Stamane verso le 11 Zucchero ed io siamo andati a cogliere le more all'interno del Parco dei Monti Lucretili. Non distanti da "u Passionnaru". Ne abbiamo raccolte un chilo e mezzo in poco più di un'ora.
Dopo averle lavate siamo partiti con il processo per trasformarle in marmellata sotto la consulenza di mia madre; la quale, insieme a mio padre, ha affinato negli anni un'ottima tecnica.
Abbiamo cominciato lasciando appassire le more a fuoco lento per mezzora circa.
Zucchero ha quindi eliminato i fastidiosissimi semini usando un passaverdure. Il passato di more, 1,1 Kg, è stato quindi trasferito in una pentola più piccola insieme a 800 g di zucchero. Mentre i semini sono stati usati da mia madre per produrre sciroppo di mora.
Verso la fine dell'abbondante ora di ebollizione i barattolini e i rispettivi coperchi sono stati immersi in acqua bollente.
Dopo la prova cottura mediante piattino inclinato i barattolini sono stati singolarmente prelevati, immediatamente riempiti con la marmellata ancora in ebollizione e chiusi all'istante dalle dionisiache mani alias morse.
Il procedimento dovrebbe garantire una sterilizzazione con conseguente lunga conservazione.
Risultato finale verso le 15: sei barattolini da 200 g più una tazza per l'assaggio al quale mi sono dovuto mio malgrado sottomettere: un pezzetto di terra natìa per allietare le nostre colazioni teutoniche autunnali.
Forse prossimamente proveremo anche a cimentarci con la pectina fatta in casa.
Un diario con divagazioni su varie mie passioni. Tra le quali la musica, la matematica, la scrittura, la cucina, i viaggi, la Germania e i balli popolari del centro-sud Italia.
domenica, agosto 22, 2010
Festa "u Passionnaru" 2010
Viviamo di ricordi e non di realtà....
ma i ricordi sono spesso menzogneri
Sabato 21 agosto 2010
I primi...
...arrivi
Il fuochista
Dall'alto
Bambini
Pieno regime
Chiacchiere
Il riposo del fuochista
Si smonta
ma i ricordi sono spesso menzogneri
Sabato 21 agosto 2010
I primi...
...arrivi
Il fuochista
Dall'alto
Bambini
Pieno regime
Chiacchiere
Il riposo del fuochista
Si smonta
mercoledì, agosto 18, 2010
In viaggio: geht's los! vacanze on the road... forse un po' troppo...
Quest'anno è andata così. Forza!
Magari se fossero state un po' meno movimentate non avrebbe guastato. Ma cercheremo di goderci pure le almeno quarantotto ore di guida.
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Magari se fossero state un po' meno movimentate non avrebbe guastato. Ma cercheremo di goderci pure le almeno quarantotto ore di guida.
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lunedì, agosto 16, 2010
Pesto dionisiaco
Tra un paio di giorni si parte. Come al solito abbiamo lasciato le chiavi di casa al nostro vicino francese principalmente per l'innaffiatura delle piante. Abbiamo con lui un rapporto idilliaco. Di amicizia direi. È cordiale, alla mano, colto, gentile, abbiamo interessi in comune, ci scambiamo favori in continuazione. L'unico suo problema (se così lo si può chiamare), che lo rende però molto simpatico, consiste nel suo essere goffamente svampito. Dimentica tutto il dimenticabile.
Innumerevoli gli aneddoti in cui dimentica chiavi in casa o nella casa francese. Oppure le chiavi di casa in macchina e le chiavi della macchina in casa. Recentemente abbiamo pure dovuto ospitarlo a causa di tali giochi di prestigio di chiavi.
Ecco, tutta questa premessa mi serviva solo per dire che, viste le qualità mnemoniche del nostro caro vicino ho pensato che fosse meglio trasformare il nostro folto cespuglio di basilico in un bel pesto per due e di congelare le foglie avanzate.
Riporto la ricetta da me elaborata. So che non è neppure lontanamente paragonabile a quella originale. Però il risultato non è malvagio.
Ingredienti per due porzioni:
Molte foglie di basilico. A occhio direi più di sessanta foglie di medie dimensioni. Un paio di cucchiai di pinoli. Un pizzico di sale grosso. 30-40 g di pecorino (parmigiano per i pecorinofobi). Uno spicchio d'aglio e tre o quattro cucchiai di olio extravergine d'oliva (io ho usato quello della nostra produzione familiare). 160 g di Pasta.
Preparazione:
Pestate inizialmente i pinoli, l'aglio e il sale grosso. Notare il mio nuovo acquisto: mortaio di marmo.
Aggiungete il basilico
Continuate a pestare e mescolare
Quando sarà sufficientemente cremoso aggiungete l'olio e il formaggio grattugiato e continuate a pestare e mescolare
Conditeci infine la pasta.
Bè devo dire che non mi è venuto proprio cremosissimo. Un po' perché mi ero un scocciato di pestare e un po' perché mi sono accorto all'ultimo momento che mi mancava un ingrediente: il formaggio. Si può fare sicuramente di meglio. Il risultato comunque non era niente male.
Innumerevoli gli aneddoti in cui dimentica chiavi in casa o nella casa francese. Oppure le chiavi di casa in macchina e le chiavi della macchina in casa. Recentemente abbiamo pure dovuto ospitarlo a causa di tali giochi di prestigio di chiavi.
Ecco, tutta questa premessa mi serviva solo per dire che, viste le qualità mnemoniche del nostro caro vicino ho pensato che fosse meglio trasformare il nostro folto cespuglio di basilico in un bel pesto per due e di congelare le foglie avanzate.
Riporto la ricetta da me elaborata. So che non è neppure lontanamente paragonabile a quella originale. Però il risultato non è malvagio.
Ingredienti per due porzioni:
Molte foglie di basilico. A occhio direi più di sessanta foglie di medie dimensioni. Un paio di cucchiai di pinoli. Un pizzico di sale grosso. 30-40 g di pecorino (parmigiano per i pecorinofobi). Uno spicchio d'aglio e tre o quattro cucchiai di olio extravergine d'oliva (io ho usato quello della nostra produzione familiare). 160 g di Pasta.
Preparazione:
Pestate inizialmente i pinoli, l'aglio e il sale grosso. Notare il mio nuovo acquisto: mortaio di marmo.
Aggiungete il basilico
Continuate a pestare e mescolare
Quando sarà sufficientemente cremoso aggiungete l'olio e il formaggio grattugiato e continuate a pestare e mescolare
Conditeci infine la pasta.
Bè devo dire che non mi è venuto proprio cremosissimo. Un po' perché mi ero un scocciato di pestare e un po' perché mi sono accorto all'ultimo momento che mi mancava un ingrediente: il formaggio. Si può fare sicuramente di meglio. Il risultato comunque non era niente male.
domenica, agosto 15, 2010
La fine del medioevo e l'inizio del rinascimento: il Regiomontano - Numeri e Geometria attraverso la storia - Parte 21
Nell’ultima puntata ho parlato di Swineshead, di Oresme, delle serie numeriche e dei progressi rispetto alla matematica greca nell'uso del concetto di infinito. Constatavo inoltre che tali progressi, anche se assommati a tutto il resto dei progressi del periodo medievale, non erano nemmeno lontanamente paragonabili alle conquiste matematiche realizzate dagli antichi greci. Abbiamo anche visto che subito dopo Oresme la matematica nell'Europa occidentale entrò di nuovo in una fase di declino e che la guida nel campo della matematica si spostò nel XV secolo dalle università di Oxford e Parigi alle università italiane, tedesche e polacche.
Boyer, nella sua opera, "Storia della matematica", propone il 1436 d.C. - anno probabile della morte di al-Kashi, ultimo grande matematico islamico - come data di fine del periodo medievale per la storia della Matematica.
Un altro momento di svolta per la matematica occidentale può essere individuato anche nell'anno 1453 (vedi anche Fremat's Last Theorem di Simon Singh). Quello è difatti l'anno in cui la capitolazione di Constantinopoli segnò la caduta definitiva dell'Impero bizantino. Questa conquista interrompeva definitivamente l'ultimo legame diretto con il mondo antico. Ad evidenziare emblematicamente tale rivolgimento ci fu il cambiamento del nome di Costantinopoli in Istanbul.
Ma perché la caduta di Costantinopoli è significativa per la storia della matematica?
Secondo diversi storici questo evento avrebbe indotto molti dotti bizantini a cercare rifugio in Italia. Questi sapienti portavano spesso con sé preziosi manoscritti contenenti antichi trattati greci e addirittura copie di volumi sopravvissuti alle varie distruzioni della Biblioteca di Alessandria. Tra questi volumi c'era probabilmente anche l'Arithmetica di Diofanto, che dopo essere sopravvissuto ad una serie di distruzioni - Cesare, Teofilo, il califfo Omar e ora gli Ottomani - approderà quasi due secoli dopo nello scrittoio di Pierre de Fermat. La lettura della traduzione in latino di Bachet del trattato diofanteo ispirò molto Fermat e tra le varie annotazioni che il matematico scrisse ai margini della sua copia compare anche il celebre enunciato dell'Ultimo teorema di Fermat (o teorema di Fermat-Wiles, come qualcuno lo chiama ora).
Tornando tuttavia al XV secolo incontriamo un importante matematico che nasce in Germania nel 1436 d.C. Proprio nell'anno della morte di al-Kashi. Il suo nome è Johannes Müller (1436 – 1476), ma egli, da tipico uomo rinascimentale, preferiva farsi chiamare il Regiomontano. Pseudonimo derivante dal nome della sua città natale: Königsberg (di Baviera). Latinizzato in Regio Monte.
Dopo tre anni di studio come studente precocissimo all'università di Lipsia, il Regiomontano quattordicenne si spostò in Austria presso l'università di Vienna dove a ventun anni conseguì il titolo di "magister artium" (Maestro delle Scienze) e cominciò a tenere lezioni.
Nel 1461, a venticinque anni, si trasferì a Roma nell'abitazione del cardinale Bessarione (Trebisonda, 1408 - Ravenna, 1472). Bessarione, monaco basiliano e umanista bizantino, era stato nominato arcivescovo (ortodosso) di Nicea nel 1437. Nel 1438 accompagnò l'imperatore e la delegazione bizantina in Italia per discutere l'unione della Chiesa ortodossa con quella Cattolica. Grazie ai suoi sforzi volti a unificare le due chiese, Bessarione fu nominato cardinale (cattolico ovviamente) dal papa e nel 1449 ottenne il titolo di Cardinale-vescovo della Sede suburbicaria di Sabina.
Dopo la caduta di Costantinopoli Bessarione fu molto attivo nel sostegno di quei dotti bizantini che cercavano rifugio in Italia e nella conservazione dell'inestimabile patrimonio librario che essi trasportavano.
Bessarione raccolse molte di queste opere costituendo una corposa biblioteca che donò alla città di Venezia nel 1468. Tale donazione costituì il primo nucleo della Biblioteca marciana.
Con questa attività Bessarione interpretò un ruolo fondamentale nel collegamento tra i residui della cultura classica ancora esistenti a Costantinopoli e il movimento rinascimentale sorto da poco in Italia.
È il 1461 quando il Regiomontano si trasferisce nell'abitazione romana del cardinale Bessarione, dove visse e lavorò fino al 1465.
Dovette essere sicuramente grazie all'influenza di Bessarione che Regiomontano sviluppò l'ambizione di tradurre e pubblicare l'eredità scientifica del mondo antico. Tornato in Germania, dopo i suoi viaggi e i suoi studi in Italia, il Regiomontano fondò una stamperia a Norimberga con l'idea di stampare traduzioni di molte delle opere degli antichi scienziati greci. Purtroppo la sua morte prematura a soli quarant'anni durante un nuovo viaggio a Roma non gli consentì di portare a termine il progetto.
La sua opera più importante, il De Triangulis Omnimodus, il Regiomontano la scrisse proprio durante il suo soggiorno romano. Quest'opera segnò la rinascita della trigonometria, che per la prima volta veniva esposta come una disciplina indipendente, e fece assurgere l'Europa occidentale ad una posizione di preminenza in questo campo.
A differenza di molti contemporanei il Regiomontano mostrò un certo interesse nei confronti della cultura araba e attraverso gli averroisti delle università italiane venne a conoscenza di buona parte del sapere astronomico arabo. Tanto da arrivare a manifestare l'intenzione di riformare l'astronomia. Sfortunatamente, la sua morte pose fine a tali progetti. Qualcuno ipotizza che se fosse vissuto più a lungo avrebbe forse potuto anticipare la riforma di Copernico.
Nella prossima (o forse prossime) puntata parleremo di alcuni matematici del rinascimento italiano come Pacioli, Tartaglia e Cardano.
Indice della serie
Boyer, nella sua opera, "Storia della matematica", propone il 1436 d.C. - anno probabile della morte di al-Kashi, ultimo grande matematico islamico - come data di fine del periodo medievale per la storia della Matematica.
Un altro momento di svolta per la matematica occidentale può essere individuato anche nell'anno 1453 (vedi anche Fremat's Last Theorem di Simon Singh). Quello è difatti l'anno in cui la capitolazione di Constantinopoli segnò la caduta definitiva dell'Impero bizantino. Questa conquista interrompeva definitivamente l'ultimo legame diretto con il mondo antico. Ad evidenziare emblematicamente tale rivolgimento ci fu il cambiamento del nome di Costantinopoli in Istanbul.
Ma perché la caduta di Costantinopoli è significativa per la storia della matematica?
Secondo diversi storici questo evento avrebbe indotto molti dotti bizantini a cercare rifugio in Italia. Questi sapienti portavano spesso con sé preziosi manoscritti contenenti antichi trattati greci e addirittura copie di volumi sopravvissuti alle varie distruzioni della Biblioteca di Alessandria. Tra questi volumi c'era probabilmente anche l'Arithmetica di Diofanto, che dopo essere sopravvissuto ad una serie di distruzioni - Cesare, Teofilo, il califfo Omar e ora gli Ottomani - approderà quasi due secoli dopo nello scrittoio di Pierre de Fermat. La lettura della traduzione in latino di Bachet del trattato diofanteo ispirò molto Fermat e tra le varie annotazioni che il matematico scrisse ai margini della sua copia compare anche il celebre enunciato dell'Ultimo teorema di Fermat (o teorema di Fermat-Wiles, come qualcuno lo chiama ora).
Tornando tuttavia al XV secolo incontriamo un importante matematico che nasce in Germania nel 1436 d.C. Proprio nell'anno della morte di al-Kashi. Il suo nome è Johannes Müller (1436 – 1476), ma egli, da tipico uomo rinascimentale, preferiva farsi chiamare il Regiomontano. Pseudonimo derivante dal nome della sua città natale: Königsberg (di Baviera). Latinizzato in Regio Monte.
Dopo tre anni di studio come studente precocissimo all'università di Lipsia, il Regiomontano quattordicenne si spostò in Austria presso l'università di Vienna dove a ventun anni conseguì il titolo di "magister artium" (Maestro delle Scienze) e cominciò a tenere lezioni.
Nel 1461, a venticinque anni, si trasferì a Roma nell'abitazione del cardinale Bessarione (Trebisonda, 1408 - Ravenna, 1472). Bessarione, monaco basiliano e umanista bizantino, era stato nominato arcivescovo (ortodosso) di Nicea nel 1437. Nel 1438 accompagnò l'imperatore e la delegazione bizantina in Italia per discutere l'unione della Chiesa ortodossa con quella Cattolica. Grazie ai suoi sforzi volti a unificare le due chiese, Bessarione fu nominato cardinale (cattolico ovviamente) dal papa e nel 1449 ottenne il titolo di Cardinale-vescovo della Sede suburbicaria di Sabina.
Dopo la caduta di Costantinopoli Bessarione fu molto attivo nel sostegno di quei dotti bizantini che cercavano rifugio in Italia e nella conservazione dell'inestimabile patrimonio librario che essi trasportavano.
Bessarione raccolse molte di queste opere costituendo una corposa biblioteca che donò alla città di Venezia nel 1468. Tale donazione costituì il primo nucleo della Biblioteca marciana.
Con questa attività Bessarione interpretò un ruolo fondamentale nel collegamento tra i residui della cultura classica ancora esistenti a Costantinopoli e il movimento rinascimentale sorto da poco in Italia.
È il 1461 quando il Regiomontano si trasferisce nell'abitazione romana del cardinale Bessarione, dove visse e lavorò fino al 1465.
Dovette essere sicuramente grazie all'influenza di Bessarione che Regiomontano sviluppò l'ambizione di tradurre e pubblicare l'eredità scientifica del mondo antico. Tornato in Germania, dopo i suoi viaggi e i suoi studi in Italia, il Regiomontano fondò una stamperia a Norimberga con l'idea di stampare traduzioni di molte delle opere degli antichi scienziati greci. Purtroppo la sua morte prematura a soli quarant'anni durante un nuovo viaggio a Roma non gli consentì di portare a termine il progetto.
La sua opera più importante, il De Triangulis Omnimodus, il Regiomontano la scrisse proprio durante il suo soggiorno romano. Quest'opera segnò la rinascita della trigonometria, che per la prima volta veniva esposta come una disciplina indipendente, e fece assurgere l'Europa occidentale ad una posizione di preminenza in questo campo.
A differenza di molti contemporanei il Regiomontano mostrò un certo interesse nei confronti della cultura araba e attraverso gli averroisti delle università italiane venne a conoscenza di buona parte del sapere astronomico arabo. Tanto da arrivare a manifestare l'intenzione di riformare l'astronomia. Sfortunatamente, la sua morte pose fine a tali progetti. Qualcuno ipotizza che se fosse vissuto più a lungo avrebbe forse potuto anticipare la riforma di Copernico.
Nella prossima (o forse prossime) puntata parleremo di alcuni matematici del rinascimento italiano come Pacioli, Tartaglia e Cardano.
Indice della serie
2 commenti:
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dioniso
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19:14
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Numeri e Geometria,
rinascimento,
sabina,
scienze,
storia
sabato, agosto 14, 2010
Un ferragosto matematico: Carnevale della Matematica #28
Oggi, 14 agosto, nonostante il clima vacanzierissmo pre-ferragostano, il Carnevale della Matematica esce puntuale come ogni mese con la sua edizione numero 28: quella del numero perfetto.
Volete sapere perché è quella del numero perfetto? Non vi resta che visitare Zar sul blog Gli studenti di oggi. Quale lettura migliore per una fine settimana di mezz'agosto?!
Così viene introdotto il mio contributo:
Pagina fan del Carnevale su Facebook
Volete sapere perché è quella del numero perfetto? Non vi resta che visitare Zar sul blog Gli studenti di oggi. Quale lettura migliore per una fine settimana di mezz'agosto?!
Così viene introdotto il mio contributo:
Dioniso, continuando la trattazione già pubblicata nello scorso carnevale, ci propone l'appendice numero 1 e la numero 2 alla sua serie Chi vincerà il mondiale del 2014? Una questione di Logica intuizionista? Infine, un approfondimento alla appendice 2: Tentativo di dimostrazione che nella logica intuizionista (I → ¬¬I), ma non (¬¬I → I). Qui si può leggere o scaricare l'opera completa.Calendario con le date delle prossime edizioni del Carnevale
Pagina fan del Carnevale su Facebook
venerdì, agosto 13, 2010
Memorie d'infanzia: u régulu
U régulu.
Una parola che non avevo più sentito pronunziare dai tempi della mia infanzia. E l'avevo sempre sentita usare esclusivamente dalla mia nonna materna. E quasi sempre per riferirsi ad una parte del mio corpicino infantile.
Fino a quando, alcuni anni fa, la sentii di nuovo nella canzone La tarantella del serpente de I ratti della Sabina. Scoprii così che si trattava di un'antica leggenda del centro-Italia.
Grazie a Fabrizio per avermi riportato alla memoria questa storia.
La Tarantella Del Serpente - Testo
La Leggenda de U Regulu
Una parola che non avevo più sentito pronunziare dai tempi della mia infanzia. E l'avevo sempre sentita usare esclusivamente dalla mia nonna materna. E quasi sempre per riferirsi ad una parte del mio corpicino infantile.
Fino a quando, alcuni anni fa, la sentii di nuovo nella canzone La tarantella del serpente de I ratti della Sabina. Scoprii così che si trattava di un'antica leggenda del centro-Italia.
Grazie a Fabrizio per avermi riportato alla memoria questa storia.
La Tarantella Del Serpente - Testo
La Leggenda de U Regulu
lunedì, agosto 09, 2010
Le nostre compere del sabato
Sabato siamo usciti di casa per le solite spesette finesettimanali. Avendo dimenticato la lista a casa siamo andati un po' a memoria.
Alla fine, senza averlo preprogrammato, abbiamo comprato: sciampo, saponette, filtri per la nostra brocca, una barretta di cioccolata bianca, dei bastoncini di zenzero ricoperti di cioccolato e una Golf VI Variant 1.4 TSI Comfortline.
La cosa divertente è che eravamo usciti anche con l'intenzione di fare una lavata di testa a quelli della concessionaria Volkswagen a causa dei lavori sulla nostra vecchia Bora.
Mi chiedo che sarebbe successo se fossimo usciti già con l'intenzione d'acquisto.
Alla fine, senza averlo preprogrammato, abbiamo comprato: sciampo, saponette, filtri per la nostra brocca, una barretta di cioccolata bianca, dei bastoncini di zenzero ricoperti di cioccolato e una Golf VI Variant 1.4 TSI Comfortline.
La cosa divertente è che eravamo usciti anche con l'intenzione di fare una lavata di testa a quelli della concessionaria Volkswagen a causa dei lavori sulla nostra vecchia Bora.
Mi chiedo che sarebbe successo se fossimo usciti già con l'intenzione d'acquisto.
venerdì, agosto 06, 2010
Rivelazione esistenziale: ci sono le lucciole anche in Germania
Già immagino i sorrisi ironici e il pensiero suscitato dal titolo: bella scoperta!
No, parlo dell'insetto. Quello della foto qui sotto.
Conoscevo già il suo nome quasi impronunciabile: Glühwürmchen (letteralmente vermicello ardente, espressione che alle orecchie di un romano potrebbe risultare un po' ambigua). Ritenevo tuttavia che l'esistenza dell'animaletto in queste lande teutoniche fosse confinata ai libri di fiabe.
Un paio di settimane fa invece, ridiscendendo le colline heidelberghensi all'imbrunire, dopo una cena con amici al Bierhelderhof, le abbiamo viste. Dopo 11 anni! Per la prima volta.
La discesa si è protratta abbondantemente dopo l'imbrunire. E i simpatici insettini ci hanno accompagnato per quasi tutto il percorso. Mi sembrava di esser tornato ad una di quelle serate estive della mia infanzia.
Lo scenario mi ha suscitato due pensieri. Il primo è che forse non le avevo mai viste perché era la prima volta che attraversavo i boschi teutonici all'imbrunire di una serata quasi mediterranea di mezza estate. Il secondo è che se sono ancora vive e vegete persino qui allora Pasolini si era sbagliato.
No, parlo dell'insetto. Quello della foto qui sotto.
Conoscevo già il suo nome quasi impronunciabile: Glühwürmchen (letteralmente vermicello ardente, espressione che alle orecchie di un romano potrebbe risultare un po' ambigua). Ritenevo tuttavia che l'esistenza dell'animaletto in queste lande teutoniche fosse confinata ai libri di fiabe.
Un paio di settimane fa invece, ridiscendendo le colline heidelberghensi all'imbrunire, dopo una cena con amici al Bierhelderhof, le abbiamo viste. Dopo 11 anni! Per la prima volta.
La discesa si è protratta abbondantemente dopo l'imbrunire. E i simpatici insettini ci hanno accompagnato per quasi tutto il percorso. Mi sembrava di esser tornato ad una di quelle serate estive della mia infanzia.
Lo scenario mi ha suscitato due pensieri. Il primo è che forse non le avevo mai viste perché era la prima volta che attraversavo i boschi teutonici all'imbrunire di una serata quasi mediterranea di mezza estate. Il secondo è che se sono ancora vive e vegete persino qui allora Pasolini si era sbagliato.
lunedì, agosto 02, 2010
Sole di mezzanotte? Lofoten: Svolvær - (Norvegia 18)
7 giugno 2009
Dopo un'altra ora di navigazione sbarchiamo a Svolvær verso le 21 insieme a F e M e scopriamo che saremo ospiti della stessa struttura: Svinøya Rorbuer.In teoria adesso potremmo già vedere il sole di mezzanotte visto che siamo all'interno del Circolo Polare. Tuttavia le montagne circostanti coprono la porzione di cielo in cui si trova il sole intorno alla mezzanotte.
È proprio un po' prima della mezzanotte che scatto la foto di sinistra. Le Lofoten sono piene di questa sorta di enormi graticci in legno per l'essiccazione del merluzzo. Sono chiamati fiskehjell.
Prima di andarcene a letto ci concediamo una passeggiata per le vie di Svolvær insieme a F e M.
Ci si parano innanzi distese di fiskehjell.
Non può mancare il ristorante pseudo-italiano: Kebab, Pasta, Pizza!
Al ritorno ammiriamo questa bella prospettiva del nostro Svinøya Rorbuer.
Nonostante l'assenza del sole, la luminosità ci consente comunque di leggere a letto con la lampada spenta abbondantemente dopo la mezzanotte.
Giornate precedenti ....
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