Rispetto al
viaggio USA dello scorso anno stavolta ho molto meno da raccontare. Purtroppo i tempi serrati tra
la vacanza italica e la partenza per questo viaggio non mi hanno consentito il solito girovagare per la città di scalo e i ritmi serrati al lavoro, con l'opera di ciceronaggio con il mio nuovo acquisto di Tokio e questo corso sulle metodologie di risoluzione dei problemi, mi concedono pochissimo tempo libero. Devo rubarlo qua e là. Tra la fine di un corso e l'inizio di una cena di lavoro.
Oppure la mattina sfruttando la maledizione dei troppo velocemente attraversati meridiani terrestri. Stamane ad esempio il dio dei meridiani mi ha fatto svegliare alle 4:30. Dopo vari tentativi vani di riprendere sonno mi sono alzato e sono uscito all'alba per una corsetta. Ho potuto così constatare che in questo strano questo posto, appena si sconfina di un centinaio di metri dalle strutture alberghiere supertecnologiche e dalle ragnatele di superstrade a 5-6 corsie uno si trova circondato da una natura paragonabile a quella delle parti più incontaminate dei nostri parchi.
Imboccato il sentiero silvano che parte dal parcheggio dell'albergo ho trovato immediatamente questi funghi.
Sono stato tentato di usarli per un aperitivo alla colazione. Ma poi ho desistito: erano troppo belli. Che dite? Forse sarei stato più creativo nel trovare le risoluzioni ai problemi durante il corso?
Poi continuando a correre ho visto con la coda dell'occhio un grosso animale che scappava. Credo si trattasse di un daino.... oppure.... era forse l'effetto virtuale del fungo?
Forse il fatto più interessate di questo viaggio è che sto imparando qualcosa sulla cultura giapponese dal mio nuovo collega. Mi ha parlato del loro tipo di rapporto reverenziale con chiunque occupi un gradino superiore nella scala socio-anagrafica, mi ha mostrato le foto del più grande mercato del pesce del mondo che si trovava sotto le finestre del loro precedente ufficio, con particolari di centinaia di tonni allineati (e lì non ho potuto fare a meno di pensare che molti di quelli era stati probabilmente
pescati nel mediterraneo) e infine mi ha spiegato i primi rudimenti del sistema scrittura giapponese.
Ho scoperto così che, non solo il
sistema di scrittura giapponese è composto da
logogrammi cinesi, che di per sé rendono le cose già molto complicate, ma che i giapponesi usano addirittura altri due alfabeti. Fatto che rende tale sistema il più complicato tra i sistemi di scrittura esistenti. In tutto i giapponesi usano quindi tre alfabeti: il
Kanji, costituito da caratteri cinesi;
il
Kana, sistema sillabico a matrice, che a sua volta si divide in:
Hiragana, usato insieme al kanji per parole giapponesi originali o naturalizzate e per elementi grammaticali; e
Katakana, usato per le parole straniere, per i nomi, per le onomatopee e per i nomi scientifici.
A proposito, avete presente lo stereotipo linguistico dell'orientale che trasforma tutte le "r" in "l"? Be' è parzialmente vero. In quanto molte volte le "r" diventano "l" ma molte altre volte succede il contrario: cioè le"l" diventano "r". Quindi, ad esempio, "Italy" si tramuta in "Itry". Diciamo che quando non capisco qualche parola mi devo fare sempre una conversione mentale con tutte le possibili permutazioni di "r" ed "l" presenti nella parola.
Comunque, se imparerò cose nuove vi terrò aggiornati. So che starete tutti fremendo per una nuova lezione di giapponese.