sabato, giugno 15, 2013

Strutture e regole sociali indiscusse e indiscutibili

Più volte in questi quasi quattordici anni di residenza transalpina, e soprattutto negli ultimi tempi, mi sono interrogato sugli effetti della rigida strutturazione sociale sul carattere del popolo che ci ospita. Strutturazione e regolamentazione che comincia già dalle scuole elementari. Ieri sera, leggendo questo libro, ho trovato un paio di passi di Francesca Rigotti che voglio citare.

Nel primo la Rigotti parla di una regola/consuetudine del sistema universitario locale. L'ho trovata illuminante perché secondo me descrive molto bene come spesso alcune regole vengono vissute qui.
"Si tratta di una pratica socialmente accettata e diffusamente apprezzata come dato di fatto indiscusso e indiscutibile, una specie di a priori kantiano dello studio universitario che solamente una straniera critica come me trova bizzarra e anche coercitiva."

Nel secondo la filosofa riflette sul dolore suscitato in lei dal distacco dei figli e scrive:
"Vieppiù per noi emigrati. Giacché, anche per gli emigrati di lusso, gli emigrati intellettuali che non devono lasciare il paesello con la valigia di cartone, la vita sociale è un problema, grande o piccolo, e non conosco emigrante che questo problema non abbia. Non ci sono parenti vicini, gli amici sono rimasti là, ci sono colleghi di lavoro, sì, ma c'è sempre il gap culturale - per questo mi fanno sorridere le apologie del cosmopolitismo che lo celebrano come conquista meravigliosa. Insomma si è soli, il prezzo della libertà è la solitudine, si sa, e ancora di più si è soli quando i figli se ne vanno."

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