martedì, novembre 05, 2024

Raffa in the Sky

Un'opera lirica con Raffaella Carrà come protagonista? Ebbene sì. E il risultato è una godibile combinazione di musica colta, pop e citazioni più disparate.

Un'opera lirica con Raffaella Carrà come protagonista? Ebbene sì. E il risultato è una godibile fusione tra musica colta e pop, arricchita da citazioni che spaziano tra riferimenti classici e contemporanei. Un omaggio che mescola mondi e linguaggi diversi, per un’esperienza che riesce a essere, insieme, profonda e leggera.



"Raffa in the Sky è un’opera, una vera opera lirica, che si ispira alla figura iconica di Raffaella Carrà, prima grande diva televisiva italiana ma anche personaggio internazionale. Non è una biografia in musica, ma il racconto di una carriera artistica che ha accompagnato, e talvolta stimolato, l’evoluzione della società italiana dell’ultimo mezzo secolo. Attraverso la straordinaria esperienza della Carrà, l’opera riflette anche sul ruolo dell’artista nella nostra società, sul valore e sull’uso dell’arte, sul ruolo della televisione e degli altri media. Tutto senza dimenticare la musica della Carrà, in un racconto che sceglie la strada del surreale e del paradossale per parlare, in realtà, di noi.

Fantaopera in due atti Libretto Renata Ciaravino, Alberto Mattioli
da un’idea di
 Francesco Micheli
Musica
 Lamberto Curtoni

sabato, ottobre 26, 2024

Nicola Lagioia sulla lotta per la conquista dell'egemonia culturale

"Qualche tempo fa sono stato invitato a un incontro per conto di un istituto Italiano di cultura all’estero. Un paio di giorni dopo mi arriva una mail: il console ci terrebbe che lei non parlasse di fascismo, mafia e, cosa ancor più ridicola, nemmeno di caporalato.
Come ha risposto? 
Naturalmente non sono andato. Ma gli ho scritto: vi rendete conto quanto è imbarazzante per voi questa richiesta? E loro: ce ne rendiamo conto ma in questo periodo è così.
La definirebbe una censura?
No, perché io ho la possibilità di un’infinità di altri megafoni da cui parlare. La definisco un indebolimento dell’istituzione culturale del paese.
È il dichiarato tentativo della destra, di conquistare l’egemonia culturale? 
...

È una colossale stupidaggine. Dove va la cultura non lo può decidere il governo. Lo decidono gli spettatori, il lettori, la critica, i premi. C'è un sistema virtuoso che decide cosa è meglio di altro. Se Almodovar vince il festival di Venezia con un film sul fine vita, non c`è ministro che possa intervenire. L'egemonia nasce dal basso, dal basso e dall’alto, ma non certo dalle stanze del potere. 
Così ovunque. Pensi alla Francia. Houellebecq non è un simpatizzante di Macron ma uno dei più grandi scrittori francesi. E a deciderlo non può essere il presidente o il ministro. Noi in Italia potremmo brillare nella cultura e nell'arte ben oltre il nostro peso geopolitico. E invece veniamo da questi due anni con le ossa rotte. "

giovedì, settembre 12, 2024

L’influenza del bel canto operistico sugli inizi della musica pop americana

“Il punto di partenza di Sinatra, come di molti altri cantanti di quella prima generazione a cui dobbiamo riferire l’invenzione della musica pop, sono i grandi tenori operistici come Caruso. Il mondo del canto americano era pervaso da questa tradizione belcantistica. E Sinatra, e un po’ prima Bing Crosby, si inseriscono proprio in quest’area: attuando una mediazione apparentemente impossibile ma invece molto ben riuscita riescono a fondere lo stile tradizionale del bel canto operistico con la vocalità della musica afro americana – blues e  jazz. Coniugando questi due generi, apparentemente molto diversi, attraverso l’innovazione tecnologica del microfono riescono a creare il nuovo stile degli inizi della musica pop“.

https://www.raiplaysound.it/audio/2024/06/Momus-Il-caffe-dellOpera-del-08062024-a014c229-7ac7-47fb-aeea-61f5bf1016f3.html

martedì, agosto 20, 2024

Le basi della meditazione 4 - L’accettazione II

Uomini e Profeti del 17122024 propone un brano di Corrado Pensa sulla risposta negativa verso l’accettazione.

"Per sviluppare l’accettazione della realtà che ci capita di vivere, occorre un lungo viaggio nella nostra NON accettazione. Nella nostra non adesione alla vita. Nel conseguente disagio che questo ci provoca. Disagio che la pratica ci aiuta a vedere meglio.

È un lungo viaggio in salita perché il nostro resistere all’accettazione è frequentissimo. A cominciare dalla compulsione al giudizio mentale negativo su tutto e tutti, che è una delle forme più sorde e potenti di non accettazione.

Come procedere? Il primo passo, che rappresenta le fondamenta del lavoro interiore, quello di acquisire una grande dimestichezza e familiarità con la non accettazione che è in noi. In pratica, avere la perseveranza di sostenere lo sguardo sul nostro chiuderci. Guardare e riguardare il nostro no.

Infatti, che cosa succede se continuiamo a contemplare la non accettazione in noi? Succede che da un prevalere iniziale di sorpresa e disappunto si passa a un sentimento diverso nel quale il disappunto appare mescolato con una sorta di soddisfazione e fiducia. La fiducia che è proprio questo semplice e difficile lavoro di farsi specchio sempre più fermo a una virtù correttiva e guaritiva. Cominciamo a comprendere che, se è vero che non riusciamo a piegare a martellate la non accettazione, è tuttavia anche vero che il puntuale e sollecito contemplare la non accettazione è  il segreto per arrivare spontaneamente all’accettazione.
Il retto sforzo da compiere non può essere sforzo di accettare a meno che non si tratti di piccole cose. Lo sforzo da fare sarà quello di osservare la non accettazione prontamente, tranquillamente e, ove possibile, per tutto il tempo che essa dura. Ed è dallo sforzo di guardare in questo modo la non accettazione che può sgorgare spontaneamente l’accettazione.
Io sospetto che tanti disincanti e abbandoni sul cammino spirituale abbiano a che fare con la mancata comprensione, o la mancata spiegazione, di questo punto così cruciale. Il dettato fondamentale non è sforzati di accettare, bensì, sforzati di guardare meglio che puoi la non accettazione."