls 2011.
- Qui la scheda di Annarita Ruberto.
- Qui la pagina per votarla
John Cage e il silenzio
Si narra che John Cage fosse ossessionato dall'idea di raggiungere il silenzio assoluto durante le sue esecuzioni. Sul fatto di poterlo raggiungere durante i concerti pubblici si era già rassegnato. Allora volle provare a raggiungerlo almeno durante le registrazioni in studio.
Dopo aver fatto licenziare decine di poveri tecnici si accorse che era impossibile ottenere il silenzio assoluto anche lì.
Volle quindi provare un'ultima possibilità. Nel 1951 si fece rinchiudere nella camera anecoica dell'università di Harvard. Stava per attaccare il pezzo quando si rese conto della presenza di un rumore. Fece più attenzione. I suoni erano due: uno acuto e uno grave. Imbestialito Cage chiamò il tecnico di Harvard. Questa fu la risposta dell'uomo:
- Il suono acuto è dovuto all'attività del suo sistema nervoso e quello grave alla sua circolazione sanguigna. Ci faccia sapere se vuole che li facciamo cessare.
John Cage ebbe bisogno di anni di terapia per poter accettare quella nuova consapevolezza. Alla fine della psicoterapia per vendicarsi con il pubblico decise di scrivere il celeberrimo 4'33'' ed elaborò la sua profonda concezione dell'estetica musicale rivelataci durante l'intervista impossibile di gennaio:
"Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che tace!"
Dopo aver fatto licenziare decine di poveri tecnici si accorse che era impossibile ottenere il silenzio assoluto anche lì.
Volle quindi provare un'ultima possibilità. Nel 1951 si fece rinchiudere nella camera anecoica dell'università di Harvard. Stava per attaccare il pezzo quando si rese conto della presenza di un rumore. Fece più attenzione. I suoni erano due: uno acuto e uno grave. Imbestialito Cage chiamò il tecnico di Harvard. Questa fu la risposta dell'uomo:
- Il suono acuto è dovuto all'attività del suo sistema nervoso e quello grave alla sua circolazione sanguigna. Ci faccia sapere se vuole che li facciamo cessare.
John Cage ebbe bisogno di anni di terapia per poter accettare quella nuova consapevolezza. Alla fine della psicoterapia per vendicarsi con il pubblico decise di scrivere il celeberrimo 4'33'' ed elaborò la sua profonda concezione dell'estetica musicale rivelataci durante l'intervista impossibile di gennaio:
"Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che tace!"
lunedì, settembre 26, 2011
Pæstum: fotoracconto
Domenica 28 Agosto 2011
Pæstum ė il nome latino, ma in realtà la colonia fondata dai greci nel VII sec. a.C. si chiamava Poseidonia: in onore del dio del mare.
Ma da dove provenivano questi coloni greci che fondarono Poseidonia?
- Ovvio! - uno direbbe. - Dalla Grecia.
E invece no. Provenivano dall'Italia. E per la precisione da Síbari, uno delle più antiche colonie greche in Italia meridionale, fondata circa un secolo prima, ma in questo caso da greci della penisola ellenica. I sibariti fondarono anche un'altra colonia: Metaponto. Ed è anche per questo che i fondatori di Poseidonia rivestono un ruolo non secondario anche nella storia del movimento pitagorico. Infatti sembra che la guerra contro Crotone che portò alla distruzione di Síbari fu causata anche da questioni riguardanti le dottrine politico-filosofiche di Pitagora. Inoltre Metaponto fu la patria di Ippaso: figura molto importante del movimento pitagorico. Chiusa questa breve parentesi pitagorica e volendo descrivere in estrema sintesi il processo di fondazione delle colonie greche, si può dire che dietro questa proliferazione di insediamenti greci nel mediterraneo non c'era un vero e proprio disegno politico panellenico. In generale funzionava così: in una qualche città si creavano le condizioni giuste affinché un gruppo di abitanti decidesse di sciamare e così i coloni individuavano l'area, partivano e costruivano la loro città. Kitty Ferguson infatti afferma che "sciamatura" sia un termine più corretto di "colonizzazione" per descrivere il fenomeno. Ma dopo questa non più tanto breve parentesi sulla "sciamatura" greca riprendiamo il breve fotoracconto della visita a Pæstum.
Tempio, olivi e colonna.
Impluvium
Colonna comunicante con impluvium.
Colonna forata (dalle intemperie?)
Cardo
Anfiteatro
Resti di intonaco colorato
Piscina
Né ad Atene, né ad Agrigento avevo visto qualcosa di simile al tempio di Poseidone/Apollo.
Oltre all'ottimo stato di conservazione penso che i due ordini di colonne della cella templare siano un esempio unico al mondo. Attendo smentite. Eccezionale anche il dipinto della tomba del tuffatore che mostrerò nel prossimo fotoracconto sul museo di Pæstum.
Pæstum ė il nome latino, ma in realtà la colonia fondata dai greci nel VII sec. a.C. si chiamava Poseidonia: in onore del dio del mare.
Ma da dove provenivano questi coloni greci che fondarono Poseidonia?
- Ovvio! - uno direbbe. - Dalla Grecia.
E invece no. Provenivano dall'Italia. E per la precisione da Síbari, uno delle più antiche colonie greche in Italia meridionale, fondata circa un secolo prima, ma in questo caso da greci della penisola ellenica. I sibariti fondarono anche un'altra colonia: Metaponto. Ed è anche per questo che i fondatori di Poseidonia rivestono un ruolo non secondario anche nella storia del movimento pitagorico. Infatti sembra che la guerra contro Crotone che portò alla distruzione di Síbari fu causata anche da questioni riguardanti le dottrine politico-filosofiche di Pitagora. Inoltre Metaponto fu la patria di Ippaso: figura molto importante del movimento pitagorico. Chiusa questa breve parentesi pitagorica e volendo descrivere in estrema sintesi il processo di fondazione delle colonie greche, si può dire che dietro questa proliferazione di insediamenti greci nel mediterraneo non c'era un vero e proprio disegno politico panellenico. In generale funzionava così: in una qualche città si creavano le condizioni giuste affinché un gruppo di abitanti decidesse di sciamare e così i coloni individuavano l'area, partivano e costruivano la loro città. Kitty Ferguson infatti afferma che "sciamatura" sia un termine più corretto di "colonizzazione" per descrivere il fenomeno. Ma dopo questa non più tanto breve parentesi sulla "sciamatura" greca riprendiamo il breve fotoracconto della visita a Pæstum.
Tempio, olivi e colonna.
Impluvium
Colonna comunicante con impluvium.
Colonna forata (dalle intemperie?)
Cardo
Anfiteatro
Resti di intonaco colorato
Piscina
Né ad Atene, né ad Agrigento avevo visto qualcosa di simile al tempio di Poseidone/Apollo.
Oltre all'ottimo stato di conservazione penso che i due ordini di colonne della cella templare siano un esempio unico al mondo. Attendo smentite. Eccezionale anche il dipinto della tomba del tuffatore che mostrerò nel prossimo fotoracconto sul museo di Pæstum.
mercoledì, settembre 21, 2011
Filadelfia: fotoracconto
Ecco le cose interessanti viste domenica nei circa tre chilometri di cammino che separavano il mio albergo dal centro di Filadelfia.
Due chiese consecutive nel quartiere del mio albergo e della Drexel University
Scultura campanaria.
Stazione ferroviaria.
Sentiero pedonale lungo il fiume.
Arti culinarie.
Chiesa tra i grattacieli.
Qui si capisce il perché della presenza di biciclette, piste ciclabili e auto parcheggiate in perfetto ordine.
Edificio al quale era apposta la targa.
City Hall.

Secondo questa targa il City Hall è il più alto edificio in muratura del mondo, mentre secondo wikipedia è il secondo dopo la Mole Antonelliana. La targa afferma che il City Hall. Visto il periodo di costruzione mi è venuto da pensare: chissà quanti siciliani, calabresi, lucani, campani, veneti e anche sabini ci avranno sputato il sangue.
Imitazione del Pantheon e vecchia sede della Philadelphia Orchestra. Oggi albergo di lusso.
Ho mangiato un sashimi di fronte al municipio alle 11:30 e ho ripercorso i 3 Km verso l'albergo. Nel pomeriggio ho visitato l'Institute of Contemporary Art.
Institute of Contemporary Art 1 Institute of Contemporary Art 2
Institute of Contemporary Art 3
Scultura campanaria.
Stazione ferroviaria.
Sentiero pedonale lungo il fiume.
Arti culinarie.
Chiesa tra i grattacieli.
Qui si capisce il perché della presenza di biciclette, piste ciclabili e auto parcheggiate in perfetto ordine.
Edificio al quale era apposta la targa.
City Hall.
Secondo questa targa il City Hall è il più alto edificio in muratura del mondo, mentre secondo wikipedia è il secondo dopo la Mole Antonelliana. La targa afferma che il City Hall. Visto il periodo di costruzione mi è venuto da pensare: chissà quanti siciliani, calabresi, lucani, campani, veneti e anche sabini ci avranno sputato il sangue.
Imitazione del Pantheon e vecchia sede della Philadelphia Orchestra. Oggi albergo di lusso.
Ho mangiato un sashimi di fronte al municipio alle 11:30 e ho ripercorso i 3 Km verso l'albergo. Nel pomeriggio ho visitato l'Institute of Contemporary Art.
Institute of Contemporary Art 1 Institute of Contemporary Art 2
Institute of Contemporary Art 3
lunedì, settembre 19, 2011
Filadelfia: altre impressioni sulla città
Penso che oggi, con questo sole di una domenica di fine estate, questa temperatura intorno ai 20 gradi e questo vento fresco che fa correre le poche nuvole, Filadelfia desse il meglio di sé.
La maledizione dei meridiani terrestri non mi ha colpito: mi sono svegliato alle 7:30 e alle 9:30 sono uscito. Questo girovagare solitario per le città del Nordamerica mi conferisce sempre un'inebriante sensazione di libertà. Ed il quartiere studentesco mi ha invece instillato una vena di nostalgia per gli anni universitari.
L'impressione di ieri sui tratti più europei di Filadelfia è confermata. Qui un europeo si adatterebbe molto più facilmente rispetto ad altre città nordamericane che ho visto. Oggi ho camminato per circa sei chilometri e non ho mai trovato tratti in cui il pedone non fosse considerato dall'architettura urbana. Ed ero contornato da gente che camminava. Una cosa che ho notato è che ormai qui i caffè hanno talmente acquisito il listino italiano come una cosa di tendenza, un marchio di qualità. Nel caffè dove ho fatto colazione, oltre alle miriadi di variazioni di "latte" (che non è solo latte), "macchiato", "cappuccino", "espresso" ed altro, ho anche letto: "caffè americano". Così! Tutto in italiano. Ho trovato il fatto molto interessante. Non so però agli studiosi di quale materia spetterebbe l'interpretazione: antropologi? sociologi? studiosi del consumismo? della globalizzazione? Comunque l'espresso non era male, il latte macchiato invece lasciava a desiderare.
Se domani troverò un buco tra la terrificante mole d'impegni lavorativi cercherò di pubblicare un fotoraccontino dei 6 Km di vagabondaggio.
L'impressione di ieri sui tratti più europei di Filadelfia è confermata. Qui un europeo si adatterebbe molto più facilmente rispetto ad altre città nordamericane che ho visto. Oggi ho camminato per circa sei chilometri e non ho mai trovato tratti in cui il pedone non fosse considerato dall'architettura urbana. Ed ero contornato da gente che camminava. Una cosa che ho notato è che ormai qui i caffè hanno talmente acquisito il listino italiano come una cosa di tendenza, un marchio di qualità. Nel caffè dove ho fatto colazione, oltre alle miriadi di variazioni di "latte" (che non è solo latte), "macchiato", "cappuccino", "espresso" ed altro, ho anche letto: "caffè americano". Così! Tutto in italiano. Ho trovato il fatto molto interessante. Non so però agli studiosi di quale materia spetterebbe l'interpretazione: antropologi? sociologi? studiosi del consumismo? della globalizzazione? Comunque l'espresso non era male, il latte macchiato invece lasciava a desiderare.
Se domani troverò un buco tra la terrificante mole d'impegni lavorativi cercherò di pubblicare un fotoraccontino dei 6 Km di vagabondaggio.
domenica, settembre 18, 2011
Filadelfia
Tra le città americane che ho visitato Filadelfia è di certo tra quelle che possiedono un tocco più europeo. Questa è almeno l'impressione che ho avuto girovagando per le strade intorno al mio albergo. Erano le strade di un quartiere qualsiasi e c'era gente che andava a piedi e persino in bicicletta. E in una strada ho visto anche una bella pista ciclabile parallela alla corsia di parcheggio, con macchine parcheggiate in perfetto ordine. Ho intuito che si tratta di un quartiere di studenti universitari. E questo potrebbe spiegare alcune delle mie impressioni. Oltre l'incrocio ho trovato due chiese neogotiche. Una dopo l'altra. E la seconda era addirittura una Cathedral.
Ma in questa notte di metà settembre la sua americanità questo quartiere la esprime nei supermercati aperti 24 ore al giorno; nelle enormi buste di cubetti di ghiaccio in vendita; negli autisti di navette che se dimentichi la mancia rimangono a fissarti; nelle nubi di vapore sprigionate dai tombini, e non ho mai compreso appieno il perché di questo fenomeno tutto americano; nel pollo di questo ristorante, che al primo boccone ho pensato: "buono! gustoso e tenero", ma poi mi sono accorto che per metà era costituito da grasso; nei camerieri estremamente gentili per guadagnarsi quel 20% di mancia quasi obbligatoria e spesso unica fonte di guadagno; nell'iPad messomi a disposizione dall'albergo; nella saponetta a forma di spazzola. In tutto questo, ma non di certo nella coppia di probabili studenti tedeschi che siedono alla mia destra, mangiano i noodles con i bastoncini e convertono i conti in euro.
E ora mi ritrovo alle 3:40 di mattina del mio orologio biologico a riattraversare il grazioso quartiere per poi cercare di sprofondare in un lungo sonno che possa proteggermi dalla maledizione dei troppo velocemente attraversati meridiani terrestri.
Ma in questa notte di metà settembre la sua americanità questo quartiere la esprime nei supermercati aperti 24 ore al giorno; nelle enormi buste di cubetti di ghiaccio in vendita; negli autisti di navette che se dimentichi la mancia rimangono a fissarti; nelle nubi di vapore sprigionate dai tombini, e non ho mai compreso appieno il perché di questo fenomeno tutto americano; nel pollo di questo ristorante, che al primo boccone ho pensato: "buono! gustoso e tenero", ma poi mi sono accorto che per metà era costituito da grasso; nei camerieri estremamente gentili per guadagnarsi quel 20% di mancia quasi obbligatoria e spesso unica fonte di guadagno; nell'iPad messomi a disposizione dall'albergo; nella saponetta a forma di spazzola. In tutto questo, ma non di certo nella coppia di probabili studenti tedeschi che siedono alla mia destra, mangiano i noodles con i bastoncini e convertono i conti in euro.
E ora mi ritrovo alle 3:40 di mattina del mio orologio biologico a riattraversare il grazioso quartiere per poi cercare di sprofondare in un lungo sonno che possa proteggermi dalla maledizione dei troppo velocemente attraversati meridiani terrestri.
giovedì, settembre 15, 2011
Cantico dei Cantici
Lo avevano scelto ma gli fu negato
Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra,
riposa sul mio petto.
Il mio diletto è per me un grappolo di cipro
nelle vigne di Engàddi.
Come sei bella, amica mia, come sei bella!
I tuoi occhi sono colombe.
Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!
Anche il nostro letto è verdeggiante.
Le travi della nostra casa sono i cedri,
nostro soffitto sono i cipressi.
Come un giglio fra i cardi,
così la mia amata tra le fanciulle.
Come un melo tra gli alberi del bosco,
il mio diletto fra i giovani.
Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo
e dolce è il suo frutto al mio palato.
Mi ha introdotto nella cella del vino
e il suo vessillo su di me è amore.
Sostenetemi con focacce d'uva passa,
rinfrancatemi con pomi,
perché io sono malata d'amore.
La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia.
Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra,
riposa sul mio petto.
Il mio diletto è per me un grappolo di cipro
nelle vigne di Engàddi.
Come sei bella, amica mia, come sei bella!
I tuoi occhi sono colombe.
Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!
Anche il nostro letto è verdeggiante.
Le travi della nostra casa sono i cedri,
nostro soffitto sono i cipressi.
Come un giglio fra i cardi,
così la mia amata tra le fanciulle.
Come un melo tra gli alberi del bosco,
il mio diletto fra i giovani.
Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo
e dolce è il suo frutto al mio palato.
Mi ha introdotto nella cella del vino
e il suo vessillo su di me è amore.
Sostenetemi con focacce d'uva passa,
rinfrancatemi con pomi,
perché io sono malata d'amore.
La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia.
mercoledì, settembre 14, 2011
Carnevale della Matematica #41
Il Carnevale della Matematica del 14 Settembre, il numero 41, è ospitato da Roberto Zanasi sul blog Gli studenti di oggi.
Il carnevale 42 di ottobre sarà ospitato da .mau..
Io ho contribuito usando il mio nuovo blog, Pitagora e dintorni, su cui ho duplicato la parte matematica del Blogghetto. Roberto Zanasi introduce così il mio contributo:
Sarebbe un nuovo blog, e quindi questo paragrafo andrebbe all'inizio. Ma l'autore è Dioniso, che è già comparso sulle pagine di vari Carnevali e che ha traslocato la parte matematica del suo blogghetto a un nuovo indirizzo. Dal quale ci propone Muia, che ci parla, bé, di Pitagora. E della sua famiglia.

Calendario con le date delle prossime edizioni del Carnevale
martedì, settembre 13, 2011
La memoria dell'acqua
Non trovate più le chiavi? Chiedete all'acqua: ha una memoria infallibile!
venerdì, settembre 09, 2011
Ricorrenze
Undici e tredici: due numeri primi gemelli.
mercoledì, settembre 07, 2011
Marmellata di more 2011
Come lo scorso anno, ieri Zucchero ed io siamo andati a cogliere le more all'interno del Parco dei Monti Lucretili. Non distanti da "u Passionnaru". Quest'anno le nere bacche erano poche, piccole e bruciate dal sole. Per trovarne di decenti abbiamo dovuto sfrascare con le forbici da potatura. Dopo due ore e mezza, vari graffi, perforazioni epidermiche e imprecazioni, il nostro raccolto è stato di solo un chilo e duecento grammi. Lo scorso anno per un chilo e mezzo di more avevamo impiegato poco più di un'ora. Sarà anche la vecchiaia che avanza?
Per la "marmellatificazione" abbiamo usato la stessa procedura dello scorso anno. L'unica differenza è stata la minore quantità di zucchero. Dopo averle lavate, fatte appassire ed aver eliminato i semini, abbiamo ottenuto 740 g di passato di more. Abbiamo aggiunto 480 g (65% contro il 72% dello scorso anno) di zucchero e dopo l'ebollizione necessaria (solo mezz'ora quest'anno) abbiamo ottenuto 1020 g marmellata. La prossima volta forse proveremo con il 60% di zucchero.
Bilancio: due ore e mezza per la raccolta più due ore e mezza per la preparazione per produrre circa un chilo di marmellata. Applicando una tariffa di 10 € l'ora, se dovessimo venderlo quel chilo di marmellata costerebbe 100 €. Qualche offerente?
Nota per il prossimo anno
Non dimenticare seguenti utilissimi strumenti: guanti da lavoro di tessuto e forbici da potatura.
Per la "marmellatificazione" abbiamo usato la stessa procedura dello scorso anno. L'unica differenza è stata la minore quantità di zucchero. Dopo averle lavate, fatte appassire ed aver eliminato i semini, abbiamo ottenuto 740 g di passato di more. Abbiamo aggiunto 480 g (65% contro il 72% dello scorso anno) di zucchero e dopo l'ebollizione necessaria (solo mezz'ora quest'anno) abbiamo ottenuto 1020 g marmellata. La prossima volta forse proveremo con il 60% di zucchero.
Bilancio: due ore e mezza per la raccolta più due ore e mezza per la preparazione per produrre circa un chilo di marmellata. Applicando una tariffa di 10 € l'ora, se dovessimo venderlo quel chilo di marmellata costerebbe 100 €. Qualche offerente?
Nota per il prossimo anno
Non dimenticare seguenti utilissimi strumenti: guanti da lavoro di tessuto e forbici da potatura.
martedì, settembre 06, 2011
Muia
Eratocle si era conquistato la prima fila e dall'inizio alla fine della cerimonia i suoi occhi erano rimasti puntati su di lei.
A quindici anni il suo corpo era già quello di una donna. Un'incantevole giovane donna. Somigliava a sua madre ma la sua bellezza era più prorompente. I lunghi e folti capelli corvini le scendevano fino ai larghi fianchi. A volte qualche ciocca di quei lucidi fili di seta andava ad intrecciarsi con le sue lunghe ciglia: splendide cornici di grandi occhi neri come una notte di tempesta. Le ciocche più ribelli arrivavano talvolta a sfiorarle il generoso seno. Le labbra rosse e carnose si stagliavano sulla pelle nivea e profumata come un papavero in un campo di gigli. Ogni parte del suo corpo era in armonia con tutto il resto. Persino quella lieve peluria sul labbro superiore.
Per la cerimonia che le avrebbe assegnato il titolo di matematica, Muia aveva voluto indossare il peplo turchese, quello che esaltava al meglio i suoi colori e le sue forme giunoniche. Due belle spille d'argento a doppia spirale fermavano l'abito sulle spalle e una cintura color zafferano, visibile solo sul lato aperto, lo fissava alla vita producendo eleganti drappeggi. Ad adornare le orecchie della ragazza due piccoli dischi d'oro cesellati con motivi floreali erano fissati ai perni che trafiggevano i suoi lobi e da ognuno dei due dischi pendeva un delicato cono, anch'esso d'oro, con superficie modellata a spiraloide. Sandali nuovi di pelle nera fasciavano i suoi graziosissimi piedi. Eratocle avrebbe saputo descrivere ogni minuscola porzione di quelle splendide candide dita.
A presiedere la cerimonia c'era Ippaso. Pitagora aveva preferito farsi sostituire visto che tra i divenendi matematici c'era anche sua figlia.
- Scordatela! - Il commento sussurrato da quella voce, che riusciva a mantenere una profonda sonorità anche se mormorata, lo fece trasalire. Eratocle, torvo in viso, si voltò. Dietro di lui vide l'enorme figura di Milone che lo sovrastava.
- Non vedi come guarda Ippaso? - continuò Milone.
- Di chi stai parlando!?
- Come di chi sto parlando? Di Muia. Non è lei che hai continuato a fissare per tutto il tempo?
- Ti sbagli! - Ora anche il bisbiglio di Eratocle andava facendosi più sonoro. - E poi è ovvio che Muia guardi Ippaso. Visto che lui sta per nominarla matematica.
- Si vede che con le donne hai poca esperienza, Eratocle.
Troppo presi dal loro bisticcio, Milone ed Eratocle non si erano accorti che Ippaso aveva smesso di parlare e li stava fissando.
- Eratocle e Milone! Avete qualcosa d'importante da discutere? Qualcosa d'interessare da condividere con noi? - ed allargò teatralmente le braccia ad indicare il vasto pubblico.
- Nulla d'importante Ippaso - tagliò corto Milone.
- Bene, allora possiamo continuare - disse Ippaso mentre il rimbombo della voce di Milone andava spegnendosi.
A quindici anni il suo corpo era già quello di una donna. Un'incantevole giovane donna. Somigliava a sua madre ma la sua bellezza era più prorompente. I lunghi e folti capelli corvini le scendevano fino ai larghi fianchi. A volte qualche ciocca di quei lucidi fili di seta andava ad intrecciarsi con le sue lunghe ciglia: splendide cornici di grandi occhi neri come una notte di tempesta. Le ciocche più ribelli arrivavano talvolta a sfiorarle il generoso seno. Le labbra rosse e carnose si stagliavano sulla pelle nivea e profumata come un papavero in un campo di gigli. Ogni parte del suo corpo era in armonia con tutto il resto. Persino quella lieve peluria sul labbro superiore.
A presiedere la cerimonia c'era Ippaso. Pitagora aveva preferito farsi sostituire visto che tra i divenendi matematici c'era anche sua figlia.
- Scordatela! - Il commento sussurrato da quella voce, che riusciva a mantenere una profonda sonorità anche se mormorata, lo fece trasalire. Eratocle, torvo in viso, si voltò. Dietro di lui vide l'enorme figura di Milone che lo sovrastava.
- Non vedi come guarda Ippaso? - continuò Milone.
- Di chi stai parlando!?
- Come di chi sto parlando? Di Muia. Non è lei che hai continuato a fissare per tutto il tempo?
- Ti sbagli! - Ora anche il bisbiglio di Eratocle andava facendosi più sonoro. - E poi è ovvio che Muia guardi Ippaso. Visto che lui sta per nominarla matematica.
- Si vede che con le donne hai poca esperienza, Eratocle.
Troppo presi dal loro bisticcio, Milone ed Eratocle non si erano accorti che Ippaso aveva smesso di parlare e li stava fissando.
- Eratocle e Milone! Avete qualcosa d'importante da discutere? Qualcosa d'interessare da condividere con noi? - ed allargò teatralmente le braccia ad indicare il vasto pubblico.
- Nulla d'importante Ippaso - tagliò corto Milone.
- Bene, allora possiamo continuare - disse Ippaso mentre il rimbombo della voce di Milone andava spegnendosi.
martedì, agosto 30, 2011
Pizzica, tammurriata, ballarella e... polenta.
Venerdì alla festa del vino di Rocca d'Arce ci siamo divertiti. Zucchero, io e un'amica dodicenne abbiamo ballato pizzica, tammurriata e ballarella dall'inizio alla fine. La ballarella non l'avevamo mai praticata, abbiamo quindi improvvisato molto. Con la pizzica e la tammurriata invece giocavamo in casa. Anche se qualche "votata" l'abbiamo dimenticata.
Io ero tra i pochissimi uomini danzanti. Ma la cosa non mi ha procurato imbarazzo. Solo tre anni fa non avrei fatto una cosa del genere neppure sotto tortura.
Verso mezzanotte un signore di una certa età mi ha detto:
- Ma 'ngora 'n te si stangato?
- Eh, quando uno è sotto certi effetti... - mi è venuto da rispondergli.
Peccato per il mezzo piatto di polenta e salsicce che avevo mangiato prima di ballare. Per non aver problemi avevo deciso di prendere solo un gelato, ma poi mi è stato gentilmente offerto quel piatto e non ho saputo dire di no. Vabbè, mezzo piatto, che mi farà - ho pensato? In effetti mentre ballavo non ho avuto problemi, ma dopo le danze mi sono chiesto più volte: perché non ho detto di no? ... Anche se a pensarci bene, magari gli effetti che ho citato al signore erano causati proprio dalla polenta.
Io ero tra i pochissimi uomini danzanti. Ma la cosa non mi ha procurato imbarazzo. Solo tre anni fa non avrei fatto una cosa del genere neppure sotto tortura.
Verso mezzanotte un signore di una certa età mi ha detto:
- Ma 'ngora 'n te si stangato?
- Eh, quando uno è sotto certi effetti... - mi è venuto da rispondergli.
Peccato per il mezzo piatto di polenta e salsicce che avevo mangiato prima di ballare. Per non aver problemi avevo deciso di prendere solo un gelato, ma poi mi è stato gentilmente offerto quel piatto e non ho saputo dire di no. Vabbè, mezzo piatto, che mi farà - ho pensato? In effetti mentre ballavo non ho avuto problemi, ma dopo le danze mi sono chiesto più volte: perché non ho detto di no? ... Anche se a pensarci bene, magari gli effetti che ho citato al signore erano causati proprio dalla polenta.
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venerdì, agosto 26, 2011
Deprivazioni del XXI sec. d.C.
- Rimarremo senz'acqua dalle 8 alle 16.
Alza gli occhi annoiato: - Ah, vabbè.
- E anche senza energia elettrica.
- Aha - e riabbassa lo sguardo sul giornale.
- ... e quindi anche senza accesso alla Rete.
La fissa con sguardo atterrito: - Che cosa!?!?
Alza gli occhi annoiato: - Ah, vabbè.
- E anche senza energia elettrica.
- Aha - e riabbassa lo sguardo sul giornale.
- ... e quindi anche senza accesso alla Rete.
La fissa con sguardo atterrito: - Che cosa!?!?
giovedì, agosto 25, 2011
Aggiornamenti vacanzieri
La risposta all'ultimo commento di Titti mi ha dato lo spunto per questo aggiornamento.
Ebbene sì, siamo in vacanza: vacanze italiane. Anche se stento un po' a definirle vere e proprie vacanze. Visto che le stiamo spendendo con le famiglie che si trovano a 150 km di distanza reciproca. Non che non siano piacevoli, ma gli spostamenti in auto con 38 gradi risultano a volte un po' pesanti. Aggiungendo poi i vari viaggi verso Roma o per fare i ciceroni o per incontrare amici... E poi quest'anno si è anche aggiunta una terza famiglia (una sorta di famiglia adottiva, è un po' lungo da spiegare ma magari un giorno lo farò) molto più impegnativa rispetto alle nostre due famiglie naturali.
Qui ho a disposizione solo il mio iPad, così mi risulta un po' complicato aggiornare il blog. E finora è mancato anche il tempo. Ora ne ho un po' di più visto che la terza famiglia è rientrata alla base. Così ho tentato questo aggiornamento.
La festa a u passionnaru, che quest'anno mi aveva procurato molti pensieri, tanto da farmi considerare la possibilità che potesse essere l'ultima della serie, alla fine ci ha dato soddisfazione.
Programma per i prossimi giorni: stasera si festeggia la suocera; domani festa popolare danzante con pizzica e tammurriata dove potremo praticare una delle nostre recenti passioni, sabato partenza per il Cilento, 5 settembre nozze numero 1, 9 settembre nozze numero 2 e 10 settembre viaggio di ritorno con arrivo l'11. Poi il 17 partenza per gli USA. E il 30 per Torino.
Ebbene sì, siamo in vacanza: vacanze italiane. Anche se stento un po' a definirle vere e proprie vacanze. Visto che le stiamo spendendo con le famiglie che si trovano a 150 km di distanza reciproca. Non che non siano piacevoli, ma gli spostamenti in auto con 38 gradi risultano a volte un po' pesanti. Aggiungendo poi i vari viaggi verso Roma o per fare i ciceroni o per incontrare amici... E poi quest'anno si è anche aggiunta una terza famiglia (una sorta di famiglia adottiva, è un po' lungo da spiegare ma magari un giorno lo farò) molto più impegnativa rispetto alle nostre due famiglie naturali.
Qui ho a disposizione solo il mio iPad, così mi risulta un po' complicato aggiornare il blog. E finora è mancato anche il tempo. Ora ne ho un po' di più visto che la terza famiglia è rientrata alla base. Così ho tentato questo aggiornamento.
La festa a u passionnaru, che quest'anno mi aveva procurato molti pensieri, tanto da farmi considerare la possibilità che potesse essere l'ultima della serie, alla fine ci ha dato soddisfazione.
Programma per i prossimi giorni: stasera si festeggia la suocera; domani festa popolare danzante con pizzica e tammurriata dove potremo praticare una delle nostre recenti passioni, sabato partenza per il Cilento, 5 settembre nozze numero 1, 9 settembre nozze numero 2 e 10 settembre viaggio di ritorno con arrivo l'11. Poi il 17 partenza per gli USA. E il 30 per Torino.
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martedì, agosto 16, 2011
Numeri e Geometria attraverso le interviste: indice
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lunedì, agosto 15, 2011
Percorsi scolastici obbligati o liberi: la mia esperienza
Uno dei motivi per cui non mi stancherò mai di ringraziare i miei genitori è per non avermi mai imposto obblighi nella scelta dei percorsi scolastici e delle mia attività collaterali (restringendo chiaramente il campo a quello delle attività genitorialmente accettabili). Nei momenti delle scelte cruciali, quelle che avrebbero potuto influenzare la mia vita futura, loro hanno sempre rispettato la mia volontà.
Secondo i miei ricordi, la prima scelta del genere si presentò alla fine delle elementari. Mi chiesero se volevo continuare le medie con i miei compagnucci del paesello oppure se avrei preferito trasferirmi nella capitale. Non ebbi il neppur minimo dubbio: mi trovavo troppo bene con i miei amichetti.
Quando frequentavo la seconda media, il sindaco del paese si fece promotore della (ri)fondazione della banda musicale. Mio padre, coinvolto in una sorta di contrapposizione doncamillopepponesca, non ne era entusiasta, ma non era neppure contrario: tiepido diciamo. In ogni caso io mi volli unire. E dovetti combattere non poco con il maestro per farmi assegnare il trombone invece del flicorno contralto in Mib, che, seppur citato da Umberto Eco nel Pendolo di Foucault, a me non convinceva per niente. Visto soprattutto che ci trovavamo sei anni prima della pubblicazione del Pendolo.
La seconda decisione cruciale la presi alla fine delle medie. Volevo studiare il trombone. Il maestro della banda mi consigliò di portare avanti anche la scuola superiore, studiare la musica in privato e presentarmi agli esami del conservatorio come privatista. Seguii il suo consiglio.
Mio padre sarebbe stato più contento se avessi scelto il liceo; ma me lo disse solo perché glielo chiesi io esplicitamente. Alla fine decisi di iscrivermi all'IPSIA: Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato: la scuola più malfamata della provincia. In questa scelta fui influenzato principalmente da due fattori: l'amore che nutrivo a quei tempi per l'elettronica, soprattutto nei suoi aspetti più applicativi, e il timore che gli studi musicali mi avrebbero impedito di portare avanti scuole più impegnativi. Mi ritrovai così in un istituto che non apparteneva propriamente alla lista delle realtà d'eccellenza. Su questo tema avrei decine di aneddoti da raccontare. Sono sicuro che molti di questi, e soprattutto quelli concernenti il mio primo professore di matematica, che fortunatamente andò in pensione alla fine del mio primo anno, vi lascerebbero esterrefatti. Ma forse questa sarà materia per un'altra storia.
Adesso, col senno del poi, penso che la mia scelta sarebbe diversa. Ma allo stesso tempo sono abbastanza sicuro che un'eventuale imposizione di mio padre avrebbe irreversibilmente danneggiato la mia carriera scolastica.
La mia settimana a quei tempi era scandita da questi ritmi. Ogni mattina prendevo l'autobus per il capoluogo sabino alle 7 e tornavo a casa alle 14:30; e il sabato pranzavo velocemente, ripartivo in treno per la lezione di trombone a Roma e tornavo casa verso le 21:30. Quando poi alle lezioni di strumento cominciarono ad aggiungersi quelle di solfeggio prima e di armonia e storia della musica in seguito, i mezzi pubblici non furono più adeguati per farmi raggiungere i vari quartieri di Roma in un pomeriggio. Mio padre dovette quindi armarsi di coraggio e accompagnarmi in auto nel giro delle lezioni.
I mei insegnanti di musica appartenevano a classi socio-culturali poste a distanze variabili da quella da cui provenivo io. Si andava dalle poche decine di chilometri dell'insegnante di strumento, alle decine di anni luce dell'insegnante di Storia della Musica. Quando io, diciassettenne travagliato, entravo in quelle case mi ritrovavo catapultato in misteriose terra straniere: ricche di meraviglie, di novità e di insidie.
La più esotica tra queste terre era sicuramente quella dell'insegnante di Storia della Musica. Egli proveniva da una famiglia di antiche tradizioni musicali; era musicologo, direttore d'orchestra, autore di saggi e possedeva una cultura sconfinata. Subivo enormemente il suo fascino e nutrivo per lui un'ammirazione sconfinata. I suoi insegnamenti migliorarono molto le mie pessime capacità dialettiche di adolescente tormentato. Di tutte le sue lezioni non dimenticherò mai quella in cui, nel bel mezzo di una disquisizione sulla scuola veneziana, s'interruppe bruscamente e indicando mio padre in lettura su un divano nell'altra stanza mi disse:
- Tu a tuo padre dovresti fargli un monumento!
Mio padre ed io ci guardammo perplessi.
- Non per i soldi che spende per le tue lezioni, ma per tutto il tempo che spende per te!
Sull'altro fronte la frequentazione del malfamato Istituto Professionale innescò in me un'inconsueta alchimia. In una scuola dove l'aspetto pratico e applicativo è dominante, i miei interessi cominciarono a spostarsi sempre di più verso questioni teoriche. E questo avvenne per buona parte grazie ad un ottimo professore di elettronica (che nutriva e condivideva con noi molteplici interessi scientifici) e in seguito grazie anche agli insegnanti di matematica, di fisica e di religione. L'insegnante di religione meriterebbe un capitolo a parte: comunista dichiarato, amante di Bach e delle lingue antiche, nonché compositore. Da lui fotocopiai un libro intero per imparare l'ebraico antico. A volte quando c'erano gli scioperi nei giorni in cui avevamo religione io entravo in classe solo per poter chiacchierare con lui. Poi arrivò un nuovo vescovo e il professore fu licenziato.
Alla maturità portai italiano come prima materia e matematica come terza (la seconda non la ricordo). Dopo un mese mi diplomai in trombone a S. Cecilia.
Poi m'iscrissi a matematica, mi laureai, ebbi una borsa di studio per un progetto di ricerca, cominciai a lavorare, vinsi l'ammissione ad un dottorato, dopo un anno capii che in quei modi e in quei tempi il dottorato non faceva per me, lo interruppi ed emigrai in Germania. Ma, come dice Lucarelli, questa è un'altra storia.
Sono consapevole del fatto che il mio percorso scolastico sia piuttosto insolito. Perché l'ho raccontato?
Principalmente come testimonianza del fatto che spesso le imposizioni nella scelta di un percorso scolastico piuttosto di un altro potrebbero rivelarsi molto dannose.
Qui in Germania, ad esempio, chi ha frequentato una scuola tecnica non può accedere all'università. Ed in particolare qui nel Baden-Württemberg a decidere se un bambino di nove anni abbia le capacità per frequentare le scuole di serie A (licei), di serie B (scuole tecniche) o di serie C (professionali) sono i maestri delle scuole elementari (si spera che presto il nuovo governo rosso/verde modifichi questo abominio). Quindi, un maestro di scuola elementare si trova schiacciato dall'enorme ed assurda responsabilità di stabilire se un bambino di nove anni possiederà dopo dieci anni le qualità giuste per poter accedere all'università. Un percorso come il mio in Germania sarebbe stato impossibile.
Nel sistema scolastico italiano fortunatamente non abbiamo norme così despotiche, ma a volte sono purtroppo i genitori con le loro imposizioni a rimpiazzare le norme.
Secondo i miei ricordi, la prima scelta del genere si presentò alla fine delle elementari. Mi chiesero se volevo continuare le medie con i miei compagnucci del paesello oppure se avrei preferito trasferirmi nella capitale. Non ebbi il neppur minimo dubbio: mi trovavo troppo bene con i miei amichetti.
Quando frequentavo la seconda media, il sindaco del paese si fece promotore della (ri)fondazione della banda musicale. Mio padre, coinvolto in una sorta di contrapposizione doncamillopepponesca, non ne era entusiasta, ma non era neppure contrario: tiepido diciamo. In ogni caso io mi volli unire. E dovetti combattere non poco con il maestro per farmi assegnare il trombone invece del flicorno contralto in Mib, che, seppur citato da Umberto Eco nel Pendolo di Foucault, a me non convinceva per niente. Visto soprattutto che ci trovavamo sei anni prima della pubblicazione del Pendolo.
La seconda decisione cruciale la presi alla fine delle medie. Volevo studiare il trombone. Il maestro della banda mi consigliò di portare avanti anche la scuola superiore, studiare la musica in privato e presentarmi agli esami del conservatorio come privatista. Seguii il suo consiglio.
Mio padre sarebbe stato più contento se avessi scelto il liceo; ma me lo disse solo perché glielo chiesi io esplicitamente. Alla fine decisi di iscrivermi all'IPSIA: Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato: la scuola più malfamata della provincia. In questa scelta fui influenzato principalmente da due fattori: l'amore che nutrivo a quei tempi per l'elettronica, soprattutto nei suoi aspetti più applicativi, e il timore che gli studi musicali mi avrebbero impedito di portare avanti scuole più impegnativi. Mi ritrovai così in un istituto che non apparteneva propriamente alla lista delle realtà d'eccellenza. Su questo tema avrei decine di aneddoti da raccontare. Sono sicuro che molti di questi, e soprattutto quelli concernenti il mio primo professore di matematica, che fortunatamente andò in pensione alla fine del mio primo anno, vi lascerebbero esterrefatti. Ma forse questa sarà materia per un'altra storia.
Adesso, col senno del poi, penso che la mia scelta sarebbe diversa. Ma allo stesso tempo sono abbastanza sicuro che un'eventuale imposizione di mio padre avrebbe irreversibilmente danneggiato la mia carriera scolastica.
La mia settimana a quei tempi era scandita da questi ritmi. Ogni mattina prendevo l'autobus per il capoluogo sabino alle 7 e tornavo a casa alle 14:30; e il sabato pranzavo velocemente, ripartivo in treno per la lezione di trombone a Roma e tornavo casa verso le 21:30. Quando poi alle lezioni di strumento cominciarono ad aggiungersi quelle di solfeggio prima e di armonia e storia della musica in seguito, i mezzi pubblici non furono più adeguati per farmi raggiungere i vari quartieri di Roma in un pomeriggio. Mio padre dovette quindi armarsi di coraggio e accompagnarmi in auto nel giro delle lezioni.
I mei insegnanti di musica appartenevano a classi socio-culturali poste a distanze variabili da quella da cui provenivo io. Si andava dalle poche decine di chilometri dell'insegnante di strumento, alle decine di anni luce dell'insegnante di Storia della Musica. Quando io, diciassettenne travagliato, entravo in quelle case mi ritrovavo catapultato in misteriose terra straniere: ricche di meraviglie, di novità e di insidie.
La più esotica tra queste terre era sicuramente quella dell'insegnante di Storia della Musica. Egli proveniva da una famiglia di antiche tradizioni musicali; era musicologo, direttore d'orchestra, autore di saggi e possedeva una cultura sconfinata. Subivo enormemente il suo fascino e nutrivo per lui un'ammirazione sconfinata. I suoi insegnamenti migliorarono molto le mie pessime capacità dialettiche di adolescente tormentato. Di tutte le sue lezioni non dimenticherò mai quella in cui, nel bel mezzo di una disquisizione sulla scuola veneziana, s'interruppe bruscamente e indicando mio padre in lettura su un divano nell'altra stanza mi disse:
- Tu a tuo padre dovresti fargli un monumento!
Mio padre ed io ci guardammo perplessi.
- Non per i soldi che spende per le tue lezioni, ma per tutto il tempo che spende per te!
Sull'altro fronte la frequentazione del malfamato Istituto Professionale innescò in me un'inconsueta alchimia. In una scuola dove l'aspetto pratico e applicativo è dominante, i miei interessi cominciarono a spostarsi sempre di più verso questioni teoriche. E questo avvenne per buona parte grazie ad un ottimo professore di elettronica (che nutriva e condivideva con noi molteplici interessi scientifici) e in seguito grazie anche agli insegnanti di matematica, di fisica e di religione. L'insegnante di religione meriterebbe un capitolo a parte: comunista dichiarato, amante di Bach e delle lingue antiche, nonché compositore. Da lui fotocopiai un libro intero per imparare l'ebraico antico. A volte quando c'erano gli scioperi nei giorni in cui avevamo religione io entravo in classe solo per poter chiacchierare con lui. Poi arrivò un nuovo vescovo e il professore fu licenziato.
Alla maturità portai italiano come prima materia e matematica come terza (la seconda non la ricordo). Dopo un mese mi diplomai in trombone a S. Cecilia.
Poi m'iscrissi a matematica, mi laureai, ebbi una borsa di studio per un progetto di ricerca, cominciai a lavorare, vinsi l'ammissione ad un dottorato, dopo un anno capii che in quei modi e in quei tempi il dottorato non faceva per me, lo interruppi ed emigrai in Germania. Ma, come dice Lucarelli, questa è un'altra storia.
Sono consapevole del fatto che il mio percorso scolastico sia piuttosto insolito. Perché l'ho raccontato?
Principalmente come testimonianza del fatto che spesso le imposizioni nella scelta di un percorso scolastico piuttosto di un altro potrebbero rivelarsi molto dannose.
Qui in Germania, ad esempio, chi ha frequentato una scuola tecnica non può accedere all'università. Ed in particolare qui nel Baden-Württemberg a decidere se un bambino di nove anni abbia le capacità per frequentare le scuole di serie A (licei), di serie B (scuole tecniche) o di serie C (professionali) sono i maestri delle scuole elementari (si spera che presto il nuovo governo rosso/verde modifichi questo abominio). Quindi, un maestro di scuola elementare si trova schiacciato dall'enorme ed assurda responsabilità di stabilire se un bambino di nove anni possiederà dopo dieci anni le qualità giuste per poter accedere all'università. Un percorso come il mio in Germania sarebbe stato impossibile.
Nel sistema scolastico italiano fortunatamente non abbiamo norme così despotiche, ma a volte sono purtroppo i genitori con le loro imposizioni a rimpiazzare le norme.
domenica, agosto 14, 2011
Carnevale della Matematica #40
Il Carnevale della Matematica ha ormai raggiunto la maturità della quarantesima edizione. Ad ospitarla è Popinga che come tema non vincolante ha scelto: “Quant’è bella geometria”.
Così Popinga introduce il mio contributo fuori tema:
Dioniso, musicista e grande intervistatore di matematici antichi, sul Blogghetto (e continuo a ripetere che il simpatico vezzeggiativo non rende giustizia a questa fonte preziosa di idee, spunti e riflessioni), invia dalla Germania due contributi tratti dalla serie (un vero e proprio libro) Numeri e Geometria attraverso la storia. Sono entrambi rivolti alla conoscenza di Pitagora, del quale Dioniso ci presenta Pitagora (prima parte): La nascita e i viaggi e Pitagora (seconda parte) - Crotone e la scuola: matematici ed acusmatici. Consiglio vivamente di consultare comunque l’indice dell’intera opera.
Il Carnevale del 14 Settembre, il numero 41, sarà ospitato da Roberto Zanasi su Gli studenti di oggi.
Calendario con le date delle prossime edizioni del Carnevale
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