giovedì, dicembre 17, 2020

La metafisica del populismo

Ieri ho finito di leggere Il colibrì. Nei ringraziamenti finali, Sandro Veronesi scrive:
"l’idea del conflitto tra verità e libertà proviene dalla lettura di un formidabile saggio di Rocco Ronchi intitolato Metafisica del populismo, pubblicato sulla rivista “Doppiozero” del 12 novembre 2018. È veramente una lettura illuminante, che tutti dovrebbero fare."

E allora ecco l'articolo illuminante:

Metafisica del populismo

Di cui qui riporto solo la conclusione.

"... Se tale è la metafisica del populismo, bisogna rettificare il giudizio che lo bolla di fascista e razzista. Il suo fascismo non è quello gentiliano dello stato etico ma quello mussoliniano del “me ne frego”. Il suo razzismo non è quello codificato, ideologico e, in un certo senso, ammantato da una pretesa cornice teorica del Mein Kampf, ma quello per così dire “estetico” del “non mi piacciono i negri, gli zingari, i froci ecc.”. Contro questo fascismo e contro questorazzismo sono però inefficaci gli appelli alla libertà razionale, alla terzietà del giudizio, al tribunale della ragione critica. La grande onda della cultura postmoderna ha contribuito a metterne in questioni i fondamenti. Lo ha fatto con le migliori intenzioni, credendo di assicurare all'umanità un futuro di libertà, ma il risultato è stato quello di dare armi teoriche al nemico. A forza di sospettare della verità, della verità non ne è infatti più nulla e a dominare la scena è ormai solo il diritto assoluto dell'uomo del sottosuolo a insorgere contro ogni verità. Per poter essere combattuta su tutti i campi (sociale, politico, istituzionale, giuridico, pedagogico), la battaglia antifascista deve perciò ritornare sul terreno metafisico nel quale si è generata la concezione moderna della libertà nella sua doppia versione, intellettuale ed esistenziale, libertà per la necessità e libertà dalla necessità. Come pensare, come praticare, come sperimentare “qui e ora”, in queste situazioni determinate, una libertà del terzo genere, una libertà che sia finalmente “reale” e non immaginaria come lo è quella dell'anarca populista?"

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