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domenica, ottobre 25, 2020

Integrazione e interazione

Ascoltando la punta odierna di Uomini e profeti mi è tornata in mente una discussione sui temi "integrazione e interazione" che avevo ascoltato e su cui pensavo di aver scritto una riflessione. Ma non l'ho ritrovata.. 

Ad ogni modo, sono rimasto ammirato dalla profondità di pensiero di Ahmed Bah (se non ho capito male il suo nome), attore, scrittore e musicista senegalese appartenente alla confraternita della Muridiyya, di cui non sapevo nulla. 

venerdì, ottobre 29, 2010

Multiculturalismo e integrazione

Sempre più spesso, e soprattutto a queste latitudini, mi capita di sentire la parola "integrazione" usata in un modo che mi turba. E non mi riferisco all'integrazione matematica.
Ieri mi è capitato di sentire una citazione di Patrick Savidan (filosofo francese). Ri-cito e reinterpreto a memoria: "L'integrazione non dovrebbe essere intesa come assimilazione ma come un processo basato sul rispetto reciproco".

Definizione presa dal dizionario:
integrazione: fusione fra diversi gruppi etnici e razziali.

Fusione! E non assimilazione! E tanto meno annullamento!

martedì, dicembre 08, 2009

White Christmas in Padania



Tanto per rimanere in tema vi segnalo questo bellissimo e sintetico articolo di Alessandro Portelli:

White Christmas in Padania

Alcuni stralci:

E’ proprio vero che siamo un paese di poeti santi e navigatori. Solo in un paese di geni assoluti poteva essere concepita l’idea, scaturita dalla fervida immaginazione di un paese del bresciano, di lanciare di qui a Natale una campagna di pulizia etnica e chiamarla “White Christmas.” La trovo un’idea entusiasmante. In primo luogo, perché spazza via tutte le menzogne mielate di quando ci raccontavano che a Natale siamo tutti più buoni: prendere spunto dal Natale per diventare più cattivi, e farlo in nome delle nostre radici cristiane mi pare un’operazione liberatoria di verità assolutamente ammirevole. Altro che cultura laica. ....

Su un piano più leggero, trovo altrettanto geniale è proclamare che l’operazione si fa in nome dell’ incontaminata cultura lombarda e bresciana – e chiamarla con un nome inglese, per di più orecchiato da una canzone e un film americano. Non si potrebbe trovare un modo migliore per prendere in giro tutta la mitologia lombarda delle radici e della purezza culturale. Non è solo una bella presa in giro di quelli che mettono nomi lumbard sui cartelli all’ingresso dei paesi. Ma è anche un modo per ricordarci che non esiste cultura più paesana, più subalterna e più provinciale di quella che finge un cosmopolitismo d’accatto. ....

E poi, “Christmas” invece di Natale: e hanno ragione, il nostro tradizionale Natale è sempre più sovrastato dall’americano Christmas, lasciamo perdere il misticismo e corriamo a fare shopping.
Aveva proprio ragione la mia amica appalachiana che diceva, “noi poveri di montagna non sognavamo un bianco Natale. Se nevicava, era più che altro un incubo.” Io non so che Natale sognino i senza documenti del bresciano, dopo questo bell’esempio di cristianesimo. La cosa che immagino è che, cacciati dal villaggio, gli stranieri sbattuti fuori di casa andranno a dormire in una stalla e faranno nascere i loro clandestini bambini in qualche mangiatoia.


venerdì, dicembre 04, 2009

Black Italians

Nelle ultime settimane, durante le mie attività sportive ascoltavo le puntate della trasmissione Black Italians di Igiaba Scego.

Ho trovato tutte le puntate molto interessanti e consiglierei a tutti di ascoltarle. Purtroppo gli mp3 non si trovano più sul sito di radio tre. Un paio si possono recuperare da qui.
Da qui invece potrete ascoltarle.

In particolare mi sono piaciute la prima puntata:

Associazione mamme afroitaliani/e

"cosa vuol dire avere un figlio nero o misto nell'Italia di oggi? E cosa vuol dire essere un genitore bianco di un figlio nero o misto nell'Italia di oggi?"


e questa:

Leone Jacovacci

"Il sociologo Mauro Valeri racconta la storia di Leone Jacovacci, il primo nero di Roma a vincere il titolo dei pesi medi nell'Italia fascista."

Anche questa puntata con Laura San Pedro è interessante. L'attrice nera/inglese/spagnola/nigeriana e anche un po' italiana ripete diverse volte quanto le dia fastidio sentirsi definire "di colore".

Qui troverete altre informazioni sul tema.

Ho trovato molto interessante anche questo articolo di Gian Antonio Stella: I fischi in campo a Balotelli e la colpa di sentirsi italiano.

Qualche estratto:

Ma certo, il ragazzo qualche volta rovescia la sua timidezza, che dicono alle qualità tecniche, in provocazioni da bullo. Come quando, dopo un gol alla Roma, andò a fare le linguacce ai tifosi giallorossi....

Troppo facile, però, dire che ha un caratteraccio. Dietro le sue intemperanze, le sue ribellioni, i suoi sfoghi, c’è qualcosa di più. ....

Ciò che non viene perdonato al giovane campione interista è di non essere uno dei tanti campioni di colore («vabbè, puzzano, ma se ci fanno vincere...») che arrivano, aiutano a conquistare gli scudetti o una medaglia olimpica e a fine carriera se ne tornano a casa. Balotelli è nero ma parla bresciano ed è italiano. Peggio, rivendica la sua identità italiana: «Sogno la maglia azzurra come l’ha sognata ogni bambino italiano». È questo che manda in corto circuito i razzisti. .....
Per loro, non esistono black italians. Gli immigrati vanno bene fintanto che restano invisibili, non camminano per strada, non danno fastidio e non hanno diritti. Sono buoni a nulla, non possono essere 'uno di noi'. Balotelli fa cadere il velo su queste spaventose contraddizioni». ....

E sempre lì si torna, all’urlo «non esistono italiani neri». Lo stesso lanciato contro Leone Jacovacci, il giovane e formidabile pugile figlio di un laziale e una congolese che, dopo essere cresciuto nel viterbese ed essersene andato dall’Italia per sottrarsi ai pregiudizi razziali guadagnando la fama sul ring col nome di Jack Walker, ebbe il fegato di sfidare il Duce nel 1928 tornando a Roma per strappare il titolo tricolore al campione in carica nazionale ed europeo Mario Bosisio. Una vicenda straordinaria, raccontata dallo storico Mauro Valeri nel libro «Nero di Roma» e conclusa da una progressiva emarginazione.....

«Ti accorgi che quei ragazzi di origine africana sono in realtà italianissimi quando li senti parlare con i compagni in dialetto veneto, romano, na poletano, piemontese...». Per loro forse, domani, sarà un po’ più facile. Forse. Ma se piglieranno qualche fischio in meno, all’uscita dagli spogliatoi, sarà perché molti se li sta prendendo oggi Balotelli. Il quale, decida o no Marcello Lippi di convocarlo, la sua maglia azzurra se l’è già conquistata. Con quell’amore verso un paese che qual che volta tanto amore non se lo merita affatto.