Ho trovato molto interessante la spiegazione di una delle differenze tra l'idea americana e quella europea di Stato che Massimo Cacciari e Paolo Prodi danno nel libro Occidente senza utopie.
Quella differenza, che secondo gli autori si può far risalire alle rivoluzioni americana e francese, ha prodotto effetti ancora chiaramente visibili nelle nostre rispettive società moderne. Almeno questa è l'impressione che mi sono fatta dopo aver frequentato saltuariamente gli Stati Uniti e aver lavorato quotidianamente con colleghi statunitensi negli ultimi quasi due decenni.
"A questo punto i due cammini (quello americano e quello europeo) si distinguono. Da una parte (quella americana) una religione che possiamo chiamare civile, nella quale Dio è garante di un patto politico che gli uomini giurano nella loro costituzione, dall’altra una politica che tende ad assorbire la religione al suo interno costruendo le nuove divinità della nazione, della classe e della razza. Si delineano quindi due vie: una che potremmo definire la via delle “religioni civiche”, l’altra che potremmo definire la via delle “religioni politiche”. Non si tratta certamente di due vie separate ma di due cammini in qualche modo particolarmente intrecciati nella storia del pensiero teologico e del pensiero politico-costituzionale.
...
Sul continente europeo la storia sembra seguire la linea tracciata da Rousseau. Il problema al centro del cinquantennio che va all’incirca dal 1780 al 1830 sembra consistere nel venir meno del principio di una doppia appartenenza che aveva caratterizzato le età precedenti: in vista del monopolio del controllo e del modellamento dell’uomo si impone una sola e unica fedeltà, quella della Nazione. Lo Stato esce vincitore dalla contesa ma attraversando una metamorfosi rilevante, inglobando cioè una forte quota di sacralità da una Chiesa costretta a una linea difensiva sempre più ristretta: l’emergere dell’ideologia dello Stato-nazione al quale l’individuo è consacrato come suddito e poi come cittadino dalla sua nascita (non dal battesimo)."
"A questo punto i due cammini (quello americano e quello europeo) si distinguono. Da una parte (quella americana) una religione che possiamo chiamare civile, nella quale Dio è garante di un patto politico che gli uomini giurano nella loro costituzione, dall’altra una politica che tende ad assorbire la religione al suo interno costruendo le nuove divinità della nazione, della classe e della razza. Si delineano quindi due vie: una che potremmo definire la via delle “religioni civiche”, l’altra che potremmo definire la via delle “religioni politiche”. Non si tratta certamente di due vie separate ma di due cammini in qualche modo particolarmente intrecciati nella storia del pensiero teologico e del pensiero politico-costituzionale.
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Sul continente europeo la storia sembra seguire la linea tracciata da Rousseau. Il problema al centro del cinquantennio che va all’incirca dal 1780 al 1830 sembra consistere nel venir meno del principio di una doppia appartenenza che aveva caratterizzato le età precedenti: in vista del monopolio del controllo e del modellamento dell’uomo si impone una sola e unica fedeltà, quella della Nazione. Lo Stato esce vincitore dalla contesa ma attraversando una metamorfosi rilevante, inglobando cioè una forte quota di sacralità da una Chiesa costretta a una linea difensiva sempre più ristretta: l’emergere dell’ideologia dello Stato-nazione al quale l’individuo è consacrato come suddito e poi come cittadino dalla sua nascita (non dal battesimo)."