lunedì, giugno 30, 2014

Stagione orchestrale estiva: Márquez, Lara, Piazzolla, Gershwin, Milhaud

Il tema principale del concerto stavolta è l'America Latina. Forse a causa del mondiale? Forse perché suoneremo la sera della finale per il 3° posto? Boh! A voi l'ardua sentenza.
In ogni caso, ecco programma e date della stagione estiva dell'orchestra Musikfreunde Heidelberg.

Date

Giovedì 10 Luglio alle 19:30 a Neustadt 

Sabato 12  Luglio alle 19:00 nella Stadthalle di Heidelberg

Come da tradizione, se vi troverete nei dintorni il 10 o il 14 luglio siete invitati ai concerti.




Programma


George Gershwin - Cuban overture

Arturo Márquez - Conga del fuego e Danzón No. 2






sabato, giugno 28, 2014

I mondiali di un emigrante: 2014

Con espressione triste: - Allora siete usciti eh?
- Mejo! Meno pensieri. Pe' noi... Ma pure pe' voi.
Sorridendo: - Vero, vero.

giovedì, giugno 26, 2014

Cammino transappenninico: primo giorno

Venerdì 13 giugno 2014 
Il viaggio in auto verso l'aeroporto comincia con la giusta positività per affrontare il Cammino transappenninico. Anche se, per un cambiamento di orario della Ryanair, stavamo quasi per perdere il volo. Dopo un pranzo da Eataly raggiungiamo Passo Corese con un treno affollatissimo. E, dopo una cena materna pantagruelica, verso mezzanotte andiamo a letto. Durante la notte, la cena, fatta di fritti, salsiccia e broccoletti, coratella e due dolci, si fa sentire.

Sabato 14 giugno
Alle 6:15 ci svegliamo e riusciamo a partire da Scandriglia (535 m - 3140 abitanti) poco prima delle 7:30. Fino a u Passionnaru c'è il sole. Andiamo avanti tra canti e chiacchiere. La salita è medio-dolce e abbastanza costante. Intorno ai 650 m di altitudine gli uliveti scompaiono del tutto per lasciar spazio a un bosco di querce, carpini e aceri. La prima pausa idrica è alla fontana di Bernabè. Salendo ancora, le querce diventano più imponenti. Giunti intorno a quota 900, il cielo si copre e, dopo "u pratu da cerecia", comincia a scendere qualche goccia. Oltrepassato il punto più alto della provinciale a quota 1000 m ridiscendiamo per gli ultimi 5 km.
Alle 10:40, dopo circa 14 Km, arriviamo a Orvinio (840 m - 472 abitanti). E lì esce di nuovo il sole. Spendiamo un tre quarti d'ora tra pizza bianca, caffè e visita del centro storico, dove una signora anziana ci spiega il mistero delle bottiglie e dei gatti. Proseguiamo quindi su di un'aspra discesa in direzione di Vallinfreda. Lì il cielo si oscura e cominciano a scendere goccioloni di pioggia. Ma sono radi. Ci bagniamo ma dopo un po' smette. E ci asciughiamo di nuovo. La cosa non ci disturba. Anzi, forse è meglio del sole battente.
Il paesaggio si trasforma presto in una sorta di altipiano con alture e radure che solo a guardarle viene in mente il bestiame. E infatti presto si odono anche i suoni tipici della pastorizia e si scorgono vacche, pecore e cavalli a punteggiare le radure. Lì entriamo nella provincia di Roma. Dopo un po' si comincia a risalire fino a tornare sopra alla quota di Orvinio: 874 m. A Vallinfreda (316 abitanti) ci fermiamo al ristorante Pappa e ciccia dove prendiamo un succo e un arancino, che non è niente male. Verso le 14 ripartiamo. La strada è tutta curve strette e scende piuttosto rapidamente.
Intorno alle 15 il cielo si oscura di nuovo. E, poco dopo, comincia a piovere a dirotto. Non trovando ripari continuiamo a camminare sotto la pioggia battente per un quarto d'ora circa. Ma già dopo cinque minuti la pioggia comincia a penetrare il tessuto che pensavo impermeabile. Quando ormai anche le scarpe sono zuppe squilla il cellulare. È mia madre. Eravamo rimasti d'accordo che lei e mio padre ci avrebbero portato due dei tre bagagli Dopo qualche minuto, quando siamo alle porte di Riofreddo (705 m - 890 abitanti), i miei sopraggiungono in macchina. Ci troviamo a 5 km dalla meta e alla fine decidiamo di approfittare del passaggio. Raggiungiamo così il B&B Le macchie di Arsoli (470 m - 1670 abitanti) e la signora Filomena (Telefono: +39 338 497 6325) si rivela immediatamente una persona gentilissima. Lei e suo marito ci accolgono subito come fossimo amici di famiglia. Dopo esserci asciugati e sistemati ridiscendiamo e risaliamo verso Arsoli. Dove, nel ristorante della figlia della signora Filomena, assaggiamo degli ottimi arrosticini di castrato. Molto più gustosi e succosi di quelli che vengono solitamente proposti. La cameriera ci spiega che sono tagliati a mano. Girovagando infine per le vie di Arsoli ci imbattiamo in una singolare festa privata. Dove, di fronte alla porta del locale che la ospita, una decina di bimbi neri giocano e schiamazzano.

martedì, giugno 24, 2014

Il mio bisnonno scriveva problemi autodefiniti in versi

Solo dopo la lettura di Crisi d’identità di Marco Fulvio Barozzi ho scoperto che il mio bisnonno, a sua insaputa, scriveva problemi autodefiniti in versi. Lui si esprimeva in dialetto sabino e anche per i versi usava quel dialetto. Ecco quindi il suo problema autodefinito in versi sabini la cui soluzione mia madre mi svelò da bambino.

Tre città della Lombardia
Una Milano e una Pavia
Io t'o dico e tu non 'o sa'
Como se chiama vell'ara città1

In onore e ricordo del mio antenato ho provato a cimentarmi anch'io. Il risultato è ben lungi, in fatto di sintesi, bellezza ed eleganza, da quello quello del mio bisnonno. Ma tant'è.

Tre note della scala inglese
Una è F e una è D
F-D in esadecimale rese
Un nuovo numero che x6 sortì
Un'altra nota della scala inglese
Do a te la risposta così

Su invito di Popinga mando il tutto a identicrisi@gmail.com.


1 Traduzione dal sabino: "come si chiama quell'altra città"

lunedì, giugno 23, 2014

Carnevale della matematica di luglio

Il 14 luglio la 75-esima edizione del Carnevale della matematica (nome in codice: “il merlo tra i cespugli, tra i cespugli”) sarà ospitata da me su Pitagora e dintorni. Il tema sarà "La matematica della musica o la musica della matematica" sottotema "C’è più matematica nella musica o più musica nella matematica?". E, come sempre, tutti i contributi fuori tema andranno benissimo lo stesso.

Lista dei Carnevali passati e futuri

lunedì, giugno 16, 2014

La camminata come metafora della vita

Pianifichi percorsi e tappe. Ma poi ti arriva l'acquazzone... O l'urgano. E sei fortunato se riesci a trovare un riparo. Altrimenti gli eventi ti possono travolgere o spingerti a rinunciare.

martedì, giugno 10, 2014

La matematica degli Hindu: Śulbasūtra, influenze greche e zero posizionale

Lunedì 19 maggio, mentre preparavo l'aula a Mumbai per il corso che avrei dovuto tenere nei giorni successivi, ho notato una cornice appesa alla parete. Dopo una rapida occhiata mi sono accorto che parlava del matematico Bhāskara I esaltandone le qualità di precursore in diversi ambiti della matematica, che solo diversi secoli dopo sarebbero stati ripresi dai matematici europei. Mi è subito venuto in mente che nella mia serie di storia della matematica ho citato la matematica degli Hindu molto marginalmente e solo per introdurre la Matematica islamica. Forse è arrivato il momento di colmare la lacuna, mi son detto. E quindi eccoci qua a fornire un po' più di dettagli su quella matematica e su Aryabhata, Brahmagupta e Bhāskara: i primi grandi matematici del periodo classico indiano. 
Secondo Kline1 non ci sono pervenute tracce dell'utilizzo della matematica in India antecedenti all'VIII sec. a.C. Il più antico documento che contiene qualche esempio primitivo di matematica degli Hindu sarebbero i ŚulbasūtraProdotti in un periodo che va dall'VIII sec. a.C. al II sec. d.C., i Śulbasūtra contengono principalmente le istruzioni e la geometria per la costruzione di altari. Nel corso di tali progettazioni gli Hindu vennero a conoscenza di alcuni fatti geometrici come, ad esempio, il teorema di Pitagora, che compare enunciato in questa forma:
"La diagonale di un rettangolo oblungo produce da sola entrambe le aree che i due lati dell'oblungo producono separatamente"
Ma, come già detto anche per le antiche civiltà, essi possedevano una conoscenza applicativa del teorema di Pitagora senza comprenderne appieno la portata teorica. Furono i pitagorici i primi che ne compresero la profondità e che lo dimostrarono.
Per quanto riguarda invece l'aritmetica si conosce ben poco del periodo dei Śulbasūtra. Ad ogni modo, sia la geometria sia l'aritmetica erano prive di dimostrazioni. Quello che si usava erano solo delle regole empiriche.

Intorno al III sec. a.C. cominciano a comparire i simboli numerici brahmanici. Da notare l'uso di simboli diversi per i numeri da 1 a 9 ma senza che lo zero sia incluso nel sistema.
Kline afferma anche che la matematica hindu sarebbe diventata significativa solo dopo essere stata influenzata dai risultati greci. Producendo quello che viene indicato come il secondo periodo della matematica hindu. Che va dal III al XIII sec. d.C. All'inizio di questo periodo, scrive Kline, la geometria alessandrina influenzò in maniera determinante gli hindu, ma essi avevano un dono speciale per l'aritmetica. Anche la loro algebra è possibile sia stata mutuata da Alessandria, e forse anche direttamente da Babilonia, ma anche qui gli hindu produssero molti risultati.
Per quanto riguarda invece la nascita dello zero posizionale, che determinò lo sviluppo del celeberrimo sistema numerico posizionale hindu in base 10, da cui deriva il nostro moderno sistema di numerazione, gli storici la collocano in un periodo che va dal I al IV sec. d.C. Come esempio si può citare il manoscritto di Bakhshali il cui linguaggio implica una stesura non successiva al IV sec. d.C. Sebbene la prima occorrenza che indiscutibilmente mostra il simbolo dello zero compaia in una iscrizione ritrovata nel tempio Chaturbhuja di Gwalior e datata 876 d.C. Altri storici ritengono che uno dei primi esempi di un uso posizionale dello zero lo si possa trovare nella traduzione in Sanscrito di un testo del V sec. d.C. di cosmologia Giainista il cui originale è andato perso: il Lokavibhaga.
Per concludere, l'ipotesi più probabile è che lo zero posizionale sia stato usato sporadicamente per un certo periodo iniziato tra il I al IV sec. d.C. E che a partire dal VII sec. d.C. il suo uso abbia prevalso e sia entrato nell'uso comune.
È abbastanza certo, invece, che intorno al 500 l'astronomo Aryabhata cominciò a usare la parola kha ("vuoto") a significare "zero" in una disposizione tabellare delle cifre. Ma di Aryabhata, insieme a Brahmagupta e Bhāskara, parleremo nella prossima puntata.


Puntate precedenti...

Indice della serie



1 Morris Kline, Storia del pensiero matematico - Einaudi

Amore e odio

Pubblico un'interessante discussione che ha avuto luogo su facebook.

Dioniso Non riuscire a essere quello che si sarebbe voluti essere o ad avere quello che si sarebbe voluto avere genera spesso un odio verso quella cosa?

P.T. E' più difficile digerire un proprio fallimento che l' assenza di qualcosa o qualcuno che nn si e' riusciti a trattenere nella nostra vita
E.K. Ciao, poni una questione complessa.. È difficile rispondere su feisbuc
M.C. no, per me, semmai genera ulteriore amore.
B.V. la volpe e l'uva? (se non odio, almeno un disdegnoso disinteresse, per "salvare la faccia" con se stessi)
Dioniso @M.C., quella di cui parli tu è la reazione virtuosa. Ma purtroppo a volte si può innescare pure quella viziosa. A me è capitato di vivere entrambe le esperienze e anche di osservarne i sintomi in altre persone.
M.C. La mia è esperienza personale: io nella vita avrei voluto fare qualcosa che fosse inerente alla musica (eventualmente anche a livello professionale), per svariati motivi che ora sarebbe noioso analizzare, non ci sono riuscito. Ma questo non mi ha assolutamente impedito di amarla in maniera ancora più appassionata. E comunque, non è ancora detta l'ultima...

mercoledì, giugno 04, 2014

Riflessioni sulla violenza misogina - di Brian Levinson

Ieri Il Post ha pubblicato una traduzione dell'articolo "I Could Have Been Elliot Rodger" che Brian Levinson ha scritto su Slate. L'ho letto e mi pare contenga riflessioni interessanti sulle frustrazioni sessuali e misogine che possono spingere un ragazzo a uccidere sei persone. Di seguito ne riporto una sintesi.

"Ciascuno può trovare i propri motivi per disprezzare le 141 pagine del manifesto di Elliot Rodger, il 22enne che la settimana scorsa ha ucciso sei persone e ferito altre tredici in California. Il testo è un tale miscuglio di misoginia, razzismo, autocommiserazione, arroganza ...
Anche io ho le mie ragioni per odiare quel manifesto: avrei potuto esserci io, al posto di Elliot Rodger.
Da adolescente e studente universitario, avrei potuto scriverla io, una tirata del genere. ... Dopo aver letto il manifesto di Rodger, ho ripensato al ragazzo che avevo smesso di essere: un tizio il cui pendolo emotivo oscillava costantemente fra rabbia e tristezza; uno che pensava che avere una ragazza avrebbe risolto tutti i propri problemi, e che provava un piacere grottesco a riversare la propria rabbia su ragazze che non avrebbe mai potuto avere e ragazzi che non avrebbe mai potuto essere.

Io e Rodger abbiamo lo stesso profilo psicologico di altri mattoidi solitari..
.
Fatemi spiegare meglio.

Tutti ci sentiamo soli, ogni tanto. Ciascuno ha dei momenti in cui si sente inadeguato, invidioso, e scettico riguardo le proprie capacità. A tutti capita di arrabbiarsi e non sentirsi amati a sufficienza. Specialmente durante l’adolescenza, quando gli ormoni, una devastante pressione sociale e una nuova e inesplorata indipendenza girano 
all'impazzata dentro di noi come palle da biliardo.
Per la maggior parte delle persone, questi sentimenti sono come l’erbaccia. Crescono, mettono la testa al sole e poi seccano. Ma per certi giovani maschi sono come un rampicante. Crescono senza controllo dentro di te, fino a che la tua personalità è nascosta da strati e strati di questa robaccia. Diventi come una specie di piccola palletta colma di energia negativa (come mi definì un mio amico alle superiori). E tutto questo è generato da un unica ragione: che la vita è ingiusta, e tu non puoi farci nulla.

L’infanzia procedeva su un binario preciso: obbedisci alla tua famiglia e alle maestre, e tutto andrà bene. L’adolescenza, al contrario, è una cosa completamente diversa. Nessuno ti spiega le regole di questo gioco, che quindi ti risultano incomprensibili..
.
Per tutta la vita, i tuoi genitori e insegnanti continuano a ripeterti che sei unico e meraviglioso, e che puoi raggiungere qualsiasi obiettivo se ti impegni a sufficienza. Ma dopo la pubertà, quegli sforzi peggiorano le cose di molto. Più provi a integrarti con quelli popolari e più diventa ovvio che non diventerai mai loro amico. Più provi a fare colpo su una ragazza, e più assomiglierai a Ralph Winchester in
 quella famosa puntata dei Simpson («Quindi, ehm, ti piace… fare delle cose?»).
Dal momento che non le capisci, le regole dell’adolescenza possono trasformarti da una persona solitaria a un labirinto di contraddizioni. Odii i ragazzi di successo che ti rifiutano, ma al contempo vorresti tanto essere uno di loro. Odii te stesso per essere un mattoide solitario, ma al contempo credi di essere meglio di chiunque ti stia attorno – più intelligente, sensibile e consapevole di quanto gli altri possano immaginare...

È molto facile prendere in giro la pretesa di Rodger secondo la quale «si meritava» una ragazza. Ma l’unico modo che conosceva per meritarsi qualcosa era comportarsi bene, in un sistema nel quale chi invece fa cose sbagliate riceveva una punizione. Sbriga le faccende di casa, riceverai il permesso di fare cose. Rompi la finestra di un vicino, e sarai messo in punizione. Quando nei suoi rapporti adolescenziali Rodger è stato punito per quello che lui riteneva “un modo giusto” di comportarsi, ha di conseguenza risposto con l’autocommiserazione, che ha gradualmente lasciato spazio alla rabbia.

Ma in che modo Rodger – e qualsiasi altro ragazzo solo e con problemi psicologici – avrebbe potuto comportarsi in modo diverso? Durante l’adolescenza, gli ormoni trasformano il tuo corpo in una pubblicità ambulante per il Viagra, e i tuoi pensieri in un film porno proiettato a ripetizione. Ma al contempo le ragazze ti spaventano e spiazzano. Sono semplicemente così 
diverse –  ”un equivoco di donna”, come scriveva Jeffrey Eugenides - impossibili da comprendere. Spesso, non sembrano nemmeno umane: puoi cercare di capirle solo come insieme di più parti – facce, voci, braccia e – chiaro – quegli occhi che ti lasciano inchiodato al muro, scosso.
Dal momento che non le capisci, è facile trasformare le ragazze in esseri magici, il cui amore ha lo stesso effetto taumaturgico del sangue di unicorno. La gioia che ricaverai da una relazione con loro compenserà la tua mancanza di popolarità. Legittimerà la tua intelligenza, sensibilità e gentilezza. In sintesi proverà a te e a tutti gli altri che sei un essere umano, come tutti gli altri.

Ovviamente, applicare la propria logica giovanile a cose complicate come il sesso, l’amore e le relazioni con gli altri è impossibile. Crescere vuole anche dire accettare che gran parte di queste cose siano incomprensibili. Siccome i mattoidi solitari non afferrano questo concetto, l’incessante ripetersi dei loro futili ragionamenti li spinge a un livello di disperazione sempre più profondo.

Se credi che l’amore sia la soluzione a tutti i problemi della tua vita, ma al contempo non riesci a essere amato, la violenza diventa una via di fuga affascinante. E indirizzare la tua violenza verso altre persone significa essere legittimati – seppure per pochi attimi – ad avere totale controllo di chi perde e chi vince in questo gioco incomprensibile.

Per me, la parte più inquietante del manifesto di Rodger è quella in cui lui scrive: «Dopo aver preso in mano il fucile io… ho provato una sensazione tutta nuova di potere. Chi è adesso il maschio alfa, eh, stronze?, pensavo dentro di me rispetto a tutte quelle ragazze che in passato mi avevano guardato dall'alto verso il basso»
Non so spiegarmi la ragione per cui una larga maggioranza dei ragazzi solitari, negli Stati Uniti, cresce e diventa una schiera di persone normali come me, mentre altri finiscono nella voce di Wikipedia “Folli attentatori statunitensi”. Io stesso mi spacciavo per un intellettuale, ma avrei scambiato volentieri una lettera di ammissione a Harvard con un bacio di una mia compagna che chiamerò Cinzia. Sono rimasto vergine fino a un anno dopo la fine dell’università.

Klebold e Rodger avevano degli amici; Cho aveva una famiglia che lo amava, palesemente. Perché questi ragazzi hanno preso in mano un fucile, mentre io no? Forse è stato merito dei miei genitori: come molti cinquantenni 
liberal e urbanizzati detestano l’uso delle armi. Da piccolo, non mi era permesso giocare coi fucili. Forse è stato merito dell’epoca in cui vivevo, prima di Columbine, quando l’omicidio di massa non era ancora una soluzione praticabile per l’affermazione di sé.
Prima di cavarmela così facilmente, vuoto il sacco: io lo ero, violento. Non ho mai fatto male a nessuno, fisicamente, tanto meno a una ragazza. Ma dal punto di vista sentimentale ho abusato di ogni ragazza che mi ha rifiutato. Alle superiori, ho definito Cinzia «una disgustosa puttana» dopo averla vista accoccolarsi assieme al proprio ragazzo durante una gita di classe. Al college, mi sono presentato ubriaco davanti alla porta di una ragazza che aveva appena deciso di interrompere la nostra relazione di due settimane, la sera dopo che lei mi aveva mollato: bussai e urlai finché lei non minacciò di chiamare la polizia. Dopo la laurea, quando una serata coi miei colleghi finì con la ragazza per cui avevo una cotta che veniva accompagnata a casa da uno sconosciuto, urlai davanti ai miei colleghi che la mia vita sarebbe stata migliore «se solo la stronza fosse morta». I miei capi erano sconvolti; quando mi licenziarono il giorno dopo, mi diedero la notizia in uno studio psichiatrico a più di 15 chilometri di distanza; temevano che dessi improvvisamente di matto in ufficio.

Oggi le cose vanno molto meglio. Ho una fidanzata meravigliosa e faccio un lavoro che mi piace. L’età e gli antidepressivi mi hanno ammorbidito, e una dieta più salutare e un regolare esercizio fisico hanno aumentato la mia autostima. ... 
Ma l’Elliot Rodger che è in me non è scomparso. Non è attivo quanto lo era un tempo, ma temo che sarà sempre lì: ad aspettare il prossimo momento in cui mostrare a tutti chi è il maschio alfa, ora, stronze."