Durante la prova di ieri il nostro clarinettista si è divertito molto a vedermi suonare. Forse perché ero l’unico a dimenarmi nella sezione. Tanto che, preso una sedia, e piazzatomisi davanti, ha girato questo video.
Un diario con divagazioni su varie mie passioni. Tra le quali la musica, la matematica, la scrittura, la cucina, i viaggi, la Germania e i balli popolari del centro-sud Italia.
lunedì, novembre 20, 2023
sabato, novembre 18, 2023
La legge che vieta la carne coltivata
Uno si chiede: ma perché lo fanno? Ovviamente per avere un nuovo nemico immaginario da combattere.
“Per riassumerla con quanto detto dalla senatrice a vita Elena Cattaneo lo scorso luglio nell’aula del Senato: “Si tratta di vietare le applicazioni di quello che stiamo ancora studiando. Ma, se stiamo studiando, significa che non sappiamo; non sappiamo l'impatto, non sappiamo la percezione del pubblico, le ricadute, la qualità. Se non so, come faccio a decidere che non li voglio? Qual è la qualità legislativa di una simile decisione?”.
Argomenti di logica che non sono bastato a dissuadere il governo dallo sposare la battaglia di Coldiretti&co, considerato un bacino elettorale imprescindibile dai meloniani.”
Cittadinanza italiana a Indi Gregory
Questa è la ragione per cui il Consiglio dei ministri ha dato la cittadinanza italiana a Indi Gregory.
Non mi pare però che si facciano molti sforzi per prevenire la morte di altri bambini anche privi di malattie incurabili.
Forse il governo modificherà la norma sul “rientro dei cervelli”
Le nascite diminuiscono, si vuole ridurre l’immigrazione, non si dà la cittadinanza a chi è nato in Italia. Conseguentemente la popolazione decresce sempre più rapidamente e i giovani che lavorano sono sempre meno e i vecchi a cui pagare pagare le pensioni sempre di più.
In tutto questo il governo che fa? Indebolisce una misura che farebbe rientrare forza lavoro in Italia.
Complimenti! È la ricetta perfetta per l’affondamento definitivo.
martedì, novembre 07, 2023
La RAI del 2023
Tempo fa dicevo a un amico che all'inizio speravo che le responsabilità di governo li rendendessero più virtuosi, ma poi hanno cominciato a mostrare un altro aspetto: quello di cialtroni (vedi varie vicende giudiziarie e non) e, soprattutto, incapaci di governare.
Sprecano energie preziose su questioni divisive come i diritti, cercando di toglierne, e l’accaparramento di poltrone, come in Rai.
L'amico mi rispose che in RAI avevano fatto tutti più o meno la stessa cosa.
Nella Rai del governo a trazione FdI è chiaro che della
comprensione dei fenomeni poco importa. Affiora dalle dichiarazioni di certi
responsabili uno sgradevole spirito di rivalsa; è come se ci si volesse
rivalere per essere stati defraudati di un diritto troppo a lungo sottratto con
la forza o con la frode. Leggo in certe dichiarazioni la soddisfazione di aver
riguadagnato posizioni dovute e, con queste, la possibilità di raccontare in
altro modo, a costo di rovesciarla, la nostra storia dal 1948 (data di nascita
della Costituzione) ad oggi.
Tutto questo è molto diverso dalle varie ondate
di occupanti che ho visto arrivare in Rai governo dopo governo. Quando sono entrato in
azienda (1° luglio 1960, per concorso) la Rai era un feudo democristiano. Ettore Bernabei,
poco dopo, divenne il dominus, la Dc era il suo partito, Amintore Fanfani il
referente. L’atmosfera politica
era angusta ma il livello culturale faceva della Rai una delle migliori
televisioni europee. Nel 1975 una famosa legge trasferì il controllo dell’azienda dal Governo al Parlamento attraverso la
Commissione parlamentare per l’indirizzo e la
vigilanza sul prodotto. Il passaggio doveva garantire il pluralismo e in un
certo modo lo garantì; nello stesso tempo però dette l’avvio ad una forma
scientifica di lottizzazione: Rai1 alla Dc, Rai2 al Psi, Rai3 al Pci.
Salto tutti i successivi passaggi, meglio li
condenso in una sola frase: ad ogni cambio di maggioranza ha corrisposto in Rai
l’arrivo di nuovi fedeli. Tutti accomunati dallo
stesso desiderio: occupare un incarico di un certo prestigio, avere uno
stipendio migliore. Con i nuovi arrivi post 2022 gli obiettivi sono diventati
più numerosi. Al desiderio di guadagnare di più s’è aggiunta, ripeto, la voglia
di raccontare daccapo la storia. Finora ne abbiamo avuto solo qualche accenno
anche perché non è che abbondino, da quella parte, quelli in grado di farlo.
Temo di sapere che di qui a qualche mese questo impulso crescerà di forza, se
le cose resteranno come oggi sono.
La verità è che un governo che sul piano
generale s’è dimostrato approssimativo e incompetente ha prodotto il massimo d’efficienza nella progressiva distruzione della
Radiotelevisione Italiana, questo mi addolora profondamente. Ho visto negli
ultimi mesi dilettantismo, scelte improvvide, la presunzione che una pedina
valga l’altra, l’inconsapevolezza che l’efficacia televisiva è una delicata miscela di professionalità e
congruenza con l’argomento, la
dimenticanza che l’egemonia culturale
non si può imporre piazzando un fedele seguace qua e uno là. Sono materie (non
le sole, del resto) in cui la competenza deve prevalere sulla fedeltà.