giovedì, maggio 31, 2007

Monaco di Baviera

Monaco ci è piaciuta molto. Finora la città tedesca preferita era Colonia, ora non lo è più.
Il viaggio non è cominciato nel migliore dei modi. Mi sono accorto solo in treno di aver lasciato a casa qualcosa di indispensabile. Stavo già pensando di tornare indietro, ma poi con l'aiuto di Zucchero e dei nostri vicini di casa (che dio li benedica), il problema si è risolto.
La città ci ha sùbito fatto una buona impressione: diversi palazzi con belle facciate, non molto frequenti qui. Anche se non mancavano i tipici accostamenti tedeschi palazzoinvetroecemento - palazzodel1500; e atmosfera più festaiola e godereccia. Gli interni delle chiese che abbiamo visto mi sono sembrati molto ricchi nel contesto tedesco. Opulenza cattolica contrapposta a essenzialità protestante?
Anche la Residenza dei Wittelsbach è molto ricca, soprattutto negli interni. Al punto che stavolta Zucchero non ha detto: "eh, ma la regia di Caserta....!". A me però ha suscitato un po' di effetto Disneyland. La Residenza è infatti stata bombardata e ricostruita per larga parte. Da citare il tesoro (Schatzkammer), la loggia, a imitazione di quella di Firenze e la fontana di stile rinascimentale italiano.
Non è mancata la visita di rito alla birreria Hofbräuhaus, dove Zucchero non ha resistito alla tentazione della Bretzel gigante.
Passando davanti alla vetrina del ristorante Haxnbauer, non abbiamo invece resistito alla tentazione dello Schweinshaxe. Vi consigliamo quindi sia Haxnbauer - Münzstraße 8, che la Spatenhaus - Residenzstraße 12. Altre recensioni di ristoranti le trovate qui. Anche per quanto riguarda l'aspetto gastronomico ci è sembrato che il gusto fosse sensibilmente superiore al gusto medio della gastronomia tedesca che conosciamo noi. Nella stazione centrale abbiamo trovato per la prima volta in 8 anni di Germania un vero e proprio bar italiano, con pastarelle, tramezzini, piadine, spremute ed espresso vero.
Durante la passeggiata ai giardini inglesi con l'amico Daniele, nostro cicerone, si è scatenata invece una terribile grandinata:

Infine, l'ultimo giorno, visto il maltempo, abbiamo deciso di visitare il Deutsches Museum: il più grande museo al mondo di scienza e tecnologia. Purtroppo anche migliaia di famiglie con bambini avevano avuto la stessa idea e c'era quindi una fila chilometrica. Ovviamente siamo riusciti a vedere solo una piccola parte del museo e per partecipare agli esperimenti interattivi abbiamo dovuto sgomitare con qualche bambino. Abbiamo assistito al bello spettacolo del Planetario e naturalmente non potevamo esimerci dal visitare la parte dedicata alla matematica. C'era anche una sezione "strumenti musicali" dove ho visto diversi antenati del trombone.

martedì, maggio 29, 2007

Noi non abbiamo paura: la semifinale Italia - Germania

Grazie all'amico Gennaro sono venuto a conoscenza di questo documentario di Edoardo Scognamiglio e Giacomo Fasola. Per capire un po' quei sentimenti bisogna aver vissuto in Germania almeno l'estate del 2006.

"Sie haben Angst, die Italiener, sie haben Angst" ("hanno paura, gli italiani hanno paura"), dice Schneider.

"Nein, wir haben keine Angst!" ("No, non abbiamo paura!"), risponde Nello Di Martino.



mercoledì, maggio 23, 2007

Preghiere interessate

Qualche giorno fa ho riascoltato Mercedes Benz di Janis Joplin. Erano anni che non l'ascoltavo e stavolta ho colto molto di più il dissacrante sarcasmo della Joplin.



Oh Lord, won't you buy me a Mercedes Benz ?
My friends all drive Porsches, I must make amends.
Worked hard all my lifetime, no help from my friends,
So Lord, won't you buy me a Mercedes Benz ?

Oh Lord, won't you buy me a color TV ?
Dialing For Dollars is trying to find me.
I wait for delivery each day until three,
So oh Lord, won't you buy me a color TV ?

Oh Lord, won't you buy me a night on the town ?
I'm counting on you, Lord, please don't let me down.
Prove that you love me and buy the next round,
Oh Lord, won't you buy me a night on the town ?
Everybody!

Oh Lord, won't you buy me a Mercedes Benz ?
My friends all drive Porsches, I must make amends,
Worked hard all my lifetime, no help from my friends,
So oh Lord, won't you buy me a Mercedes Benz ?

Il sarcasmo si coglie sia nel carattere di critica satirica al consumismo, ma in particolare io noto ancora di più un voler fare il verso a chi prega per chiedere favori personali. Musicalmente la canzone a cappella ha lo stile di una preghiera che si potrebbe cantare in una delle tante chiese statunitensi. La cantante però chiede al Signore una serie di favori personali.
Forse sono influenzato in questa mia interpretazione dal fatto che recentemente sono stato spesso testimone di preghiere per la richiesta di favori personali. Mi fa pure piacere che qualcuno le reciti per me e li ringrazio, ma dal profondo del cuore non posso fare a meno di pensare che queste preghiere non servano assolutamente a nulla.

Forse potrei provare direttamente io. Vediamo:

Oh Lord, won't you buy me bone marrow and health?
My friends all have plenty of, I had I felt good.
Sport all my lifetime, never fast food,
So Lord, won't you buy me bone marrow and health?

Oh Lord, won't you buy two kids or three?
Old stork who brings them is trying to find me.
I wait for delivery each day until three,
So oh Lord, won't you buy me two kids or three?

Oh Lord, won't you buy me my old curly hair?
I'm counting on you, Lord, please don't let me down.
Prove that you love me and buy it around,
Oh Lord, won't you buy me my old curly hair?
Everybody!

Oh Lord, won't you buy me bone marrow and health?
My friends all have plenty of, I had I felt good.
Sport all my lifetime, never fast food,
So Lord, won't you buy me bone marrow and health?

Se provate a cantarla come metrica ci sta ;-)
Per rimanere in tema Janis Joplin, vi suggerirei di ascoltarvi questa sublime interpretazione di Summertime.

lunedì, maggio 21, 2007

TV anni '70 e uccelli

Per alleggerire un po' l'atmosfera vi propongo queste due affissioncine.

Supegulp e Portobello


Scusate il sentimentalismo, ma questo video merita proprio di essere visto, soprattutto dai nostalgici della TV dei ragazzi. Fascia di età 33 - 43 più o meno.
Un grazie all'amico ubik che me l'ha inviato con il commento:"Maledizione, ma perchè non è rimasto tutto così?".



Qui sotto troverete un'altra sorpresina che viene anch'essa dai leggendari anni '70.



Zucchero mi faceva notare che era la prima volta che lei vedeva queste sigle a colori, e mi sono accorto che era la prima volta pure per me. Infatti la mia famiglia compro' il nostro primo televisore, ovviamente in bianco e nero, intorno al 1972 e rimase l'unico televisore in funzione fino a meta' degli anni ottanta. I primi programmi a colori che vidi furono i mondiali Argentina '78 a casa di mio zio. Ricordo colori falsatissimi e sfocati, le battaglie di Romeo Benetti e i gol fatti a Zoff dagli olandesi da distanze memorabili.

Uccelli


Venerdì scorso, mentre pedalavo per andare al lavoro un falco mi è planato ad un metro dalla testa posandosi a due metri da me, inoltre il garage in cui parcheggio era pieno di nidi di fringuelli che mi svolazzavano allegramente intorno e sul balcone del mio ufficio si è svolta l'avvincente scena di un uccellino che non sapeva ancora volare e che veniva periodicamente incoraggiato dalla madre. Dopo un paio di ore di tentativi e incoraggiamenti è riuscito finalmente a volare verso mezzogiorno, forse spinto dai morsi della fame.

giovedì, maggio 17, 2007

I difensori della famiglia

«E chiunque scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata intorno al collo una pietra da mulino e che fosse gettato in mare». (Vangelo secondo Marco capitolo 9 versetto 42)

Estratti dal documentario della BBC "Sex, crimes and Vatican"



Chi fosse interessato al documentario completo (quasi 40 minuti) puo guardarlo qui:

http://video.google.com/videoplay?docid=3237027119714361315

Sul sito della BBC si trova anche il testo tradotto in inglese del documento Crimen Solicitationis scritto in latino dal Cardinale Alfredo Ottaviani come segretario della "Congregazione per la dottrina della fede" e mantenuto segreto fino al 2001.

mercoledì, maggio 16, 2007

Il sopravvissuto

Sia Zucchero che io l'avevamo dato per spacciato. Mentre tutt'intorno era un gran germogliare esso languiva triste e solitario. Io avevo addirittura smesso di innaffiarlo, mentre Zucchero fortunatamente aveva continuato. E alla fine la sua tenacia è stata premiata da questa bella sorpresa!
In famiglia ci siamo abituati a consolarci con queste piccole gioie quotidiane.
Altre gioie ce le hanno date le semine di marzo. Qui potete vedere la piantina nata da un vaso in cui ho seminato sia una palma reale, i cui semi provengono dal Jardin Botánico de Cienfuegos, che un banano. Forse il prossimo anno scopriremo di che si tratta.
Qui invece potete vedere sia il famigerato peperoncino habanero che i peperoncini variopinti di Tropea, che si sono mostrati particolarmente prolifici.

domenica, maggio 13, 2007

Globalizzazione

Negli ultimi tempi mi è capitato spesso di ascoltare e partecipare a discorsi sul tema della globalizzazione, purtroppo sono stato anche colpito da decisioni prese sulla base di questa formula.
Il ritornello che sento spesso ripetere è più o meno questo: Cina e India producono a basso costo perché lavorano molto di più e hanno molti meno diritti; quindi se vorremo essere competitivi nel futuro mercato globale, anche noi europei dovremo prima o poi lavorare di più e rinunciare ad alcuni dei diritti acquisiti.
È questa la strada? Questa opinione collettiva è frutto di riflessione o viene fatta circolare ad arte per preparare il terreno a future spoliazioni di diritti facendole passare per modernizzazioni, snellimenti e vantaggi per i lavoratori?
Ricordo il commento di una mia ex-collega proveniente dall'Europa dell'est che chiosava così lo sciopero dei netturbini: non dovrebbero consentirgli di scioperare, lo sciopero danneggia l'economia.
È l'economia l'unico parametro da considerare per il benessere di una società?

Queste riflessioni le avevo scritte da alcuni giorni. Un paio di giorni fa abbiamo poi sentito una puntata di "Parla con me" in cui come ospite c'era Maurizio Pallante. Durante l'intervista ho sentito delle riflessioni che avevo già scritto qui e ho deciso quindi di aggiungere queste informazioni.
Pallante è membro del comitato scientifico di "M'illumino di meno", collabora con la trasmissione radiofonica Caterpillar ed è fondatore del movimento della Decrescita felice. Il manifesto del movimento sostiene che esistano situazioni frequenti in cui un aumento del PIL innesca una diminuzione della qualità della vita. Viceversa, vi sarebbero casi piuttosto frequenti in cui attraverso processi di autoconsumo, di risparmio energetico e di relazioni di scambio che non transitino necessariamente per il mercato, si verifichi un incremento della qualità della vita materiale associata addirittura a, pensate un po': una diminuzione del PIL.
Tutto questo mentre i media ci bombardano in continuazione con i dati e le classifiche sui vari PIL e indici di borsa, diffondendo unanimemente il messaggio che se questi valori crescono allora stiamo tutti meglio.

venerdì, maggio 11, 2007

C'è in mezzo al mare una donna bianca

Ma capitano non te lo volevo dire,
ma c'è in mezzo al mare una donna bianca,
così enorme, alla luce delle stelle,
così bella che di guardarla uno non si stanca.
....
Questa nave fa duemila nodi, in mezzo ai ghiacci tropicali,
ed ha un motore di un milione di cavalli
che al posto degli zoccoli hanno le ali.
....
E il capitano dice al mozzo di bordo
"Signor mozzo, io non vedo niente.
C'è solo un pò di nebbia che annuncia il sole.
Andiamo avanti tranquillamente".

Questi versi mi fanno pensare alla mia situazione lavorativa attuale.

mercoledì, maggio 09, 2007

The last king of Scotland

Le vicende di un sanguinario dittatore africano, Idi Amin, viste dagli occhi di un immaginario giovane medico scozzese neo-laureato. Molto bravo Forest Whitaker.
Ci sono diverse scene violente.
Purtroppo né Zucchero né io abbiamo capito la domanda del giornalista relativa al Re di Scozia. Ci siamo quindi persa l'unica spiegazione del titolo presente nella pellicola. Qualcuno ci può colmare la lacuna?

martedì, maggio 08, 2007

Etta Scollo

Domenica scorsa siamo stati al concerto "Canta Ro´ in Trio" di Etta Scollo, cantautrice catanese che vive da anni tra Amburgo, Berlino e Catania. Ci è piaciuto molto.
Il progetto Canta Ro´ è dedicato alla figura di Rosa Balistreri, cantante/cantastorie popolare siciliana. Canta Ro´ nasce nel 2004 in collaborazione con l'Orchestra Sinfonica Siciliana con la quale Etta Scollo esegue la prima a Palermo e registra un CD; è una personale reinterpretazione di canzoni di Rosa Balistreri.
Viste le dimensioni del palco della Kulturfenster di Heidelberg, ad accompagnarla non c'era ovviamente l'orchestra, bensì due soli musicisti: Frank Wulff e Hinrich Dageför; che suonavano una varietà di strumenti tale da non far sentire troppo la mancanza dell'orchestra. Il primo suonava percussioni, scacciapensieri, ciaramella, Harmonium, clarinetto, flauto, una sorta di viola da gamba e persino un bicchiere di cristallo e una sega da falegname usando l'archetto. Il secondo suonava percussioni, tromba, arpa, mandolino, chitarra, fisarmonica, una sorta di violoncello e probabilmente altro che ho dimenticato.
Oltre alla maestosa e passionale interpretazione musicale, Etta Scollo mostra anche ottime doti nell'intrattenimento del pubblico con simpatiche ma anche toccanti introduzioni alle canzoni. Si avventura anche in giochi di parole in tedesco quando spiega l'origine della tarantella, divertendo il pubblico con l'assonanza tra Spinne (ragno) e spinnen (dar di matto). Il timbro di Etta Scollo evoca, soprattutto nei fortissimi quando le si gonfiano le vene del collo, echi di drammatiche, orgogliose e arcaiche voci di povere popolane siciliane.
Credo che la cantautrice sia più nota in Germania e soprattutto in Austria, dove ha anche raggiunto il primo posto della classifica, che in Italia. Su wikipedia infatti si trova la pagina in tedesco, ma non quella in italiano. Personalmente conobbi le sue canzoni a luglio del 2005 durante un viaggio in macchina con altri emigranti italiani verso Haltern am See per il congresso del 2005. Si ascoltava Casa. Il CD mi piacque subito e lo comprai.
Qui ho trovato una recensione in italiano di Canta Ro´ in Trio.

giovedì, maggio 03, 2007

Vitalbe/vitacchiose

Le vitalbe, vitacchiose nel mio dialetto, sono da secoli parte della cultura contadina sabina. Si mangiano lesse o nella frittata. Non spaventatevi se leggete che contengono leggere tossine. Queste infatti scompaiono se le vitalbe vengono sbollentate. Da qualche anno Zucchero ed io abbiamo imparato una nuova ricetta: "Cornucopie di Vitalbe alla Menta". L'abbiamo trovata in rete e sperimentata, ci è piaciuta e l'abbiamo quindi adottata nel ricettario famigliare. Di solito è Zucchero a preparare la ricetta.
Purtroppo i germogli si trovano solo in questo periodo dell'anno. Non ho mai provato, ma penso che anche il congelamento risulterebbe un po' complicato. Il gusto delle "vitacchiose" è quindi strettamente correlato nella mia memoria alla stagione primaverile.
Fortunatamente, a differenza degli asparagi selvatici e dei deliziosi spinaroli, le vitalbe crescono spontaneamente anche in terra teutonica. Da anni quindi organizziamo delle spedizioni primaverili per la raccolta delle vitalbe. Essendo delle piante infestanti, è abbastanza facile trovarle avvinghiate a reti di staccionate. Sono però un po' selettive per quanto riguarda le compagnie. Non le troverete quindi in cespugli troppo folti. Spesso invece le troverete vicino ai rovi. State attenti a prendere solo le prime due foglie, perché il resto è legnoso.
Memorabile la spedizione semiciclistica del 2004 a Schwetzingen in compagnia di Zucchero, Sebastiano e Micheluccia: vitalbe e ortiche con annessa cena serale.
Domenica scorsa invece mi accompagnava solo il fedele Sebastiano ;-)
Ne abbiamo raccolte circa 300 g.

Ingredienti: (per 4 persone)
1 cipolla fresca, 2/300 g di germogli di vitalbe, 4 uova, farina, olio di oliva, aglio, aceto balsamico, menta, sale e pepe.

Preparazione:
Lavate le vitalbe, lessatele in acqua salata, quindi scolatele. Dopo averle infarinate, friggetele nell'olio caldo (senza superare i 180°), prendendone un mucchietto per volta. Sistematele in una terrina, aggiungete aglio tagliato a pezzetti, menta, un po' d'aceto e fate insaporire per qualche ora.
Tagliate a pezzetti sottilissimi la cipolla fresca, e fatela "sudare" in un pentolino con pochissimo olio. Sbattete le uova con un po' di sale e di pepe, e quindi unitevi la cipolla. Con questo composto preparate 6 sottile frittatine.
Su ognuna di esse ponete un cucchiaio delle vitalbe precedentemente preparate, quindi avvolgete la frittatina a forma di cono (cornucopia), facendo in modo che il ripieno fuoriesca un po' dalla parte aperta. Aggiungete qualche grano di pepe rosa al ripieno che fuoriesce. Spolverizzate quindi di menta fresca tritata sottilissima e gustatele.

lunedì, aprile 30, 2007

Fazil Say alla Heidelberger Frühling

Sabato abbiamo assistito al concerto di chiusura della heidelberger Frühling. Il programma era il seguente:

Pëtr Il'ič Čajkovskij
Concerto n. 1 in Si bemolle minore per pianoforte e orchestra op. 23

Georges Bizet
Sinfonia in Do maggiore

Ottorino Respighi
Pini di Roma

Fazıl Say, Pianoforte
NDR Radiophilharmonie Hannover
Stefan Solyom, Direttore

Avevo scelto questo concerto soprattutto perché volevo sentire Pini di Roma dal vivo. Qui sotto ho incluso un'esecuzione dei Pini di Roma trovata su Youtube.

Questo poema sinfonico fa parte della trilogia:

* Fontane di Roma (1915-1916)
* Pini di Roma (1923-1924)
* Feste Romane (1928)

Il pezzo e l'interpretazione mi sono piaciuti molto. La verà rivelazione della serata però è stato il pianista turco Fazil Say. Oltre ad eseguire magistralmente il Concerto n. 1 di Čajkovskij, ha eseguito due bis: Kara Toprak e Summertime.

Kara Toprak (Terra Nera) potete ascoltarlo cliccando qui sopra. La composizione, per pianoforte solo, è ispirata ad una famosa canzone popolare turca. La caratteristica del pezzo è la tecnica che Fazil Say usa per imitare le sonorità del saz. Il musicista tocca i martelletti con la sinistra usando contemporaneamente la tastiera con la destra, alterando così enormemente il timbro dello strumento. Si ha quindi l'impressione di ascoltare un pezzo per due strumenti. Soprattutto nella parte pseudo-saz sono presenti molti echi orientali, eseguiti in uno stile monodico-salmodiante basato su scale modali. Si riconoscono però anche influenze jazzistiche.
Summertime è stata invece una bella improvvisazione jazzistica sul tema della famosa canzone di George Gershwin, dove si riscontrano però anche caratteristiche del classico tema con variazioni.
Alla fine c'è stato un lunghissimo applauso trasformatosi in ovazione con pubblico in piedi ;-)

mercoledì, aprile 25, 2007

Insalata dionisiaca di farro/orzo con tonno, olive e capperi

Ho elaborato questa ricetta come sintesi di varie ricette che avevo letto e provato. Secondo Zucchero questa combinazione è riuscita molto bene. La ricetta è semplice e molto adatta al periodo estivo che ormai è già cominciato. Si consuma fredda e si conserva bene in frigorifero anche per alcuni giorni. È particolarmente utile per quegli emigranti italiani che sono costretti a pranzare in mense dell'Europa del nord.

Ingredienti: (per 4 persone)
250 g di farro (o orzo perlato), 2/300 g di pomodorini maturi, 10/15 olive verdi e/o nere, 160/200 g di tonno in scatola (versione leggera 80/100 g), 7/8 cucchiai di olio d'oliva, 2/3 cipollotti freschi, 1 piccolo spicchio d'aglio, una manciata di capperi sotto sale, prezzemolo, basilico, maggiorana, timo, menta, sale e pepe.

Preparazione:
Lessate il farro in acqua bollente salata per il tempo riportato sulla confezione (di solito 30 minuti circa - io quando posso uso il farro di Orvinio e l'olio di Scandriglia entrambi di ottima qualità). Scolatelo e trasferitelo in un'insalatiera. Aggiungetevi il tonno scolato, i pomodorini tagliati a metà, le olive snocciolate e affettate, i capperi dissalati (io ho utilizzato anche i cucunci comprati durante il nostro viaggio alle Eolie), i cipollotti tagliati a julienne, il trito di aglio, prezzemolo, basilico, maggiorana, timo e menta. Salate, pepate, aggiungete l'olio e mescolate. Spesso, per velocizzare, lo faccio anche senza  cipollotti né olive.

In un'altra variante si può eliminare il tonno e aggiungere un pezzetto di radice di zenzero grattugiato e il succo di un limone.

mercoledì, aprile 18, 2007

Serenata de paradiso

Grazie al bel CD di Tosca che da giorni ascolto in continuazione ho conosciuto questa bellissima serenata romana. La canto stasera per dimenticare le disavventure ciclistiche ;-) e la dedico a Zucchero che si trova a 1200 Km di distanza.




Sotto le stelle che brilleno,
a mille a mille lassu,
co sta serata incantevole,
c'amanchi solo che tu...
dormi e nun pensi allo spasimo
che sto provanno quaggiú.

Ma come poi dormi,
co st'aria 'mbarzamata,
te vojo fa senti,
sta bella serenata.
Te vojo fa sapè,
quello che sei pe me...
sei la gioa, la vita e l'amore...
e sto core sospira pe te.

Amore tu che la gunnuli,
mentre che sta a riposa,
baciela m'bocca e baciannola,
cerca de falla sveja...
è mio quer bacio e sussurreje,
che me lo venghi a rida'...

Ma come poi dormi,
co st'aria 'mbarzamata,
tesoro viè a senti,
sta bella serenata.
Te vojo fa sapè,
quello che sei pe me...
sei la gioa, la vita e l'amore...
e sto core sospira pe te.

Te vojo fa sapè,
quello che sei pe me...
pupa bella viè 'mbraccio all'amore...
io te vojo sortanto pe me.

Belehren

Basta non ne posso più di questi "Belehrer"!
Belehren è un verbo teutonico che può essere tradotto in italiano in diversi modi: indottrinare, ammaestrare, istruire, convincere. La mia insegnante di tedesco lo usava anche per delineare quell'odioso comportamento di far notare agli altri con fare saccente e presuntuoso che stanno contravvenendo a una regola. Non so se è un uso particolare del verbo, coniato dalla mia insegnante o se in generale lo si usa anche con questo significato; fatto sta che ho avuto diversi incontri con tali belehrende personaggi.
L'ultimo è stato stasera. Tornavo dal lavoro in bicicletta e ne ho approfittato per farmi un giro dell'isolato per cercare la macchina, in quanto non ricordavo dove l'avevo parcheggiata. Imbocco una strada dando la precedenza ad un'altra bicicletta e vedo una macchina che avanza nella direzione opposta, devia come a voler investire l'altra bicicletta, e inchioda strombazzando e inveendo selvaggiamente contro la malcapitata ciclista. Dopodiché avanza pure verso di me e abbassa il finestrino. Si materializza il volto di una signora sui 35-40 anni con a fianco un bambino che mi dice con un tono belehrend da manuale: questa strada è a senso unico!! più avanti c'è la polizia che le farà 20 € di multa!! Ovviamente non c'era alcun poliziotto.
Ora, in teoria, la signora avrebbe avuto pure ragione, perché ci trovavamo su una strada a senso unico pure per le biciclette, ma quello che mi chiedo è: che cosa spinge una madre di famiglia della classe media aidelberghense quasi ad investire una ciclista per farle notare che sta contravvenendo a una regola? È interessante poi il fatto che a me non abbia detto: è pericoloso, bensì: ti può costare 20 €; e anche questo dice molto.

Questo è comunque solo l'ultima di una serie di esperienze anche peggiori. Ne racconto brevemente altre due.

Stavo parcheggiando sotto casa, ingrano la retromarcia e la macchina dietro di me rimane immobile impedendomi di parcheggiare. Dopo una decina di secondi e qualche gesto per chiedere se gentilmente poteva fare qualche metro di retromarcia, scendo dalla macchina e chiedo alla signora se poteva farmi un po' di spazio. La risposta è stata: no, perché qui non si può parcheggiare! Sono dovuto quindi rientrare in macchina, accantonarmi, farla passare, per poter poi fare retromarcia e parcheggiarmi. Un'altra signora che aveva assistito alla scena mi dice: non è assolutamente vero, io abito proprio lì e non c'è mai stato nessun divieto.

Storia simile. Io stavo in ospedale e Zucchero era dovuta tornare a casa per prendermi velocemente una cosa di cui avevo bisogno. Si ripete la scena: retromarcia, macchina dietro che rimane immobile, dopo un po' Zucchero scende e si sente ripetere dal signore la storia che non avrebbe fatto retromarcia perché lì non si poteva parcheggiare. In quel caso c'era veramente un divieto. Zucchero ha risposto: guardi, mio marito sta in ospedale, io abito in quel portone, devo salire per prendere una cosa e portargliela, ma le assicuro che quando stanotte a mezzanotte tornerò a casa non parcheggerò in divieto di sosta. A quel punto il signore è arrossito e ha fatto istantaneamente retromarcia.

Mi fermo qui anche se avrei altri simpatici aneddoti.

lunedì, aprile 16, 2007

Gnocchi ai funghi porcini

Domenica abbiamo sfruttato la nostra riserva di funghi porcini e quella di gnocchi preparati da Zucchero. Abbiamo preparato un piatto molto semplice e gustoso.

Ingredienti: (per 4 persone)
1 Kg di gnocchi, 300 g di funghi porcini, 1 spicchio d'aglio, 60 g di parmigiano, 5 cucchiai d'olio, 30 g di burro, prezzemolo, sale e pepe.

Preparazione:
Soffriggete l'aglio in una padella nei 5 cucchiai d'olio, a fuoco molto basso. Dopo un paio di minuti aggiungete i porcini tagliati a lamelle, alzate un po' il gas, salate, pepate, coperchiate e lasciate cuocere fin quando il liquido non si sarà addensato. Aggiungete quindi il burro e lasciate cuocere ancora per un minuto. Infine lessate gli gnocchi e mescolateli nella padella con i porcini aggiungendo il parmigiano e il prezzemolo.

Anche le fettuccine all'uovo stanno molto bene con questa salsa, specie se fatte in casa. Noi di solito ci cuciniamo le fettuccine. Ricordate inoltre che il porcino fresco non va lavato, bensì va pulito con della carta da cucina inumidita.

venerdì, aprile 13, 2007

L'antiromanismo spiegato a mio figlio

Un esempio di come i romani prendono le sconfitte..... diciamo pure disfatte.







Sì, a papà, era sera
Era d'aprile
Er pesce era passato, muto e senza spine

Nell'Albione perfida e a modello
Cavalli mozzicanti invece che er manganello

S'era partiti pe' 'n'impresa, de quelle da racconta' davanti al focolare
Tutto bruciava 'n' petto
Muto, er cellulare

Chi era rimasto in tera sampietrina
Era du' giorni che nun dormiva come dormiva prima

Er traffico nun c'era, i semafori silenti
I dentisti s'erano rifiutati de cava' li denti

I televisori a palla coprivano li piatti apparecchiati
Qualcuno pannellava sciopero dei carboidrati

Poi venne l'ora, quella che non vie' pe' tutti
Eravamo tutti belli, a papà, nun esistevano più li brutti

Nun era un sogno, era reale
Manco li gabbiani sur tetto del Quirinale

Parte l'orologio, fischia l'omo in giallo
Partono le vene, pompa er core de metallo

Manco la prima scarica de adrenalina pura
Che ar decimo più o meno l'idraulico ce stura

Ce stura er lavandino dove nun score niente
Se non nel sangue de chi crede alla panza e no alla mente

Tu penzi: "Daje...daje reca' non è successo niente
E' 'na battaglia, battaglia dirompente

Via la maglia dai calzoni, sporcateve er battente"
Invece niente

Li vedi rotola' su un prato all'inglese
Come 'na balla de fieno a Porta Portese

Poi parte un conto alla rovescia dei manrovesci che ce danno
Penzi: "Daje, basta poco"
Sì...ma quanno

Non c'è er tempo pe' ferma' er tempo boia
Penzi: "Mai, mai un giorno de gloria"

E qui, papà, devi penza'
Sì, che chi dopo 'sta sera d'aprile è annato a festeggia'

La gioia la troverà solo sulle disgrazie altrui
Pe' 'sta gente non c'è luce, papà, ma solo giorni bui

Perchè chi pe' soride' deve vede piagne uno, mille e centomila
E' uno che nella vita sua starà sempre ‘n fila

Chi invece la prova, la vita, sulla pellaccia
Non starà mai a chiede un sorso da 'n'altra boraccia

Sii orgoglioso, papà, de prova' emozioni davanti a 11 leoni
A volte un pò coglioni

E' raro, amore mio, è raro come te
E come mamma tua
Che dopo er sette a uno c'ha lasciato a sparecchia'
Limortaccisua!


Valerio Mastandrea

mercoledì, aprile 11, 2007

Babel

Tre storie in tre diversi continenti. Che hanno in comune?
Può il battito d’ali di una farfalla a Tokio provocare una tempesta in America e un uragano in Africa?
Chi è la vittima e chi è il carnefice?
Recensioni.

sabato, aprile 07, 2007

Kopenhagen - Mannheim - Gilbert - Heidelberg

Un paio di giorni fa siamo andati a cena al ristorante Kopenhagen di Mannheim per il compleanno di zucchero. Ci eravamo già stati un'altra volta per il mio compleanno nel 2004 e la cucina ci aveva entusiasmato: prezzi molto alti, ma adeguati alla qualità - considerando il contesto tedesco.
La specialità di questo ristorante è il pesce. Lo stile della cucina non è mediterraneo, ma il risultato è comunque gustoso. La materia prima è di una freschezza ineguagliabile nella Germania meridionale; almeno secondo la mia esperienza.
Attualmente la cucina continua ad essere molto buona, ma il rapporto qualità/prezzo è un po' sceso. Ciò che è peggiorato molto è invece il servizio: vi dico solo che sulla carta dei dolci c'era il dessert della casa e ho chiesto al cameriere che cosa fosse. Mi ha risposto più o meno così: "... ehh ... non lo so.... vuole provarlo!?".
Come antipasto abbiamo preso dei gamberoni grigliati: erano buoni.
Per sbaglio abbiamo preso un altro antipasto come portata principale e il cameriere ovviamente non ce lo ha fatto notare. Io ho preso delle capesante con avocado e mandorle tostate: erano molto buone. Zucchero ha preso l'astice con il tartufo: era buono, ma assolutamente non adeguato al prezzo.

Ieri sera invece siamo stati da Gilbert ad Handschusheim: un ristorante tedesco dove andiamo spesso e dove festeggiamo tutte le nostre piccole ricorrenze.
Zucchero ha preso le sue amate geschmälzte Maultaschen e io un'insalata con pezzetti di tacchino.
Volevamo prendere anche un dolce e abbiamo visto che sulla lavagna c'era scritto il dolce del giorno. Era un po' lontana e non leggevamo bene. Si leggeva chiaramente "crème brulé". Il resto era poco chiaro. Strizzando un po' gli occhi riusciamo a leggere: "dazu Hirschragout"; cioè "con ragù di cervo". Ci siamo guardati: "come con ragù di cervo?!". Ho pensato, magari sarà tutto un menú. Ho chiesto alla cameriera la quale ha confermato: "Sì, crème brulé con Hirschragout!". Stavo già chiedendo ulteriori spiegazioni, quando finalmente il mio cervello è riuscito a trovare la giusta collocazione a quello che l'orecchio aveva ascoltato; e cioè "Kirschragout": sciroppo di ciliegie.

lunedì, aprile 02, 2007

Pizza di Pasqua sabina

Lo scorso fine settimana ho preparato una ricetta tipica sabina tramandata oralmente fino alla generazione di mia nonna. E poi non mi si venga a dire che non sono arcaico ;-)
Si chiama pizza ma è un dolce. Nel dialetto del mio paese la parola pizza si usa, sia per la pizza vera e propria, che per le torte di crema e panna, che per la pizza di Pasqua. La si prepara qualche giorno prima di Pasqua e la si mangia per l'abbondante colazione del giorno di Pasqua insieme a uova sode, salumi, frittata con gli asparagi selvatici e coratella d'abbacchio: dopo il digiuno quaresimale bisogna pur recuperare! Durante la preparazione si diffonde quell'odore caratteristico di pasta lievitata che mi riporta alla memoria alcune immagini della mia infanzia, in cui mia nonna e mia madre amalgamavano gli ingredienti con il braccio immerso fino al gomito in un enorme recipiente.
Le pizze di Pasqua ricorrono in diverse regioni del centro-sud Italia con innumerevoli varianti: dal dolce al salato, con uvetta, uova, formaggio. Tutte hanno in comune la lunga lievitazione in cui si può forse scorgere una metafora di culti pagani: fertilità, primavera, rinascita; cristianizzati in seguito nella risurrezione: il lievito che muore e risorge in qualcosa di grande.

Ingredienti: (per 2 pizze piccole o una grande)
8-900 g di farina, 25 g di lievito di birra, 250 g di latte, 5 uova, 300 g di zucchero (250g nel 2025), 150 g di burro (la ricetta tradizionale prevede lo strutto, ma io ho sempre usato il burro e Zucchero mi dice che il risultato è migliore - nel 2020 ho rimpiazzato 40g di burro con olio: risultato simile - nel 2021 50g olio - nel 2025 80 burro – 70 olio), 150 g di uva passa, 2-300 g di frutta candita mista (ciliegie, cedro, arancia, ecc.), la buccia di un limone e di un'arancia non trattati, una bustina di vanillina, mezzo bicchiere di liquore aromatico (nel 2007 ho usato Cointreau e un goccio di Chivas, in passato si usava Strega ma nel 2013 ho usato Martini e il risultato mi è sembrato migliore).

Preparazione:
Complessivamente non richiede molto lavoro - 1 ora e mezza circa - però la preparazione si protrae per due giorni. Si comincia di pomeriggio stiepidendo 125 g di latte che verserete in un grosso recipiente, sciogliendovi il lievito. Attenzione a non far superare i 40° al latte altrimenti il lievito muore. Aggiungete quindi 150 g circa di farina amalgamando. Otterrete la cosiddetta "missitura" che lascerete lievitare fino a sera mantenendola coperta ad una temperatura non più bassa di 19-20°.
Dopo cena stiepidite 125 g di latte e scioglietevi il burro (o lo strutto). Sistemate l'uvetta in una tazza e cospargetela con il mezzo bicchiere di liquore. Grattugiate il limone e l'arancia, riducete a pezzetti la frutta candita e immergetela nel latte. Inserite zucchero, limone e arancia grattugiati e uova nel contenitore della missitura. Versate quindi l'uvetta e il liquore prima nel contenitore del latte e poi in quello della missitura e infine mescolate energicamente il tutto (nel 2021 con leccapentole) per almeno 5 minuti aggiungendo lentamente con un setaccino il resto della farina. A questo punto bisognerà lasciar lievitare l'impasto, che durante tutta la notte crescerà considerevolmente, prestando attenzione alle dimensioni del contenitore: se sono insufficienti l'impasto potrebbe traboccare. Nel mio caso ho usato due contenitori. I contenitori dovranno quindi essere sigillati da una pellicola e coperti con un canovaccio e una coperta. Non chiedetemi perché: mia madre e mia nonna lo facevano e l'ho fatto pure io.
Il mattino successivo si imburreranno e infarineranno due teglie a bordi alti e l'impasto lievitato verrà spostato in esse. Stiepidite quindi il forno ad una temperatura non superiore ai 40° e inseritevi le teglie possibilmente sullo stesso ripiano centrale. A questo punto avverrà una nuova lievitazione che dovrà durare tre ore circa. Consiglio di non spostare più le teglie e di non aprire più il forno. Dopo esperienza 2021 provare a far lievitare fuori da forno e infornare a 200°, abbassando dopo 5 min: ha funzionato anche nel 2025).
Dopo l'ulteriore lievitazione accendete il forno (solo la parte inferiore altrimenti la superficie del dolce si brucerà prima della cottura interna) e regolatelo inizialmente su una temperatura di 175° che porterete a 160-170° dopo una decina di minuti. (Nota 1. commento Francesco 2020: ha funzionato anche nel 2025) Se la forma delle pizze sviluppa una convessità le cose vanno bene, viceversa se diventa concava, significa che l'impasto si è sgonfiato (slievitato) e la sofficità del risultato lascerà a desiderare. Dopo un'ora dovrete controllare se l'interno delle pizze si è asciugato. A tale scopo è necessario infilare uno spiedino metallico fino al centro della pizza: se lo spiedino risulterà umido allora la cottura dovrà proseguire. Quando risulterà asciutto sfornatele, toglietele dalle teglie, lasciatele raffreddare per qualche ora e gustatele. Per mantenerle soffici più a lungo conservatele in bustine di plastica.

La mia fatica fine-settimanale è stata ricompensata: le pizze sono venute buone e soffici e persino Zucchero, che non è un'estimatrice delle pizze di Pasqua, mi ha detto che mi sono riuscite bene. Zucchero le mangia solo se fresche ed effettivamente quando si seccano non sono più gustabili come dolce. Io ho trovato però un modo molto gustoso per continuare a godermele anche se secche: inzuppate nel latte della colazione.

1. In linea generale per i lievitati forno statico piuttosto caldo (>200°C) all'inizio per far crescere l'impasto (per il pane meglio con un pentolino d'acqua in forno per tenere umida la superficie e non far fare la crosta prima del tempo e bloccare la lievitazione) dopo i primi 10min abbassare il forno tra 160/180 per tutto il tempo di cottura. Eventualmente coprire l'impasto all'inizio aiuta a non farlo cuocere troppo in superficie. Per le temperature e i tempi esatti devi basarti sul tuo forno ;) come direbbero da noi "t'ha da recoje 'u furnu"