domenica, novembre 26, 2017

Piccoli episodi di vita teutonica

In vista dell'arrivo della squadra del nipotame Zucchero si sta organizzando, dopo sondaggio nepotale tra cannelloni e cornetti, per preparare questi ultimi con la ricetta già sperimentata ma non più usata da anni. Io per ora ho contribuito acquistando ieri l'ingrediente principale: mezzo chilo di burro.
Oggi però Zucchero si è accorta che mancava un altro ingrediente fondamentale: il lievito. Ma qui la domenica è tutto chiuso. Abbiamo pensato che l'unica speranza fosse la nostra vecchia panetteria di fiducia, che, oltre a pane e affini, vende anche cibarie, latticini e affini. Ci siamo quindi incamminati, ma, giunti lì, non abbiamo trovato il lievito tra gli scaffali.

– Ci servirebbe del lievito – chiedo alla commessa.
– Non ne vendiamo – mi risponde.

A quel punto Zucchero propone il supermercato della stazione. L'unico aperto di domenica.

– Ma se non vendono neppure il latte fresco. Figurati se hanno il lievito di birra.

Ma col cuore pieno di speranza-è-l'ultima-a-morire ci incamminiamo verso la stazione. Senonché, giunti in prossimità di Carosello, il nostro ristorante italiano preferito della città ...

– E se chiedessimo a loro? – dice Zucchero.
– Sai che non è per niente una cattiva idea? Fanno pane e pizza, quindi devono averlo.
– Ma sarà brutto, dai.
– Ma no! Proviamo. Secondo me ce lo danno.

– Ci servirebbe un favore – dico al nostro cameriere di riferimento. – Ieri ci siamo scordati il lievito e oggi lo stiamo cercando ma non siamo riusciti a trovarlo.
– Te serve o levetu? – mi chiede andando subito al dunque e allontanandosi verso la dispensa.

– Grazie, quanto ti dobbiamo?
– Niente, figurati. Dobbiamo volerci bene tra italiani.
– Eh, sì. Sono d'accordo.


Nel frattempo nel nuovo quartiere abbiamo trovato  un pescivendolo che, oltre a vendere del pesce nettamente sopra alla media di qui, sa anche applicare le consuetudini del buon commerciante. È molto gentile, sa riconoscere (e ricompensare da) gli errori e ogni tanto dispensa regalie ai clienti.
È interessante che dopo qualche settimana che lo frequentavo eravamo già passati al tu e alle pacche sulle spalle. Ah, anche lui è un'immigrato di area mediterranea. Per esperienza so che un certo tipo di comunicazione funziona meglio tra mediterranei piuttosto che con nordeuropei. Il pescivendolo del vecchio quartiere, dopo più di dieci anni di frequentazione a male pena mi salutava.
Ma in compenso nel nuovo quartiere abbiamo anche instaurato degli ottimi rapporti con il vicinato autoctono. In particolare con i vicini di cui cinque anni fa avevo scritto che promettevano bene. E bisogna dire che le promesse sono state mantenute. Senza di loro la nostra vita sarebbe un po' più complicata. Il deterioramento dei rapporti con l'altro vicinato sono ormai un lontano ricordo.

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