mercoledì, settembre 30, 2009

Westerwelle

Ne ha parlato anche il Corriere: Westerwelle al giornalista della Bbc

«Siamo in Germania, parli tedesco»
Il reporter inglese chiede come potrebbe cambiare la politica estera: lo soccorre la traduttrice simultanea


Le mie idee politiche si trovano essenzialmente agli antipodi di quelle di Westerwelle. In questo caso però propenderei per schierarmi dalla sua parte piuttosto che da quella del giornalista della Bbc.

... il reporter inglese voleva soltanto sapere come cambierà la politica estera tedesca con Westerwelle possibile ministro degli Esteri. Una domanda che il giornalista gli pone in inglese durante la conferenza stampa della Fdp - pregandolo di una risposta, in via eccezionale, anche nella sua madre lingua. Ma il trionfatore delle elezioni politiche - dopo qualche secondo d'imbarazzo - ammonisce: «La prego, con tutta la comprensione possibile. Così com'è ovvio che in Gran Bretagna si parla in inglese, così qui in Germania si parla in tedesco».

Ora vi chiedo, ma se in Italia, durante una conferenza stampa - non dico della Lega, ma del PD - un giornalista della Bbc si rivolgesse in inglese - non dico a Umberto Bossi, ma a Massimo D'Alema - chiedendogli di rispondere in inglese, secondo voi non risulterebbe un po' fuori luogo? Che cosa risponderebbe D'Alema?

Forse Westerwelle ha esagerato solo alla fine della sua risposta, in cui ha detto al giornalista, con fare un po' sarcastico ed arrogante, che se avesse voluto avrebbero potuto intrattenersi più tardi in privato parlando esclusivamente inglese.

lunedì, settembre 28, 2009

Weinheim

Nonostante i soli 15 Km che ci separano dalla cittadina della Bergstraße non avevamo mai visitato Weinheim. La città ci ha fatto una buona impressione. È sicuramente un'ottima meta per una gitarella domenicale con ospiti. L'abbiamo aggiunta nella nostra lista.

Dopo un veloce attraversamento del centro storico raggiungiamo l'Exotenwald. È questa l'unica attrazione turistica che riusciamo a visitare. D'altra parte l'obiettivo della giornata era proprio una camminata silvana di una decina di chilometri.

Ad avviare le piantagioni esotiche dell'Exotenwald fu Christian Freiherr von Berckheim (1817–1889), Großhofmeister a Karlsruhe. Tra il 1872 e il 1883 Christian von Berckheim piantò 12494 alberi su di una superficie si 36 ettari. Circa 1460 di questi alberi erano sequoie.
A causa del clima il catalogo originale che contava 150 specie si è ridotto a circa 50 specie.
Tra le altre specie che hanno resistito c'è anche la Sequoiadendron giganteum che potete ammirare nella fotografia.

lunedì, settembre 21, 2009

Un percorso storico tra Numeri e Geometria - Parte 15: l'alto medioevo tra Europa e mondo bizantino

Che succedeva nell'Europa cristiana nell'ambito della Matematica durante i secoli d'oro della Matematica islamica?
Ben poco.
Abbiamo già visto che con la caduta dell'Impero romano d'Occidente era cominciato quel declino culturale che sarebbe durato diversi secoli; e anche che la distruzione della Biblioteca di Alessandria fu un altro duro colpo che inflisse un'accelerazione a tale declino.

Carl Benjamin Boyer, nella sua celebre opera, "Storia della matematica", propone il 529 d.C. come data d'inizio del periodo medievale per la storia della Matematica. In quell'anno infatti l'imperatore bizantino Giustiniano indusse alla chiusura le illustrissime scuole filosofiche di Atene, che avevano prodotto una quantità enorme di conoscenza nei secoli precedenti. Tra queste scuole c'era anche l'Accademia fondata da Platone, la cui storia comprendeva un arco di quasi nove secoli.

La motivazione principale che spinse l'imperatore cristiano Giustiniano verso tale decisione fu il fatto che queste scuole affondavano le proprie secolari radici nell'humus culturale pagano e non sarebbero state quindi facilmente assimilabili alle nuove ideologie dominanti. È interessante notare che le persecuzioni dei pagani nei confronti dei cristiani, che secondo alcuni storici e teologi sarebbero abbondantemente sovrastimate, vengono ricordate in continuazione; mentre le persecuzioni dei cristiani nei confronti dei pagani vengono raramente citate.

"Il Codice Giustiniano conteneva due statuti che decretavano la totale distruzione dell'Ellenismo, anche nella vita civile. Queste disposizioni vennero attuate con zelo. Le fonti contemporanee (Giovanni Malala e Giovanni di Efeso) ci parlano di gravi persecuzioni perpetrate anche nei confronti di uomini altolocati."

Dopo la chiusura delle scuole filosofiche, gli studiosi che le avevano animate si dispersero in varie direzioni all'interno dell'Impero Bizantino.
Molti di essi raggiunsero anche la Persia; e la cultura greca che ivi fiorì divenne parte, un secolo dopo, del mondo arabo, costituendo forse una delle cellule fondanti della Matematica islamica.
Nel mondo bizantino la cultura matematica andò invece decadendo. I contributi dei matematici bizantini furono di livello piuttosto elementare e consistettero prevalentemente nella conservazione e nel commento dei tesori antichi.

Nell'Europa occidentale le cose andavano anche peggio. Senza incorrere nell'errore di estendere il giudizio a tutto il Medioevo nel suo complesso, si può tranquillamente asserire che gli anni dell'Alto Medioevo furono veramente gli anni bui della Scienza europea. Dal secolo VIII fino a metà del secolo XV i matematici più importanti scrivevano in arabo e vivevano nel mondo afro-asiatico di cultura islamica. In seguito il baricentro si spostò di nuovo verso l'Europa cristiana in cui si usava il latino; ma questo lo vedremo in seguito.

Qualcuno disse che in quegli anni in Europa si poteva sentire soltanto il graffiare della penna del Venerabile Beda (672 - 735) che in Inghilterra scriveva di temi piuttosto ridicoli, quali la rappresentazione dei numeri per mezzo delle dita e la Matematica necessaria al calendario ecclesiastico. Se non altro almeno sosteneva che la Terra fosse rotonda "come una palla da gioco" ed effettuò addirittura un calcolo approssimato dell'età della Terra cominciando a dividere gli anni in prima di Cristo e dopo Cristo.

Un altro nome marginale che si può citare è quello di Alcuino da York (Northumbria 735 – Tours 804) convocato da Carlomagno a dare nuova vitalità all'istruzione in Francia; ma i suoi contributi alla Matematica furono prossimi alla zero.

Nella prossima puntata cominceremo a parlare del basso medioevo in Europa con Gerberto di Aurillac e la Logica degli scolastici.

Indice della serie

martedì, settembre 15, 2009

Carnevale della Matematica #17

Così come il 14 dei mesi precedenti ieri è arrivato il Carnevale della Matematica. Stavolta è il blog GRAVITÀ ZERO ad ospitare l'edizione numero 17.

Ci sono moltissimi articoli interessanti.
Il mio umile contributo viene introdotto in questo modo:



Dioniso, sta preparando una storia della matematica, anzi "Un avvincente percorso storico tra Numeri e Geometria - come spiega - ... per quanto possa consentirlo un blogghetto"
Un percorso storico tra Numeri e Geometria che parte da Pitagora per arrivare alla fine del XX secolo. Ecco le puntate 8 e 9.
Parte 8: la Biblioteca di Alessandria: Eratostene, Diofanto e Pappo: quando frequentavate la scuola elementare la maestra vi diceva che prima di Colombo si pensava che la terra fosse piatta? Beh, è un'affermazione totalmente falsa. Vediamo perché.

Parte 9: ascesa e declino della Biblioteca di Alessandria: il numero di opere letterarie che si conservavano nella Biblioteca di Alessandria è stimato in circa 700.000 volumi. Qualcuno asserisce che si sfiorasse addirittura il milione.


Una novità di questa edizione è la seguente:

"Innanzitutto un annuncio: con intesa di .mau. si è pensato di attivare una pagina fan su Facebook del Carnevale.

Il motivo è presto detto: Facebook è oggi il canale Web più utilizzato dagli italiani (
11.301.400 persone in Italia sono iscritte al momento in cui scriviamo). Dunque non possiamo ignorarlo per raggiungere soprattutto le giovani generazioni. E così speriamo con questo piccolo contributo di allargare ad altri la passione per la bellezza di questa disciplina!"

martedì, settembre 08, 2009

Val più la pratica. Piccola grammatica immorale della lingua italiana

Questo libro di Andrea De Benedetti mi è stato regalato da una coppia di amici italo-teutonici che conoscono bene la mia passione-patologia. Ne ho completata la lettura in soli due giorni. Trattandosi di sole 166 pagine non è una grande impresa, mi direte. Certamente non lo è! A me però capita rarissimamente di sostenere tali ritmi di lettura, soprattutto in ambito monobiblico. Devo aggiungere comunque che sicuramente avrà contribuito anche il fatto che ho cominciato la lettura nel primo giorno della nostra vacanza balneare calabrese. E che il tema trattato nel libro mi interessa molto.

Il linguista e giornalista Andrea De Benedetti, a me precedentemente ignoto, riesce ad affrontare temi - generalmente ritenuti, forse a ragione, pedanti - in modo leggero, ironico e interessante, fornendo comunque molteplici riferimenti bibliografici per ulteriori approfondimenti. Non è probabimente una tipica lettura da ombrellone, anche se per me lo è stata (e comunque la stagione volge ormai alla fine); dalla mia umile e modesta posizione di dilettante della domenica la consiglierei comunque a tutti quelli che nutrono un minimo di interesse nei confronti della nostra lingua e soprattutto a quelli affetti dai vari stadi di neo-cruschismo.
Chi sono i neo-cruscanti (o neo-crusc come ironicamente li definisce Andrea De Benedetti)? Lo stadio più grave di tale patologia lo si raggiunge quando ci si mette a "tempestare le redazioni dei giornali di lettere indignate e apocalittiche sul destino dell'italiano, a creare associazioni per la difesa del congiuntivo o del pronome dativo "loro" e a trillare come metal detector impazziti ogni volta che si rileva un congiuntivo mancato". Il parossismo lo si raggiunge infine quando si arriva a criticare i linguisti di mestiere in quanto troppo permissivi e lassisti.

Mi ritrovo a dover confessare (coming out ;-) di aver contratto anch'io tale malattia. Ma credo di averla arginata e cronicizzata nella zona dei primi stadi. Mi considero un po' un quasi neo-crusc semipentito e penso che questo libro mi abbia facilitato il cammino verso la redenzione.
Una psicopatologia residua da cui probabilmente non riuscirò (vorrò?) mai guarire è l'anglicismofobia: lochèscion, manàgment, uèlfar, miscion e il famigerato trend negativo continuano a farmi trillare come un metal detector ;-) impazzito. Vabbè. Ognuno ha le sue fisse (idiosincrasie).

Andrea De Benedetti sfata molti luoghi comuni e soprattutto fa notare che i neo-crusc, ma non solo, sopravvalutano enormemente il ruolo della grammatica. Si aspettano troppo da essa. Si aspettano qualcosa che va oltre le capacità di tale disciplina.
Il punto fondamentale è che "la lingua esiste prima della grammatica e il compito della grammatica scientifica non è quello di prescrivere bensì quello di descrivere: di analizzare come i parlanti si comportano e non come dovrebbero comportarsi".

Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano in materia i linguisti tedeschi e soprattutto quelli che hanno fondato l'Internationale Arbeitskreis für Orthographie e podotto la riforma ortografica tedesca imposta per decreto in tutti i paesi di lingua tedesca.

Andrea De Benedetti mostra inoltre che esistono altre vie alla grammatica che non passano per forza attraverso l'analisi logica tradizionale e che spiegano persino più cose. Come ad esempio la grammatica delle valenze, la grammatica dei casi profondi e la grammatica pragmatica.