mercoledì, agosto 20, 2008

Arce - Vallepietra: secondo giorno


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La mattina del secondo giorno, domenica 10 agosto, siamo svegliati alle 4:15 da sinistri rumori. Sono le signore della pensione che allestiscono lo spazio in terrazza per la colazione del gruppo.
Zucchero si alza. Si sente in forma. Io indugio ancora qualche minuto. Penso che mi dispiace proprio mollare. Provo ad alzarmi. I temuti dolori muscolari sono quasi del tutto assenti. Provo con molta cautela a poggiare il piede ferito: non sento dolori. Provo a camminare.
Miracolo!
Riesco a camminare senza problemi.
L'Arcangelo si sarà pentito ed avrà deciso di ritirare la sua punizione? Noo! La mia ipotesi è che durante la notte, le tenebrose sfere celesti che sovrastano Civitella Roveto, siano state teatro di una titanica battaglia: le vecchie divinità pagane spodestate diversi secoli fa contro l'Arcangelo. Battaglia che ha visto le divinità pagane prendersi la loro rivincita prima di lasciare definitivamente il luogo di culto. Motivo del contendere era la guarigione della mia vescica.

Ad ogni modo, decidiamo di continuare. Alle 4:30 ci uniamo alla colazione. Alle 5:30 siamo pronti per la partenza da Civitella Roveto.

L'aria è fresca. Percorriamo una tortuosa salita. Tra un tornante e l'altro ammiriamo bei panorami.

I boschi sono fitti e rigogliosi. Il paese che vediamo di fronte a noi è Canistro. Lo vediamo avvolto dagli ultimi residui delle nebbie notturne che si ritraggono respinte dai primi raggi del tracotante sole d'agosto.

Oltrepassato Canistro ci dirigiamo verso Capistrello (7,8 km).

Dove ci fermiamo per una pausa cappuccino e cornetto.

Ci inerpichiamo per le scale di Capistrello

e vediamo il paese da una diversa prospettiva.

Si continua a salire.

Raggiungiamo Castellafiume (14,3 km).


Vado in fuga e stacco il gruppetto per qualche chilometro.

Avvistiamo Cappadocia, ma dovremo camminare ancora un po' prima di raggiungerla.

Cappadocia sembra più vicina, ma è ancora lontana.

Oltrepasso in solitaria la fontana di Petrella Liri e mi spingo fino alla fontana di Cappadocia.
Non riesco più a vedere il resto del gruppetto. Decido quindi di riposarmi un po' ed aspettare gli altri.

Il mio cammino insieme agli altri dura però ben poco. Infatti, dopo circa 75 Km di strada asfaltata, prendiamo come scorciatoia un sentiero che attraversa il bosco. L'effetto del suolo petroso sotto i miei piedi è massacrante. Aggiungendo a questo la mia ormai cronica carenza di emoglobina che si fa sentire soprattutto nelle salite più ripide, vengo staccato dal resto del gruppetto.
Arrivo infatti a Cappadocia per ultimo.

A Cappadocia c'è una festa. Mangiamo un po' di pizza con la mortadella e ci reincamminiamo.

Il resto del cammino è tutta strada sterrata.
Passiamo per Camporotondo.

Molti tratti sono ripidi e attraversano il bosco.

A volte il sentiero si perde e si va un po' a naso affidandosi all'olfatto dei più esperti.

Arriviamo infine a Passo Serra a circa 1500 m slm.

Si aprono belle vedute.

Dopo un tratto di strada asfaltata in discesa riprendiamo le nostre scorciatoie.

Ci troviamo su una sorta di altipiano.

Questo tratto è caratterizzato dalla presenza di sciami di piccole e fastidiosissime mosche. Cerco di scacciarle usando addirittura i bastoncini.
Visto che mi ci trovo espongo una breve apologia dei bastoncini da camminata nordica. Sugarpapà ce li aveva stroncati. Io stesso avevo qualche dubbio. Pensavo che avremmo potuto avere problemi alle mani. Invece i bastoncini non hanno creato assolutamente alcun problema. Si sono anzi rivelati estremamente utili, soprattutto nelle salite del secondo giorno.

Qui siamo su una delle ultime dure salite.

All'arrivo siamo accolti dal tifo e dagli incitamenti dei parenti, amici, affini e compagni di cammino.

Non può mancare la foto di gruppo nel piazzale che sovrasta il santuario della Santissima Trinità.
Ci troviamo nel territorio del comune di Vallepietra. In provincia di Roma. Abbiamo attraversato il territorio di tre province: Frosinone, L'Aquila e Roma.
Zuecchero ed io siamo pieni di gioia.

I nostri tifosi hanno organizzato un traffico di cibarie. Alcune spedite da Sugarmammà, altre preparate dai tifosi stessi.

Il riposo dell'uomo giusto. Notare i crucchissimi sandali con calzini. Esteticamente li odio, ma era l'unico modo per soffrire meno.

Dopo lo spuntino scendiamo verso il santuario della Santissima Trinità.

I panorami sono veramente impressionanti. Ci troviamo nel Parco Naturale Regionale Monti Simbruini.

Fotografiamo infine la famosa parete rocciosa verticale che la leggenda vuole teatro del primo miracolo della Trinità. Secondo la leggenda un contadino stava arando la terra sovrastante la parete - e già qui sorgono i primi dubbi - quando vide i due buoi cadere nel precipizio. "Affacciatosi sul baratro, osservò con stupore che gli animali erano illesi" e sostavano davanti ad una grotta in adorazione dell'immagine acherotipa della Trinità miracolosamente comparsa sulle pareti della grotta.
Ulteriori notizie sulle leggende.

Zucchero ed io ci siamo chiesti come una tradizione così antica di luogo di pellegrinaggi potesse essere sorta in una posizione così scomoda ed isolata. La risposta che ci siamo dati è che la bellezza dei paesaggi e l'austera e quasi spaventosa maestosità della parete rocciosa, più unica che rara in queste zone, deve aver suscitato sentimenti di spiritualità, o, come direbbe Guzzanti/La Porta, il senso del sacro.
Un'altra domanda che ci siamo fatti è: ma dove sono finite tutte le protesi di arti che in passato ricoprivano le pareti del Santuario?

Alla fine abbiamo percorso 82 Km in 94888 dei miei passi.
L'esperienza mi è piaciuta molto. Non so se la ripeterò mai. Magari accorciando la distanza del primo giorno.

Testo della lode alla SS. Trinità

Versione per organetto e coro di pellegrini (file wav dim. 455kb)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Congratulazioni, felicitazioni e lodi vivissime!!!
Mi sa che con questa scarpinata vi siete pure guadagnati "l'indulgenza plenaria" o qualche altra...amenità simile, inventata da noi poveri mortali (come se la spiritualità fosse un concorso a punti).
Tuttavia se mai ripeterete questa esperienza (magari un pò meno estrema), vorrei essere dei vostri.
Certo però che dato che c'eri, potevi pure arrivare a centomila passi!

Anonimo ha detto...

In Rete ho trovato anche altre affascinanti versioni dell'origine del luogo di culto:
Due ravennati, residenti a Roma, si portarono sul Monte Autore per sfuggire alla persecuzione di Nerone. Qui furono visitati dagli apostoli Pietro e Giovanni che, sbarcati a Francavilla, avevano attraversato il Regno di Napoli. Un angelo apparso ai quattro portò loro dal cielo il cibo e fece scaturire dalla terra la sorgente. Il giorno seguente apparve la Santissima Trinità che benedisse il Monte Autore alla pari del Sinai e dei luoghi santi della Palestina."
Al di là delle leggende sono state formulate diverse ipotesi sulle origini del Santuario. Alcuni studiosi fanno risalire a monaci orientali o eremiti la possibilità dell'origine del luogo di culto dedicato alla Santissima Trinità sul monte Autore immediatamente sopra le sorgenti del Simbrivio. L'atteggiamento benedicente alla maniera greca delle "Tre Persone", venerate nel Santuario e la particolare toponomastica dei luoghi circostanti potrebbero avvalorare questa ipotesi. Infatti il monte posto di fronte al Santuario si chiamava sino al secolo scorso Sion ed infine il paese più vicino, dal versante abruzzese, è Cappadocia (come la regione orientale).

dioniso ha detto...

Grazie, grazie!!!
Altro che indulgenza plenaria!
Ci siamo guadagnati un posto vicino ai Cherubini!

Interessanti le notizie che hai trovato.

Effettivamente anch'io mi chiedevo il perché della coincidenza di Cappadocia... Però bisognerebbe sapere qual'era il nome originale o quello di quei tempi. Immaggino che possa venire dal greco (e che significhi saggezza! ;-)
... ho appena controllato:

Cappadocia pronounced /kæpə'doʊʃə/ (or Capadocia, Turkish Kapadokya, from Greek: Καππαδοκία / Kappadokía, which in turn is from the Persian: Katpatuka meaning "the land of beautiful horses"[1]), was an extensive inland district of Asia Minor (modern Turkey).

Anonimo ha detto...

metterò una buona parola con i Cherubini.

dioniso ha detto...

Grazie Ubik, ma il posto ce lo siamo già guadagnato. Magari possiamo mettere noi una buona parola ;-)
Poi ora dei Cherubini ci sono anche stati regalati...