Proseguiamo verso il centro raggiungendo la sinagoga.
Sì, c'è anche una sinagoga. Anche la comunità ebraica vive in Crimea da secoli.
Trovo questo miscuglio di etnie, religioni, culture e lingue estremamente interessante.
L'interno è completamente ricostruito e anch'esso, come quello della moschea, non particolarmente interessante.
Ci divertiamo nel notare come alla moschea io avevo avuto accesso libero mentre Zucchero si era dovuta coprire. Mentre ora Zucchero ha accesso libero mentre io mi devo coprire.... la testa.
Lasciata la sinagoga raggiungiamo la Kenassa. Che cos'è la Kenassa? È il luogo di culto di una religione che conta circa 2000 fedeli nel mondo.
Alla Crimea non basta avere le tre grandi religioni monoteistiche sul proprio suolo. Vuole di più! Vuole anche la sua piccola religione endemica.
La Kenassa è il luogo di culto dei Karaim (къарай) di Crimea.
La religione dei Karaim è una sorta ebraismo caratterizzato dal riconoscimento della Tanakh (תנך, TNKh) (תורה Torah, נביאים Profeti e כתובים Agiografi) e il rifiuto ogni scrittura successiva al Tanakh, come il Talmud (תלמוד) e la Mishnah (משנה).
I Karaim di Crimea - detti anche caraimi o caraiti - parlano una lingua del gruppo turco con influenze ebraiche ma scritta con i caratteri dell'alfabeto ebraico. Un po' come lo Yiddish o il giudeo-spagnolo.
Pare inoltre che Yevpatoria abbia da sempre ricoperto il ruolo di capitale dei caraimi di Crimea.
Quando Maxim ci ha parlato per la prima volta di questa etnia ci è subito venuto in mente l'interessantissmo libro di Arthur Koestler: "La tredicesima tribù" che. Libro incentrato sulla storia dei Cazari.
Abbiamo immediatamente pensato che i Karaim potessero essere dei discententi dei Cazari. Abbiamo poi verificato che questa è proprio una delle ipotesi sulla loro origine.
Nel libro di Koestler viene anche proposta l'affascinante ipotesi che gli Ebrei Ashkenaziti siano in realtà i discendenti dei Cazari che abbandonarono le loro terre a causa delle devastazioni Mongole. In realtà pare che Koestler fu spinto ad elaborare la sua teoria soprattutto per ridicolizzare le leggi razziali tedesche.
Sembrerebbe invece che una recente ricerca genetica abbia definitivamente smentito questa affascinante ipotesi. Peccato! Mi piacevea.
La Kenassa è stata totalmente ricostruita di recente. Ci dicono che un ricco Karaim residente a Parigi avrebbe lasciato nel suo testamento la donazione di molti dei suoi averi per ricostruire la Kenassa di Yevpatoria.
Attraversiamo il pergolato
e raggiungiamo quello che è probabilmente il luogo di culto.
Tornando in albergo visitiamo invece la chiesa ortodossa di San Giacomo (ЯКОБ).
È affollata di fedeli.
Un diario con divagazioni su varie mie passioni. Tra le quali la musica, la matematica, la scrittura, la cucina, i viaggi, la Germania e i balli popolari del centro-sud Italia.
lunedì, settembre 29, 2008
sabato, settembre 27, 2008
Foto biometriche e disavventure ciclistiche
Non è inquietante?
Sembrerebbe che questa maschera sulla foto formato tessera sia prevista dal nuovo regolamento tedesco del primo Novembre 2005: foto biometriche sui documenti.
La mia patente italiana scadrà a giorni. La sostituirò con una patente (Führerschein) tedesca che non ha scadenza. L'unico svantaggio è che esisterà in un qualche archivio una mia foto formato Hannibal.
Oggi abbiamo avuto una giornata un po' movimentata. Dopo la solita visita al nostro fruttivendolo-produttore tedesco di fiducia, siamo andati ad un concerto all'aperto di un collega di Zucchero nell'ambito della festa d'autunno heidelbergense. Il concerto era alle 11. Volevamo fare una visitina veloce e tornare a casa verso mezzogiorno.
Il primo imprevisto è stato che tutte le vie del centro erano già affollatissime. Siamo quindi dovuti scendere dalle biciclette e muoverci a fatica tra la folla.
Vabbè, poco male. Verso mezzogiorno inforchiamo di nuovo le biciclette per tornare a casa. Io sto già pregustando la puttanesca.
Senonché ci fermiamo ad un mercatino di antiquariato, scorgiamo una nostra ex-collega, ci intratteniamo piacevolmente, e lì se ne vanno i primi 20 minuti.
Riusciamo a rimetterci in cammino e dopo 50 metri di pedalata che ci portano fuori dalla folla un rumore sinistro annuncia la rottura della catena di Dulcinea. La maledetta mi aveva già tradito ieri: il manubrio si era allentato e non riusciva più a sterzare la ruota procurandomi una quasi caduta.
Rassegnati ormai a tornare a casa a piedi, sentiamo la voce di un signore che ci chiama. Si avvicina con la sua mole e la sua barba. Ci chiediamo che cosa voglia.
Ha visto la scena e dice che si trova ad avere degli attrezzi in tasca.
- "Guardi che la catena si è proprio spezzata"
- "Non importa! Si può riparare!"
Lo avrei baciato.
Mi fa ribaltare Dulcinea. Tira fuori dalla tasca una sorta di coltellino svizzero con tutti i possibili cacciaviti e strumenti affini.
Perfora l'anello rotto della catena eliminandolo. Avvolgiamo insieme la catena intorno alla corona e al rocchetto. Riuniamo gli anelli e cerchiamo di reinserire il pernetto metallico che chiude gli anelli.
Purtroppo il bastardo non vuole saperne di rientrare.
Dopo un altro quarto d'ora di tentativi e varie telefonate ricevute dal cellulare del signore veniamo raggiunti dalla festosa famigliola del signore.
La signora ci dice: "non vi siete accorti che qui dietro l'angolo c'è un ciclista?"
Avrei baciato anche la signora.
Dopo un quarto d'ora d'attesa il ciclista ci rimette in funzione Dulcinea.
Torniamo a casa con le mani ingrassate e rimpiazziamo la puttanesca con una più veloce pasta col tonno (il sugo era già pronto e giaceva nel congelatore).
Dopo pranzo ci siamo dedicati ad un veloce acquisto di una nuova pentola a pressione. La vecchia pentola italiana purtroppo ci ha abbandonati. Si è voluta sacrificare autodistruggendosi immolando la valvola di sicurezza per non esploderci in cucina.
La nuova pentola è tedesca ed ha un sistema diverso.
La prima domanda alla commessa è stata: ma qual'è la valvola di sicurezza? La signora ha risposto: con questo sistema non serve.... speriamo bene.
Ora Zucchero è in cucina. Sta mettendo in uso la pentola e la proverà preparando un bel brodino vegetale. Che non è affatto male, visto il raffreddore con mal di gola che mi sono beccato.
Ora vado ad aiutarla. Mi sta preparando dei tortelloni e del filetto per il pranzo di domani.
Stasera, salute permettendo, ce ne andremo a vedere 2001 Odissea nello spazio in versione originale.
Sembrerebbe che questa maschera sulla foto formato tessera sia prevista dal nuovo regolamento tedesco del primo Novembre 2005: foto biometriche sui documenti.
La mia patente italiana scadrà a giorni. La sostituirò con una patente (Führerschein) tedesca che non ha scadenza. L'unico svantaggio è che esisterà in un qualche archivio una mia foto formato Hannibal.
Oggi abbiamo avuto una giornata un po' movimentata. Dopo la solita visita al nostro fruttivendolo-produttore tedesco di fiducia, siamo andati ad un concerto all'aperto di un collega di Zucchero nell'ambito della festa d'autunno heidelbergense. Il concerto era alle 11. Volevamo fare una visitina veloce e tornare a casa verso mezzogiorno.
Il primo imprevisto è stato che tutte le vie del centro erano già affollatissime. Siamo quindi dovuti scendere dalle biciclette e muoverci a fatica tra la folla.
Vabbè, poco male. Verso mezzogiorno inforchiamo di nuovo le biciclette per tornare a casa. Io sto già pregustando la puttanesca.
Senonché ci fermiamo ad un mercatino di antiquariato, scorgiamo una nostra ex-collega, ci intratteniamo piacevolmente, e lì se ne vanno i primi 20 minuti.
Riusciamo a rimetterci in cammino e dopo 50 metri di pedalata che ci portano fuori dalla folla un rumore sinistro annuncia la rottura della catena di Dulcinea. La maledetta mi aveva già tradito ieri: il manubrio si era allentato e non riusciva più a sterzare la ruota procurandomi una quasi caduta.
Rassegnati ormai a tornare a casa a piedi, sentiamo la voce di un signore che ci chiama. Si avvicina con la sua mole e la sua barba. Ci chiediamo che cosa voglia.
Ha visto la scena e dice che si trova ad avere degli attrezzi in tasca.
- "Guardi che la catena si è proprio spezzata"
- "Non importa! Si può riparare!"
Lo avrei baciato.
Mi fa ribaltare Dulcinea. Tira fuori dalla tasca una sorta di coltellino svizzero con tutti i possibili cacciaviti e strumenti affini.
Perfora l'anello rotto della catena eliminandolo. Avvolgiamo insieme la catena intorno alla corona e al rocchetto. Riuniamo gli anelli e cerchiamo di reinserire il pernetto metallico che chiude gli anelli.
Purtroppo il bastardo non vuole saperne di rientrare.
Dopo un altro quarto d'ora di tentativi e varie telefonate ricevute dal cellulare del signore veniamo raggiunti dalla festosa famigliola del signore.
La signora ci dice: "non vi siete accorti che qui dietro l'angolo c'è un ciclista?"
Avrei baciato anche la signora.
Dopo un quarto d'ora d'attesa il ciclista ci rimette in funzione Dulcinea.
Torniamo a casa con le mani ingrassate e rimpiazziamo la puttanesca con una più veloce pasta col tonno (il sugo era già pronto e giaceva nel congelatore).
Dopo pranzo ci siamo dedicati ad un veloce acquisto di una nuova pentola a pressione. La vecchia pentola italiana purtroppo ci ha abbandonati. Si è voluta sacrificare autodistruggendosi immolando la valvola di sicurezza per non esploderci in cucina.
La nuova pentola è tedesca ed ha un sistema diverso.
La prima domanda alla commessa è stata: ma qual'è la valvola di sicurezza? La signora ha risposto: con questo sistema non serve.... speriamo bene.
Ora Zucchero è in cucina. Sta mettendo in uso la pentola e la proverà preparando un bel brodino vegetale. Che non è affatto male, visto il raffreddore con mal di gola che mi sono beccato.
Ora vado ad aiutarla. Mi sta preparando dei tortelloni e del filetto per il pranzo di domani.
Stasera, salute permettendo, ce ne andremo a vedere 2001 Odissea nello spazio in versione originale.
giovedì, settembre 25, 2008
Crimea (Крим) 7: colazione post-matrimoniale e Eupatoria - Yevpatoria - Евпатория - Євпаторія 1
Sabato 6 settembre
La tradizione crimea vuole che la mattina successiva al banchetto nuziale gli ospiti consumino una colazione insieme per riprendersi dagli eccessi della notte precedente.
Ora noi non ci aspettavamo sicuramente di trovare cornetto e cappuccino, ma non ci aspettavamo neppure di trovare quello che ci hanno offerto: brodo di castrato con due dita di grasso che galleggiavano in superficie. Pare che il piatto aiuti a smaltire i postumi.
Quale pensate che sia la bevanda che si sposa meglio con il suddetto brodo?....
Risposta esatta! La Vodka!
Pare che anch'essa aiuti a smaltire i postumi.
Comunque, a differenza di Zucchero, io un po' di brodino non l'ho rifiutato.
Dopo la magra colazione ci incamminiamo verso il centro di Yevpatoria. La prima stazione è la moschea.
Abbiamo già appreso che la Crimea è la patria di una particolare stirpe di tartari: i Tartari di Crimea per l'appunto, che oggi costituiscono solo il 13% della popolazione.
Il popolo tartaro di Crimea prese la sua forma definitiva durante l'epoca del khanato di Crimea. Lo stato dei Tartari di Crimea – il canato di Crimea – è esistito dal 1441 fino al 1783.
Durante la maggior parte della sua storia questo Stato dipendeva dall'Impero Ottomano oppure era con esso alleato.
La maggior parte dei Tartari di Crimea sono musulmani sunniti. In seguito fornirò ulteriori dettagli relativi a questa etnia.
All'ingresso della moschea chiediamo se la si può visitare. Ce lo consentono, ma solo dopo aver fornito Zucchero di opportuna copertura.
Entriamo insieme ad una mamma turista bielorussa che eccezionalmente conosce qualche parola d'inglese e con cui scambiamo qualche parola.
L'interno della moschea non è particolarmente interessante.
L'esterno neppure.
L'aspetto che trovo più interessante è come moschea e chiesa ortodossa convivano felicemente a pochi metri l'una dall'altra.
Non credo che nel passato sia stato sempre proprio così.
Lasciamo la moschea
e ci dirigiamo verso la vecchia porta/torre parzialmente ricostruita usando le pietre originali.
Dentro la torre c'è un caffè gestito da tartari.
Offrono diversi dolci tradizionali.
Ne facciamo incetta anche per ovviare alle latitanti colazioni dei giorni futuri.
Il locale è arredato con gusto.
Mi ci sento a mio agio. Magari anche qualche mio antenato arrivò al seguito di Genghis Khan.
Il caffè si estende anche al piano superiore.
È molto pulito. Compreso il bagno. Che non è scontato qui.
Riusciamo anche ad intrufolarci in questi corridoi.
Proseguiamo verso il centro raggiungendo la ....
La tradizione crimea vuole che la mattina successiva al banchetto nuziale gli ospiti consumino una colazione insieme per riprendersi dagli eccessi della notte precedente.
Ora noi non ci aspettavamo sicuramente di trovare cornetto e cappuccino, ma non ci aspettavamo neppure di trovare quello che ci hanno offerto: brodo di castrato con due dita di grasso che galleggiavano in superficie. Pare che il piatto aiuti a smaltire i postumi.
Quale pensate che sia la bevanda che si sposa meglio con il suddetto brodo?....
Risposta esatta! La Vodka!
Pare che anch'essa aiuti a smaltire i postumi.
Comunque, a differenza di Zucchero, io un po' di brodino non l'ho rifiutato.
Dopo la magra colazione ci incamminiamo verso il centro di Yevpatoria. La prima stazione è la moschea.
Abbiamo già appreso che la Crimea è la patria di una particolare stirpe di tartari: i Tartari di Crimea per l'appunto, che oggi costituiscono solo il 13% della popolazione.
Il popolo tartaro di Crimea prese la sua forma definitiva durante l'epoca del khanato di Crimea. Lo stato dei Tartari di Crimea – il canato di Crimea – è esistito dal 1441 fino al 1783.
Durante la maggior parte della sua storia questo Stato dipendeva dall'Impero Ottomano oppure era con esso alleato.
La maggior parte dei Tartari di Crimea sono musulmani sunniti. In seguito fornirò ulteriori dettagli relativi a questa etnia.
All'ingresso della moschea chiediamo se la si può visitare. Ce lo consentono, ma solo dopo aver fornito Zucchero di opportuna copertura.
Entriamo insieme ad una mamma turista bielorussa che eccezionalmente conosce qualche parola d'inglese e con cui scambiamo qualche parola.
L'interno della moschea non è particolarmente interessante.
L'esterno neppure.
L'aspetto che trovo più interessante è come moschea e chiesa ortodossa convivano felicemente a pochi metri l'una dall'altra.
Non credo che nel passato sia stato sempre proprio così.
Lasciamo la moschea
e ci dirigiamo verso la vecchia porta/torre parzialmente ricostruita usando le pietre originali.
Dentro la torre c'è un caffè gestito da tartari.
Offrono diversi dolci tradizionali.
Ne facciamo incetta anche per ovviare alle latitanti colazioni dei giorni futuri.
Il locale è arredato con gusto.
Mi ci sento a mio agio. Magari anche qualche mio antenato arrivò al seguito di Genghis Khan.
Il caffè si estende anche al piano superiore.
È molto pulito. Compreso il bagno. Che non è scontato qui.
Riusciamo anche ad intrufolarci in questi corridoi.
Proseguiamo verso il centro raggiungendo la ....
lunedì, settembre 22, 2008
Crimea (Крим) 6: il banchetto nuziale
Venerdì 5 settembre ore 18
Dopo la navigata per la baia di Yevpatòria i miei piedi gridano vendetta.
Dopo nove anni di Germania so bene che cosa fare in questi casi: puntatina in albergo e sostituzione di scarpe eleganti con sandali Birkenstock. Mi sento rinascere.
Raggiungiamo l'albergo Koral (Корал) sede del banchetto.
L'animatrice che ci fracasserà - mantenendoci ad un livello eufemistico - i timpani per tutta la serata comincia subito con l'organizzazione di quella che pare richiamare una vecchia tradizione.
La madre dello sposo sostiene una sorta di forma di pane simile alle nostre pizze di pasqua che richiama probabilmente simboli di fertilità. Non riesco a capire se è dolce o no. In rete ho letto in quello tradizionale dovrebbero esserci dei cristalli di sale in superficie.
Gli sposi attraversano la galleria baciandosi al superamento di ogni velo incoraggiati dall'esortazione: gorka!
Giunti alla fine gli sposi devono staccare un pezzo di pane, mangiarlo ed offrirlo poi al coniuge che lo mangerà dalla mano dell'altro.
Invece del riso usano un altro cereale che non sono riuscito ad identificare, e invece di lanciarlo lo adagiano direttamente sulla testa. Mi par di ricordare solo sulla testa dello sposo.
Finalmente entriamo e troviamo le tavole già imbandite, piene di una sorta di antipasti assortiti
e con i posti assegnati. I piatti sono soprattutto a base di verdure, insalata e pesce, ma c'è anche della carne ed un patè di fegato che mi piace.
I tavoli sono da otto e ogni tavolo è dotato di una bottiglia d'acqua, una di vino, una di brandy ed una di vodka.
Dopo una ventina di minuti il tavolo vicino al nostro ha già esaurito la scorta di superalcolici e va avanti più o meno a questi ritmi per tutta la serata.
I cibi gelatinosi non mi hanno mai esaltato. Questi poi li trovo piuttosto inquietanti. Saranno infatti uno dei pochi avanzi del nostro tavolo.
La sposa continua a ricevere mazzi di fiori. I testimoni hanno anche il compito di smaltirli.
L'animatrice continua instancabile ad urlare, cantare ed organizzare giochi.
Dopo circa tre ore arriva in barca la portata di carne.
Il nostro tavolo è un'eccezione. A differenza degli altri ha praticamente esaurito le cibarie, ma si trova ancora alla prima bottiglia di superalcolici. Se non fosse stato per Oli e per il relatore tedesco della sposa le bottiglie sarebbero forse rimaste addirittura intatte.
Le cibarie giacciono invece copiose sugli altri tavoli. Mentre le bottiglie hanno un tempo di giacenza molto limitato.
Alla fine della serata stranamente riescono tutti a stare ancora in piedi. Compresi i nostri giovani amici tedeschi che si godevano la cultura con un atteggiamento che variava tra l'adattamento all'ambiente e la sfida. Io al posto loro sarei stato steso al suolo probabilmente privo di coscienza.
Tra i vari balli c'è anche questo tradizionale che mi piace molto.
La serata va avanti. Claude, Zucchero ed io ogni tanto ci andiamo a sdraiare fuori sui lettini al bordo della piscina.
A fine serata arriva ovviamente la torta nuziale. La prima fetta di torta viene venduta all'asta dagli sposi. Uli si impegna in una divertente battaglia all'ultima Grivna con un invitato crimeo. Alla fine Uli è costretto ad arrendersi.
Dopo la navigata per la baia di Yevpatòria i miei piedi gridano vendetta.
Dopo nove anni di Germania so bene che cosa fare in questi casi: puntatina in albergo e sostituzione di scarpe eleganti con sandali Birkenstock. Mi sento rinascere.
Raggiungiamo l'albergo Koral (Корал) sede del banchetto.
L'animatrice che ci fracasserà - mantenendoci ad un livello eufemistico - i timpani per tutta la serata comincia subito con l'organizzazione di quella che pare richiamare una vecchia tradizione.
La madre dello sposo sostiene una sorta di forma di pane simile alle nostre pizze di pasqua che richiama probabilmente simboli di fertilità. Non riesco a capire se è dolce o no. In rete ho letto in quello tradizionale dovrebbero esserci dei cristalli di sale in superficie.
Gli sposi attraversano la galleria baciandosi al superamento di ogni velo incoraggiati dall'esortazione: gorka!
Giunti alla fine gli sposi devono staccare un pezzo di pane, mangiarlo ed offrirlo poi al coniuge che lo mangerà dalla mano dell'altro.
Invece del riso usano un altro cereale che non sono riuscito ad identificare, e invece di lanciarlo lo adagiano direttamente sulla testa. Mi par di ricordare solo sulla testa dello sposo.
Finalmente entriamo e troviamo le tavole già imbandite, piene di una sorta di antipasti assortiti
e con i posti assegnati. I piatti sono soprattutto a base di verdure, insalata e pesce, ma c'è anche della carne ed un patè di fegato che mi piace.
I tavoli sono da otto e ogni tavolo è dotato di una bottiglia d'acqua, una di vino, una di brandy ed una di vodka.
Dopo una ventina di minuti il tavolo vicino al nostro ha già esaurito la scorta di superalcolici e va avanti più o meno a questi ritmi per tutta la serata.
I cibi gelatinosi non mi hanno mai esaltato. Questi poi li trovo piuttosto inquietanti. Saranno infatti uno dei pochi avanzi del nostro tavolo.
La sposa continua a ricevere mazzi di fiori. I testimoni hanno anche il compito di smaltirli.
L'animatrice continua instancabile ad urlare, cantare ed organizzare giochi.
Dopo circa tre ore arriva in barca la portata di carne.
Il nostro tavolo è un'eccezione. A differenza degli altri ha praticamente esaurito le cibarie, ma si trova ancora alla prima bottiglia di superalcolici. Se non fosse stato per Oli e per il relatore tedesco della sposa le bottiglie sarebbero forse rimaste addirittura intatte.
Le cibarie giacciono invece copiose sugli altri tavoli. Mentre le bottiglie hanno un tempo di giacenza molto limitato.
Alla fine della serata stranamente riescono tutti a stare ancora in piedi. Compresi i nostri giovani amici tedeschi che si godevano la cultura con un atteggiamento che variava tra l'adattamento all'ambiente e la sfida. Io al posto loro sarei stato steso al suolo probabilmente privo di coscienza.
Tra i vari balli c'è anche questo tradizionale che mi piace molto.
La serata va avanti. Claude, Zucchero ed io ogni tanto ci andiamo a sdraiare fuori sui lettini al bordo della piscina.
A fine serata arriva ovviamente la torta nuziale. La prima fetta di torta viene venduta all'asta dagli sposi. Uli si impegna in una divertente battaglia all'ultima Grivna con un invitato crimeo. Alla fine Uli è costretto ad arrendersi.
sabato, settembre 20, 2008
Crimea (Крим) 5: le nozze religiose
Venerdì 5 settembre ore 13
Ci si sposta in autobus e si raggiunge la chiesa ortodossa ...
che si trova proprio di fronte alla moschea di Yevpatoria.
Questo è uno degli aspetti più interessanti della Crimea. Etnie, culture e religioni diverse convivono pacificamente da secoli. Questo tema lo svilupperò un po' di più nel prossimo racconto.
Dopo un po' giungono gli sposi.
Si entra tutti in chiesa.
Gli apparati da ripresa funzionano a pieno regime.
Lo scialle usato nella cerimonia civile viene usato per lo stesso scopo anche in chiesa.
Entra il pope.
Il pope è rivolto verso l'altare durante tutta la cerimonia. Le parti attive sono il pope, che salmodia in antico slavo ecclesiastico, e il coro, che chiosa in risposta al pope.
La partecipazione dei fedeli alla salmodia è solo gestuale: un segno della croce in corrispondenza di una frase conclusiva dei vari pezzi di salmodia, che poi Olga mi dice essere "che Dio ci benedica".
Il pope ha una profonda e rassicurante voce baritonale. La sua salmodia ipnotizza e accresce la suggestività del luogo.
I poveri testimoni sono costretti a sostenere le corone sospese sopra le teste dei divenendi sposi per quasi tutta l'ora della cerimonia.
Anche quando si effettuano i tre giri rituali.
Finita la cerimonia, intorno alle 15, ci incamminiamo verso il porto di Yevpatòria. I miei piedi, costretti nelle scarpe eleganti, cominciamo a lamentarsi.
Ci imbarchiamo per il giro della baia di Yevpatòria.
Dalla barca si distinguono bene la chiesa delle nozze e la dirimpettaia moschea.
Durante la navigata brindiamo con spumante crimeo a temperatura ambiente (30° circa. Pare essere un po' una consuetudine crimea) e sollazziamo lo stomaco con qualche bocconcino di pane, formaggio e affettati e con un po' di frutta.
Gli ospiti ogni tanto ripetono un parola in coro. Inizialmente avevamo l'impressione che ripetessero il nome della sposa: "Olga! Olga! Olga!"; poi capiamo essere: "Gorka! Gorka! Gorka!". Alla fine del coretto gli sposi si baciano.
Deduciamo quindi che si tratti del nostro: "bacio! bacio! bacio!". La deduzione non è totalmente corretta. Infatti ci spiegano poi che "gorka" significa "amaro". L'amaro in bocca che lascia la vodka e che va dissolto baciandosi.
In rete ho trovato invece un'interpretazione meno prosaica: la vita è amara; un bacio la rende più dolce.
Ci si sposta in autobus e si raggiunge la chiesa ortodossa ...
che si trova proprio di fronte alla moschea di Yevpatoria.
Questo è uno degli aspetti più interessanti della Crimea. Etnie, culture e religioni diverse convivono pacificamente da secoli. Questo tema lo svilupperò un po' di più nel prossimo racconto.
Dopo un po' giungono gli sposi.
Si entra tutti in chiesa.
Gli apparati da ripresa funzionano a pieno regime.
Lo scialle usato nella cerimonia civile viene usato per lo stesso scopo anche in chiesa.
Entra il pope.
Il pope è rivolto verso l'altare durante tutta la cerimonia. Le parti attive sono il pope, che salmodia in antico slavo ecclesiastico, e il coro, che chiosa in risposta al pope.
La partecipazione dei fedeli alla salmodia è solo gestuale: un segno della croce in corrispondenza di una frase conclusiva dei vari pezzi di salmodia, che poi Olga mi dice essere "che Dio ci benedica".
Il pope ha una profonda e rassicurante voce baritonale. La sua salmodia ipnotizza e accresce la suggestività del luogo.
I poveri testimoni sono costretti a sostenere le corone sospese sopra le teste dei divenendi sposi per quasi tutta l'ora della cerimonia.
Anche quando si effettuano i tre giri rituali.
Finita la cerimonia, intorno alle 15, ci incamminiamo verso il porto di Yevpatòria. I miei piedi, costretti nelle scarpe eleganti, cominciamo a lamentarsi.
Ci imbarchiamo per il giro della baia di Yevpatòria.
Dalla barca si distinguono bene la chiesa delle nozze e la dirimpettaia moschea.
Durante la navigata brindiamo con spumante crimeo a temperatura ambiente (30° circa. Pare essere un po' una consuetudine crimea) e sollazziamo lo stomaco con qualche bocconcino di pane, formaggio e affettati e con un po' di frutta.
Gli ospiti ogni tanto ripetono un parola in coro. Inizialmente avevamo l'impressione che ripetessero il nome della sposa: "Olga! Olga! Olga!"; poi capiamo essere: "Gorka! Gorka! Gorka!". Alla fine del coretto gli sposi si baciano.
Deduciamo quindi che si tratti del nostro: "bacio! bacio! bacio!". La deduzione non è totalmente corretta. Infatti ci spiegano poi che "gorka" significa "amaro". L'amaro in bocca che lascia la vodka e che va dissolto baciandosi.
In rete ho trovato invece un'interpretazione meno prosaica: la vita è amara; un bacio la rende più dolce.
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