Un diario con divagazioni su varie mie passioni. Tra le quali la musica, la matematica, la scrittura, la cucina, i viaggi, la Germania e i balli popolari del centro-sud Italia.
mercoledì, dicembre 23, 2009
Salvatore: aggiornamenti
Sono un po' strani i contatti che si instaurano attraverso la rete e i mezzi virtuali vari. Con il mio Salvatore, prima del contatto telefonico, avevo solo quello elettronico e vivevo questa esperienza in una dimensione più spirituale ed idealizzata. Il contatto telefonico ha invece restituito al tutto la dimensione molto più prosaica che ha la realtà. Forse a gennaio ci incontreremo e devo confessare che temo un po' l'incontro.
martedì, dicembre 22, 2009
Un percorso storico tra Numeri e Geometria - Parte 16: il basso medioevo in Europa: Gerberto di Aurillac, Logica e Filosofia scolastica
Dicevamo quindi che dal secolo VIII fino alla fine del Medioevo i matematici più importanti scrivevano in arabo e vivevano nel mondo afro-asiatico di cultura islamica, mentre a metà del secolo XV i matematici più eminenti scrivevano in latino e vivevano nell'Europa cristiana.
È facile immaginare che questo passaggio di testimone non avvene improvvisamente.
Il periodo più buio per la Matematica europea furono i primi secoli dell'Alto medioevo.
Abbiamo infatti già visto che tra il VII e l'VIII secolo in Europa si poteva sentire soltanto il graffiare della penna del Venerabile Beda (672 - 735) che non viene certo citato per la rilevanza dei suoi lavori quanto piuttosto per l'unicità della sua voce tra le sabbie di un deserto culturale.
Qualcosa cominciò a muoversi di nuovo verso l'anno mille, all'inizio cioè di quello che viene definito il Basso Medioevo.
Gerberto di Aurillac (940 circa - 1003), primo papa francese, che prese il nome di Silvestro II, fu forse il primo ad insegnare l'uso delle cifre indo-arabiche nell'Europa cristiana. Sistema di numerazione che Gerberto aveva probabilmente appreso durante il suo soggiorno giovanile a Barcellona, soggiorno in cui dovette sicuramente avere dei contatti con la cultura moresca. Le cifre in uso nella Spagna dei Mori erano quelle arabe di forma occidentale:
Furono quindi questo tipo di cifre a diffondersi in Europa. A questo proposito ricordo che durante il nostro viaggio in Giordania rimasi molto sorpreso dal fatto che le loro cifre fossero diverse dalle nostre: ma come! - mi dicevo - Sin da bambini abbiamo appreso che le nostre cifre sono arabe e quelle che usano qui sono diverse?!
La spiegazione risiede proprio nelle varie forme (occidentale, orientale, ecc.) in cui le cifre arabe si sono diffuse.
Per quanto riguarda il periodo di Gerberto si può aggiungere che l’Europa non era ancora pronta a sviluppi nel campo matematico. Per molti secoli l’atteggiamento dei cristiani non era stato diverso da quello dei musulmani ai tempi della conquista dell'Egitto (639 d.C.): la ricerca scientifica era diventata superflua in quanto tutte le risposte si sarebbero dovute trovare nei testi sacri.
Inizialmente i pochi progressi, piuttosto che nel campo della Matematica, avvennero soprattutto nell'ambito della Logica, i cui aspetti matematici non erano ancor molto approfonditi. Fu solo nella seconda metà del XIX secolo che la logica tornerà a studiare gli aspetti formali del linguaggio e a essere trattata con metodi naturalistici. Si arrivò così allo sviluppo della Logica matematica.
La Logica venne sviluppata soprattutto nell’ambito della Filosofia scolastica. Tra i vari aspetti della Logica esplorati dai filosofi scolastici ci fu anche la Logica modale. Disciplina con la quale anch'io nella mia vita ho avuto un incontro ravvicinato. Per la mia tesi di laurea tentai di dimostrare il teorema di completezza per la logica modale intuizionista (dovrei dire per la precisione il teorema di completezza per un certo sistema assiomatico ed una certa semantica della logica modale intuizionista ).
Riuscii però a dimostrare solo il teorema di correttezza e qualche altro risultato. Spesi molti mesi nel tentativo di dimostrare anche il teorema di completezza. Quando stavo per arrendermi il mio relatore mi disse: se non riesci a dimostrare tale teorema dovresti riuscire a dimostrare la negazione dello stesso. In realtà non è proprio così. Infatti per i teoremi di incompletezza di Gödel esistono verità non dimostrabili. Inoltre per il teorema di indecidibilità esistono proposizioni per cui non è possibile dimostrare né la loro affermazione e né la loro negazione. Ma questo lo vedremo tra diverse puntate. Nella prossima puntata parleremo invece di Anselmo d'Aosta e Guglielmo di Ockham.
Indice della serie
È facile immaginare che questo passaggio di testimone non avvene improvvisamente.
Il periodo più buio per la Matematica europea furono i primi secoli dell'Alto medioevo.
Abbiamo infatti già visto che tra il VII e l'VIII secolo in Europa si poteva sentire soltanto il graffiare della penna del Venerabile Beda (672 - 735) che non viene certo citato per la rilevanza dei suoi lavori quanto piuttosto per l'unicità della sua voce tra le sabbie di un deserto culturale.
Qualcosa cominciò a muoversi di nuovo verso l'anno mille, all'inizio cioè di quello che viene definito il Basso Medioevo.
Gerberto di Aurillac (940 circa - 1003), primo papa francese, che prese il nome di Silvestro II, fu forse il primo ad insegnare l'uso delle cifre indo-arabiche nell'Europa cristiana. Sistema di numerazione che Gerberto aveva probabilmente appreso durante il suo soggiorno giovanile a Barcellona, soggiorno in cui dovette sicuramente avere dei contatti con la cultura moresca. Le cifre in uso nella Spagna dei Mori erano quelle arabe di forma occidentale:
Furono quindi questo tipo di cifre a diffondersi in Europa. A questo proposito ricordo che durante il nostro viaggio in Giordania rimasi molto sorpreso dal fatto che le loro cifre fossero diverse dalle nostre: ma come! - mi dicevo - Sin da bambini abbiamo appreso che le nostre cifre sono arabe e quelle che usano qui sono diverse?!
La spiegazione risiede proprio nelle varie forme (occidentale, orientale, ecc.) in cui le cifre arabe si sono diffuse.
Per quanto riguarda il periodo di Gerberto si può aggiungere che l’Europa non era ancora pronta a sviluppi nel campo matematico. Per molti secoli l’atteggiamento dei cristiani non era stato diverso da quello dei musulmani ai tempi della conquista dell'Egitto (639 d.C.): la ricerca scientifica era diventata superflua in quanto tutte le risposte si sarebbero dovute trovare nei testi sacri.
Inizialmente i pochi progressi, piuttosto che nel campo della Matematica, avvennero soprattutto nell'ambito della Logica, i cui aspetti matematici non erano ancor molto approfonditi. Fu solo nella seconda metà del XIX secolo che la logica tornerà a studiare gli aspetti formali del linguaggio e a essere trattata con metodi naturalistici. Si arrivò così allo sviluppo della Logica matematica.
La Logica venne sviluppata soprattutto nell’ambito della Filosofia scolastica. Tra i vari aspetti della Logica esplorati dai filosofi scolastici ci fu anche la Logica modale. Disciplina con la quale anch'io nella mia vita ho avuto un incontro ravvicinato. Per la mia tesi di laurea tentai di dimostrare il teorema di completezza per la logica modale intuizionista (dovrei dire per la precisione il teorema di completezza per un certo sistema assiomatico ed una certa semantica della logica modale intuizionista ).
Riuscii però a dimostrare solo il teorema di correttezza e qualche altro risultato. Spesi molti mesi nel tentativo di dimostrare anche il teorema di completezza. Quando stavo per arrendermi il mio relatore mi disse: se non riesci a dimostrare tale teorema dovresti riuscire a dimostrare la negazione dello stesso. In realtà non è proprio così. Infatti per i teoremi di incompletezza di Gödel esistono verità non dimostrabili. Inoltre per il teorema di indecidibilità esistono proposizioni per cui non è possibile dimostrare né la loro affermazione e né la loro negazione. Ma questo lo vedremo tra diverse puntate. Nella prossima puntata parleremo invece di Anselmo d'Aosta e Guglielmo di Ockham.
Indice della serie
7 commenti:
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dioniso
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lunedì, dicembre 14, 2009
Carnevale della Matematica #20
Oggi è il 14 dicembre. Non può quindi mancare l'appuntamento con il Carnevale della Matematica. L'edizione è la numero 20.
Stavolta ad ospitarlo è il blog Matem@ticaMente.
Come al solito ci sono moltissimi articoli interessanti.
Il mio umile contributo viene introdotto in questo modo:
6. Dioniso del Blogghetto ci invia Un percorso storico tra Numeri e Geometria - Parte 13: i matematici islamici, l'Algebra e il ritorno di Pitagora con cui continua il suo certosino percorso di ricerca storica tra Numeri e Geometria. La parte 13 è dedicata ai matematici islamici che introdussero un nuovo approccio rivoluzionario; un approccio algebrico che si spostava dalla concezione greco - platonica della matematica, essenzialmente geometrica,...ma andate a leggere!
Stavolta ad ospitarlo è il blog Matem@ticaMente.
Come al solito ci sono moltissimi articoli interessanti.
Il mio umile contributo viene introdotto in questo modo:
6. Dioniso del Blogghetto ci invia Un percorso storico tra Numeri e Geometria - Parte 13: i matematici islamici, l'Algebra e il ritorno di Pitagora con cui continua il suo certosino percorso di ricerca storica tra Numeri e Geometria. La parte 13 è dedicata ai matematici islamici che introdussero un nuovo approccio rivoluzionario; un approccio algebrico che si spostava dalla concezione greco - platonica della matematica, essenzialmente geometrica,...ma andate a leggere!
venerdì, dicembre 11, 2009
Norvegia 9: Ålesund
Giovedì 4 giugno
Dopo l'approdo e una bella doccia partiamo quindi per la visita di Ålesund: la città dello Jugendstil.
Come avevo detto nel racconto precedente, nella storia di Ålesund c’è un evento che stravolgerà e rivoluzionerà il futuro della città: un incendio che distrusse completamente Ålesund.
La città: venne interamente ricostruita secondo i canoni estetici dello Jugendstil. Vivendo noi in un quartiere quasi interamente Jugendstil ci sentiamo un po' a casa.
L'evento catastrofico alla fine trasformò quello che era uno dei centri più importanti per la pesca dell'aringa in uno dei centri turistici più importanti della Norvegia.
Considerando il numero di case di Ålesund immagino che sia la città con maggiore concentrazione di Jugendstil/Liberty/Art Nouveau al mondo
Gli architetti norvegesi, che con il tempo rimpiazzarono gli architetti tedeschi, cercarono di elaborare una loro interpretazione nazionale dello Jugendstil inserendo elementi grafici vichinghi: come si può vedere nel capitello della fotografia.
,
Ålesund ospita uno dei porti pescherecci più importanti della Norvegia: ivi si producono tonnellate di baccalà e stoccafisso destinati quasi esclusivamente ai mercati italiano, spagnolo e portoghese.
Raggiungiamo la casa del farmacista che ospita lo Jugendstil senteret: una sorta di museo dello Jugendstil. Il palazzo ospita anche un bel caffè. Prendiamo una fetta di torta a testa e poi visitiamo il museo che si rivela molto interessante.
All'uscita del museo, che si trova sull'isola di Aspøy (il nostro albergo è sull'isola di Nørvøya, la più estesa), passiamo per una panetteria dove compriamo dei panini con gamberetti e salmone,
un maritozzo sostanzialmente identico al rosinenbrötchen tedesco e un dolce consistente in due dischi di una sorta di pan di Spagna farciti con una crema simil-chantilly: è buono.
Per alleggerire la fatica della scalata decidiamo di consumare le cibarie solo dopo essere saliti sul belvedere del monte Aksla (480 gradini e 180 m slm)
Il mare di Ålesund sembra molto pulito. Esprime delle tonalità che danno sul verde. Dal monte Aksla si distinguono abbastanza bene le tre piccole isole su cui sorge la città.
Per cena decidiamo di andare al ristorante Sjøbua (questo è il loro sito).
Mangiamo capesante, aragoste e baccalà. Ci piace tutto. Il Sjøbua è quasi di fronte al nostro albergo, ma dato che si trova sull'altra isola, lo si può raggiungere solamente attraverso un lungo giro.
Dopo l'approdo e una bella doccia partiamo quindi per la visita di Ålesund: la città dello Jugendstil.
Come avevo detto nel racconto precedente, nella storia di Ålesund c’è un evento che stravolgerà e rivoluzionerà il futuro della città: un incendio che distrusse completamente Ålesund.
La città: venne interamente ricostruita secondo i canoni estetici dello Jugendstil. Vivendo noi in un quartiere quasi interamente Jugendstil ci sentiamo un po' a casa.
L'evento catastrofico alla fine trasformò quello che era uno dei centri più importanti per la pesca dell'aringa in uno dei centri turistici più importanti della Norvegia.
Considerando il numero di case di Ålesund immagino che sia la città con maggiore concentrazione di Jugendstil/Liberty/Art Nouveau al mondo
Gli architetti norvegesi, che con il tempo rimpiazzarono gli architetti tedeschi, cercarono di elaborare una loro interpretazione nazionale dello Jugendstil inserendo elementi grafici vichinghi: come si può vedere nel capitello della fotografia.
,
Ålesund ospita uno dei porti pescherecci più importanti della Norvegia: ivi si producono tonnellate di baccalà e stoccafisso destinati quasi esclusivamente ai mercati italiano, spagnolo e portoghese.
Raggiungiamo la casa del farmacista che ospita lo Jugendstil senteret: una sorta di museo dello Jugendstil. Il palazzo ospita anche un bel caffè. Prendiamo una fetta di torta a testa e poi visitiamo il museo che si rivela molto interessante.
All'uscita del museo, che si trova sull'isola di Aspøy (il nostro albergo è sull'isola di Nørvøya, la più estesa), passiamo per una panetteria dove compriamo dei panini con gamberetti e salmone,
un maritozzo sostanzialmente identico al rosinenbrötchen tedesco e un dolce consistente in due dischi di una sorta di pan di Spagna farciti con una crema simil-chantilly: è buono.
Per alleggerire la fatica della scalata decidiamo di consumare le cibarie solo dopo essere saliti sul belvedere del monte Aksla (480 gradini e 180 m slm)
Il mare di Ålesund sembra molto pulito. Esprime delle tonalità che danno sul verde. Dal monte Aksla si distinguono abbastanza bene le tre piccole isole su cui sorge la città.
Per cena decidiamo di andare al ristorante Sjøbua (questo è il loro sito).
Mangiamo capesante, aragoste e baccalà. Ci piace tutto. Il Sjøbua è quasi di fronte al nostro albergo, ma dato che si trova sull'altra isola, lo si può raggiungere solamente attraverso un lungo giro.
mercoledì, dicembre 09, 2009
Piccole cose di valore non quantificabile
martedì, dicembre 08, 2009
White Christmas in Padania
Tanto per rimanere in tema vi segnalo questo bellissimo e sintetico articolo di Alessandro Portelli:
White Christmas in Padania
Alcuni stralci:
E’ proprio vero che siamo un paese di poeti santi e navigatori. Solo in un paese di geni assoluti poteva essere concepita l’idea, scaturita dalla fervida immaginazione di un paese del bresciano, di lanciare di qui a Natale una campagna di pulizia etnica e chiamarla “White Christmas.” La trovo un’idea entusiasmante. In primo luogo, perché spazza via tutte le menzogne mielate di quando ci raccontavano che a Natale siamo tutti più buoni: prendere spunto dal Natale per diventare più cattivi, e farlo in nome delle nostre radici cristiane mi pare un’operazione liberatoria di verità assolutamente ammirevole. Altro che cultura laica. ....
Su un piano più leggero, trovo altrettanto geniale è proclamare che l’operazione si fa in nome dell’ incontaminata cultura lombarda e bresciana – e chiamarla con un nome inglese, per di più orecchiato da una canzone e un film americano. Non si potrebbe trovare un modo migliore per prendere in giro tutta la mitologia lombarda delle radici e della purezza culturale. Non è solo una bella presa in giro di quelli che mettono nomi lumbard sui cartelli all’ingresso dei paesi. Ma è anche un modo per ricordarci che non esiste cultura più paesana, più subalterna e più provinciale di quella che finge un cosmopolitismo d’accatto. ....
E poi, “Christmas” invece di Natale: e hanno ragione, il nostro tradizionale Natale è sempre più sovrastato dall’americano Christmas, lasciamo perdere il misticismo e corriamo a fare shopping.
Aveva proprio ragione la mia amica appalachiana che diceva, “noi poveri di montagna non sognavamo un bianco Natale. Se nevicava, era più che altro un incubo.” Io non so che Natale sognino i senza documenti del bresciano, dopo questo bell’esempio di cristianesimo. La cosa che immagino è che, cacciati dal villaggio, gli stranieri sbattuti fuori di casa andranno a dormire in una stalla e faranno nascere i loro clandestini bambini in qualche mangiatoia.
venerdì, dicembre 04, 2009
Black Italians
Nelle ultime settimane, durante le mie attività sportive ascoltavo le puntate della trasmissione Black Italians di Igiaba Scego.
Ho trovato tutte le puntate molto interessanti e consiglierei a tutti di ascoltarle. Purtroppo gli mp3 non si trovano più sul sito di radio tre. Un paio si possono recuperare da qui.
Da qui invece potrete ascoltarle.
In particolare mi sono piaciute la prima puntata:
Associazione mamme afroitaliani/e
"cosa vuol dire avere un figlio nero o misto nell'Italia di oggi? E cosa vuol dire essere un genitore bianco di un figlio nero o misto nell'Italia di oggi?"
e questa:
Leone Jacovacci
"Il sociologo Mauro Valeri racconta la storia di Leone Jacovacci, il primo nero di Roma a vincere il titolo dei pesi medi nell'Italia fascista."
Anche questa puntata con Laura San Pedro è interessante. L'attrice nera/inglese/spagnola/nigeriana e anche un po' italiana ripete diverse volte quanto le dia fastidio sentirsi definire "di colore".
Qui troverete altre informazioni sul tema.
Ho trovato molto interessante anche questo articolo di Gian Antonio Stella: I fischi in campo a Balotelli e la colpa di sentirsi italiano.
Qualche estratto:
Ma certo, il ragazzo qualche volta rovescia la sua timidezza, che dicono alle qualità tecniche, in provocazioni da bullo. Come quando, dopo un gol alla Roma, andò a fare le linguacce ai tifosi giallorossi....
Troppo facile, però, dire che ha un caratteraccio. Dietro le sue intemperanze, le sue ribellioni, i suoi sfoghi, c’è qualcosa di più. ....
Ciò che non viene perdonato al giovane campione interista è di non essere uno dei tanti campioni di colore («vabbè, puzzano, ma se ci fanno vincere...») che arrivano, aiutano a conquistare gli scudetti o una medaglia olimpica e a fine carriera se ne tornano a casa. Balotelli è nero ma parla bresciano ed è italiano. Peggio, rivendica la sua identità italiana: «Sogno la maglia azzurra come l’ha sognata ogni bambino italiano». È questo che manda in corto circuito i razzisti. .....
Per loro, non esistono black italians. Gli immigrati vanno bene fintanto che restano invisibili, non camminano per strada, non danno fastidio e non hanno diritti. Sono buoni a nulla, non possono essere 'uno di noi'. Balotelli fa cadere il velo su queste spaventose contraddizioni». ....
E sempre lì si torna, all’urlo «non esistono italiani neri». Lo stesso lanciato contro Leone Jacovacci, il giovane e formidabile pugile figlio di un laziale e una congolese che, dopo essere cresciuto nel viterbese ed essersene andato dall’Italia per sottrarsi ai pregiudizi razziali guadagnando la fama sul ring col nome di Jack Walker, ebbe il fegato di sfidare il Duce nel 1928 tornando a Roma per strappare il titolo tricolore al campione in carica nazionale ed europeo Mario Bosisio. Una vicenda straordinaria, raccontata dallo storico Mauro Valeri nel libro «Nero di Roma» e conclusa da una progressiva emarginazione.....
«Ti accorgi che quei ragazzi di origine africana sono in realtà italianissimi quando li senti parlare con i compagni in dialetto veneto, romano, na poletano, piemontese...». Per loro forse, domani, sarà un po’ più facile. Forse. Ma se piglieranno qualche fischio in meno, all’uscita dagli spogliatoi, sarà perché molti se li sta prendendo oggi Balotelli. Il quale, decida o no Marcello Lippi di convocarlo, la sua maglia azzurra se l’è già conquistata. Con quell’amore verso un paese che qual che volta tanto amore non se lo merita affatto.
Ho trovato tutte le puntate molto interessanti e consiglierei a tutti di ascoltarle. Purtroppo gli mp3 non si trovano più sul sito di radio tre. Un paio si possono recuperare da qui.
Da qui invece potrete ascoltarle.
In particolare mi sono piaciute la prima puntata:
Associazione mamme afroitaliani/e
"cosa vuol dire avere un figlio nero o misto nell'Italia di oggi? E cosa vuol dire essere un genitore bianco di un figlio nero o misto nell'Italia di oggi?"
e questa:
Leone Jacovacci
"Il sociologo Mauro Valeri racconta la storia di Leone Jacovacci, il primo nero di Roma a vincere il titolo dei pesi medi nell'Italia fascista."
Anche questa puntata con Laura San Pedro è interessante. L'attrice nera/inglese/spagnola/nigeriana e anche un po' italiana ripete diverse volte quanto le dia fastidio sentirsi definire "di colore".
Qui troverete altre informazioni sul tema.
Ho trovato molto interessante anche questo articolo di Gian Antonio Stella: I fischi in campo a Balotelli e la colpa di sentirsi italiano.
Qualche estratto:
Ma certo, il ragazzo qualche volta rovescia la sua timidezza, che dicono alle qualità tecniche, in provocazioni da bullo. Come quando, dopo un gol alla Roma, andò a fare le linguacce ai tifosi giallorossi....
Troppo facile, però, dire che ha un caratteraccio. Dietro le sue intemperanze, le sue ribellioni, i suoi sfoghi, c’è qualcosa di più. ....
Ciò che non viene perdonato al giovane campione interista è di non essere uno dei tanti campioni di colore («vabbè, puzzano, ma se ci fanno vincere...») che arrivano, aiutano a conquistare gli scudetti o una medaglia olimpica e a fine carriera se ne tornano a casa. Balotelli è nero ma parla bresciano ed è italiano. Peggio, rivendica la sua identità italiana: «Sogno la maglia azzurra come l’ha sognata ogni bambino italiano». È questo che manda in corto circuito i razzisti. .....
Per loro, non esistono black italians. Gli immigrati vanno bene fintanto che restano invisibili, non camminano per strada, non danno fastidio e non hanno diritti. Sono buoni a nulla, non possono essere 'uno di noi'. Balotelli fa cadere il velo su queste spaventose contraddizioni». ....
E sempre lì si torna, all’urlo «non esistono italiani neri». Lo stesso lanciato contro Leone Jacovacci, il giovane e formidabile pugile figlio di un laziale e una congolese che, dopo essere cresciuto nel viterbese ed essersene andato dall’Italia per sottrarsi ai pregiudizi razziali guadagnando la fama sul ring col nome di Jack Walker, ebbe il fegato di sfidare il Duce nel 1928 tornando a Roma per strappare il titolo tricolore al campione in carica nazionale ed europeo Mario Bosisio. Una vicenda straordinaria, raccontata dallo storico Mauro Valeri nel libro «Nero di Roma» e conclusa da una progressiva emarginazione.....
«Ti accorgi che quei ragazzi di origine africana sono in realtà italianissimi quando li senti parlare con i compagni in dialetto veneto, romano, na poletano, piemontese...». Per loro forse, domani, sarà un po’ più facile. Forse. Ma se piglieranno qualche fischio in meno, all’uscita dagli spogliatoi, sarà perché molti se li sta prendendo oggi Balotelli. Il quale, decida o no Marcello Lippi di convocarlo, la sua maglia azzurra se l’è già conquistata. Con quell’amore verso un paese che qual che volta tanto amore non se lo merita affatto.
giovedì, dicembre 03, 2009
Cinema! Italia! seconda parte
Alla fine, sentito anche il commento di ziomassimo, ad Ex ho preferito la prova. Anche se una nostra amica ci ha detto che l'ha trovato molto divertente.
Il papà di Giovanna: a me è piaciuto abbastanza, a Zucchero meno, l'ha trovato un po' troppo costruito, freddo, "scientifico".
Trama e recensione
Giulia non esce la sera ci è piaciuto molto a tutti e due.
Trama e recensione
La ragazza del lago l'avevamo già visto ci era piaciuto molto e ci è piaciuto rivederlo al cinema. Certo non lo consiglierei a chi attraversa una fase non particolarmente felice, come l'amico che è venuto a vederlo con noi.
Trama e recensione
Il papà di Giovanna: a me è piaciuto abbastanza, a Zucchero meno, l'ha trovato un po' troppo costruito, freddo, "scientifico".
Trama e recensione
Giulia non esce la sera ci è piaciuto molto a tutti e due.
Trama e recensione
La ragazza del lago l'avevamo già visto ci era piaciuto molto e ci è piaciuto rivederlo al cinema. Certo non lo consiglierei a chi attraversa una fase non particolarmente felice, come l'amico che è venuto a vederlo con noi.
Trama e recensione
martedì, dicembre 01, 2009
venerdì, novembre 27, 2009
Cinema! Italia!
Come ogni anno tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre nella nostra città arriva la rassegna Cinema! Italia!.
Questo è il programma del 2009
EX
GALANTUOMINI
GIULIA NON ESCE LA SERA
IL PAPÀ DI GIOVANNA
LA RAGAZZA DEL LAGO
SI PUÒ FARE
Come al solito, prima della visione non voglio sapere assolutamente nulla sulla trama. Quindi, con alcune eccezioni, come nel caso di Ipazia-Agorà (post precedente) cerco di non leggere mai descrizioni, non vedere mai trailers e non leggere mai critiche anticipatamente. A volte lo faccio dopo la visione.
La prima pellicola che abbiamo visto è stata Galantuomini
di Edoardo Winspeare.
Il film complessivamente mi è piaciuto abbastanza. A Zucchero un po' meno.
L'intreccio è sicuramente molto interessante e promettente. Ci sono state però un paio di scene che non mi hanno convinto. Una non l'ho proprio capita. (Magari se qualcuno ha visto il film e l'ha capita me la potrebbe spiegare. È quella con i protagonisti bambini sulla barca sul fiume con l'uomo e la vecchia). L'altra non mi ha convinto dal punto di vista della logica dello sviluppo della trama.
Qui c'è un piccolo estratto di scene della pellicola.
Potevamo esprimere dei giudizi. Ho dato buono.
Qui troverete trama e recensione.
Stasera vedremo "Si può fare" con seguito di cena con o da amici.
Venerdì 27 abbiamo visto Si Può Fare. Pellicola "ispirata alle storie vere delle cooperative sociali nate negli anni ottanta per dare lavoro ai pazienti dimessi dai manicomi in seguito alla Legge Basaglia, in particolare a quella della cooperativa "Noncello" di Pordenone. Il film è dedicato alle oltre 2.500 cooperative sociali esistenti in Italia e ai 30.000 soci diversamente abili che vi lavorano."
Mi è piaciuto. A Zucchero più che a me. Io ho dato tra buono e ottimo. Zucchero ha dato ottimo.
Qui troverete trama, interviste e recensioni.
Intervista al regista.
Intervista a Claudio Bisio e Anita Caprioli.
Questo è il programma del 2009
EX
GALANTUOMINI
GIULIA NON ESCE LA SERA
IL PAPÀ DI GIOVANNA
LA RAGAZZA DEL LAGO
SI PUÒ FARE
Come al solito, prima della visione non voglio sapere assolutamente nulla sulla trama. Quindi, con alcune eccezioni, come nel caso di Ipazia-Agorà (post precedente) cerco di non leggere mai descrizioni, non vedere mai trailers e non leggere mai critiche anticipatamente. A volte lo faccio dopo la visione.
La prima pellicola che abbiamo visto è stata Galantuomini
di Edoardo Winspeare.
Il film complessivamente mi è piaciuto abbastanza. A Zucchero un po' meno.
L'intreccio è sicuramente molto interessante e promettente. Ci sono state però un paio di scene che non mi hanno convinto. Una non l'ho proprio capita. (Magari se qualcuno ha visto il film e l'ha capita me la potrebbe spiegare. È quella con i protagonisti bambini sulla barca sul fiume con l'uomo e la vecchia). L'altra non mi ha convinto dal punto di vista della logica dello sviluppo della trama.
Qui c'è un piccolo estratto di scene della pellicola.
Potevamo esprimere dei giudizi. Ho dato buono.
Qui troverete trama e recensione.
Stasera vedremo "Si può fare" con seguito di cena con o da amici.
Venerdì 27 abbiamo visto Si Può Fare. Pellicola "ispirata alle storie vere delle cooperative sociali nate negli anni ottanta per dare lavoro ai pazienti dimessi dai manicomi in seguito alla Legge Basaglia, in particolare a quella della cooperativa "Noncello" di Pordenone. Il film è dedicato alle oltre 2.500 cooperative sociali esistenti in Italia e ai 30.000 soci diversamente abili che vi lavorano."
Mi è piaciuto. A Zucchero più che a me. Io ho dato tra buono e ottimo. Zucchero ha dato ottimo.
Qui troverete trama, interviste e recensioni.
Intervista al regista.
Intervista a Claudio Bisio e Anita Caprioli.
martedì, novembre 24, 2009
Un percorso storico tra Numeri e Geometria - Parte 9 bis: ascea e declino della Biblioteca di Alessandria: Ipazia
"Inventò l'astrolabio, il planisfero e l'idroscopio. Poi un giorno, qualcuno ordinò: 'uccidete Ipazia'".
Viste le discussioni che recentemente si sono generate intorno alla figura di Ipazia di Alessandria (tra il 350 e il 370 – marzo 415 - Alessandria d'Egitto) mi sento in dovere di colmare una lacuna della nona puntata di questa mia serie.
Qui sicuramente vi chiederete, com'è possibile che nel XXI secolo si sia generata una discussione sulla figura di una donna matematica e filosofa vissuta tra il IV e il V secolo? Chi dobbiamo ringraziare per questo miracolo? Bè, certamente buona parte dei meriti vanno al regista spagnolo Alejandro Amenábar, direttore dalla pellicola Agorà. Agorà è stata girata in lingua inglese ed è uscita il 9 Ottobre in Spagna. La pellicola racconta per l'appunto la vita di Ipazia e il suo assassinio perpetrato da una folla di cristiani inferociti nel Marzo del 415.
La discussione è stata innescata sia dalla pellicola in se - che lodevolmente riaccende i riflettori su una figura quasi dimenticata anche se storicamente, culturalmente ma anche simbolicamente importante - che dal fatto che il film non è ancora stato distribuito in Italia.
Dicevo di voler colmare una lacuna della nona puntata di questa mia serie.
La vicenda di Ipazia va infatti sicuramente inquadrata tra gli eventi della fase di declino della Biblioteca di Alessandria (o da un punto di vista più generale tra gli eventi della fase di declino della cultura antica spazzata gradualmente via dalle nuove idee della società cristianizzata). Nella nona puntata di questa mia serie avevamo per l'appunto parlato dell'ascesa e del declino della Biblioteca di Alessandria. E fu proprio nell'ambito di quell'eccezionale contesto culturale che Ipazia si formò, introdotta alla Scienza da suo padre Teone, geometra e filosofo d’Alessandria.
Ipazia è ricordata come la prima donna matematica storicamente nota e come una delle scienziate più famose dell'epoca. Arrivò addirittura ad essere direttrice della Biblioteca di Alessandria.
Sul motivo per cui la pellicola di Amenábar probabilmente non giungerà in Italia ci sono sostanzialmente due interpretazioni.
C’è chi sostiene che questo dipenda soprattutto dal fatto che la Chiesa si opporrebbe alla distribuzione, visto che il mandante del barbaro assassinio di Ipazia sarebbe stato Cirillo di Alessandria, santo, dottore e padre della Chiesa celebrato il 27 Giugno.
Citando il Numero 130 della rivista Rudi Mathematici "La figura di Cirillo non è secondaria, se appena due anni fa, da piazza San Pietro, papa Benedetto XVI ha ribadito la sua perfetta aderenza al pensiero cristiano".
Per quanto riguarda l'altra interpretazione cito di nuovo la rivista Rudi Mathematici: "Non vogliamo crederci (n.d.D. alla prima interpretazione): paradossalmente, sarebbe quasi una lusinga speciale, per il pubblico
matematico italiano, quella di essere riusciti ad attrarre l’attenzione preoccupata del Vaticano. Temiamo che la ragione sia più banale, persino più triste: ovvero che i distributori del film pensino che distribuire Agorà in Italia sia semplicemente un cattivo affare, che non ne valga la pena."
A ancora sulla figura di Ipazia: "Certo è che ci piacerebbe davvero che di Ipazia si tornasse a parlare. È un personaggio dal fascino e dalla bellezza assoluti, non solo per i cultori della matematica e della scienza. È il simbolo della conoscenza e della propagazione della conoscenza, e come tale un simbolo profondamente femminile. È una martire, ma martire pagana, civile, oseremmo dire martire della ragione, e sicuramente martire della scienza. Anche se rinunciamo a prendercela con Sant’Agostino, per il quale “matematici” era un insulto, vorremmo però quantomeno avere la libertà di innamorarci di questa donna che viveva di libri e di scienza, di matematica e di filosofia."
Quale che sia l'interpretazione voglio comunque pubblicizzare su questo blog la petizione affinché la pellicola di Amenabar venga distribuita in Italia. Riporto quindi la locandina con la petizione.
http://www.petitiononline.com/agorait/petition.html
Qui invece troverete la puntata del Terzo Anello: Radio3 Scienza dedicata ad Ipazia: Tutti pazzi per Ipazia
E questo infine è il trailer (madonna mi è scappato un anglicismo! ;-):
Puntata successiva della serie
Indice della serie
Viste le discussioni che recentemente si sono generate intorno alla figura di Ipazia di Alessandria (tra il 350 e il 370 – marzo 415 - Alessandria d'Egitto) mi sento in dovere di colmare una lacuna della nona puntata di questa mia serie.
Qui sicuramente vi chiederete, com'è possibile che nel XXI secolo si sia generata una discussione sulla figura di una donna matematica e filosofa vissuta tra il IV e il V secolo? Chi dobbiamo ringraziare per questo miracolo? Bè, certamente buona parte dei meriti vanno al regista spagnolo Alejandro Amenábar, direttore dalla pellicola Agorà. Agorà è stata girata in lingua inglese ed è uscita il 9 Ottobre in Spagna. La pellicola racconta per l'appunto la vita di Ipazia e il suo assassinio perpetrato da una folla di cristiani inferociti nel Marzo del 415.
La discussione è stata innescata sia dalla pellicola in se - che lodevolmente riaccende i riflettori su una figura quasi dimenticata anche se storicamente, culturalmente ma anche simbolicamente importante - che dal fatto che il film non è ancora stato distribuito in Italia.
Dicevo di voler colmare una lacuna della nona puntata di questa mia serie.
La vicenda di Ipazia va infatti sicuramente inquadrata tra gli eventi della fase di declino della Biblioteca di Alessandria (o da un punto di vista più generale tra gli eventi della fase di declino della cultura antica spazzata gradualmente via dalle nuove idee della società cristianizzata). Nella nona puntata di questa mia serie avevamo per l'appunto parlato dell'ascesa e del declino della Biblioteca di Alessandria. E fu proprio nell'ambito di quell'eccezionale contesto culturale che Ipazia si formò, introdotta alla Scienza da suo padre Teone, geometra e filosofo d’Alessandria.
Ipazia è ricordata come la prima donna matematica storicamente nota e come una delle scienziate più famose dell'epoca. Arrivò addirittura ad essere direttrice della Biblioteca di Alessandria.
Sul motivo per cui la pellicola di Amenábar probabilmente non giungerà in Italia ci sono sostanzialmente due interpretazioni.
C’è chi sostiene che questo dipenda soprattutto dal fatto che la Chiesa si opporrebbe alla distribuzione, visto che il mandante del barbaro assassinio di Ipazia sarebbe stato Cirillo di Alessandria, santo, dottore e padre della Chiesa celebrato il 27 Giugno.
Citando il Numero 130 della rivista Rudi Mathematici "La figura di Cirillo non è secondaria, se appena due anni fa, da piazza San Pietro, papa Benedetto XVI ha ribadito la sua perfetta aderenza al pensiero cristiano".
Per quanto riguarda l'altra interpretazione cito di nuovo la rivista Rudi Mathematici: "Non vogliamo crederci (n.d.D. alla prima interpretazione): paradossalmente, sarebbe quasi una lusinga speciale, per il pubblico
matematico italiano, quella di essere riusciti ad attrarre l’attenzione preoccupata del Vaticano. Temiamo che la ragione sia più banale, persino più triste: ovvero che i distributori del film pensino che distribuire Agorà in Italia sia semplicemente un cattivo affare, che non ne valga la pena."
A ancora sulla figura di Ipazia: "Certo è che ci piacerebbe davvero che di Ipazia si tornasse a parlare. È un personaggio dal fascino e dalla bellezza assoluti, non solo per i cultori della matematica e della scienza. È il simbolo della conoscenza e della propagazione della conoscenza, e come tale un simbolo profondamente femminile. È una martire, ma martire pagana, civile, oseremmo dire martire della ragione, e sicuramente martire della scienza. Anche se rinunciamo a prendercela con Sant’Agostino, per il quale “matematici” era un insulto, vorremmo però quantomeno avere la libertà di innamorarci di questa donna che viveva di libri e di scienza, di matematica e di filosofia."
Quale che sia l'interpretazione voglio comunque pubblicizzare su questo blog la petizione affinché la pellicola di Amenabar venga distribuita in Italia. Riporto quindi la locandina con la petizione.
http://www.petitiononline.com/agorait/petition.html
Qui invece troverete la puntata del Terzo Anello: Radio3 Scienza dedicata ad Ipazia: Tutti pazzi per Ipazia
E questo infine è il trailer (madonna mi è scappato un anglicismo! ;-):
Puntata successiva della serie
Indice della serie
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sabato, novembre 21, 2009
Ricetta di un sabato autunnale: risotto alla zucca gialla
Questa è una ricetta che mangiamo una o due volte l'anno in questo periodo: il periodo delle zucche.
Ingredienti: per 4 persone
Riso per risotti (non quello che non scuoce) 350 g., zucca gialla 450 g., cipolla 50g., 2 scalogni, grana grattugiato 70 g., burro 30 g., brodo vegetale 1 litro, olio extravergine d'oliva, sale, pepe.
Preparazione:
Preriscaldate il forno a 180-190°, affettate la mezza zucca e infornatela per 30 minuti.
Eliminate la buccia dalle fette di zucca e riducetele a dadini. Quindi schiacciatela con una forchetta. Fate attenzione ad eliminare bene anche la parte interna della zucca che è caratterizzata da uno sgradevole sapore amaro.
Versate due cucchiai d'olio in una pentola e fate appassire gli scalogni e la cipolla a fuoco molto basso. Alzate la fiamma, unite il riso tostatelo per 2' e sfumate con mezzo bicchiere di vino bianco.
Aggiungete quindi la zucca, mescolate, bagnate con il brodo bollente versandolo gradatamente. Completate la cottura mescolando e aggiungendo il brodo spesse volte.
A fine cottura spegnate la fiamma, salate e mantecate con burro e grana mescolando in modo da creare la giusta cremosità.
Una volta servito si possono aggiungere una o più tritate di pepe fresco che conferiscono una connotazione briosa a questo piatto autunnale.
Buon appetito!
Ingredienti: per 4 persone
Riso per risotti (non quello che non scuoce) 350 g., zucca gialla 450 g., cipolla 50g., 2 scalogni, grana grattugiato 70 g., burro 30 g., brodo vegetale 1 litro, olio extravergine d'oliva, sale, pepe.
Preparazione:
Preriscaldate il forno a 180-190°, affettate la mezza zucca e infornatela per 30 minuti.
Eliminate la buccia dalle fette di zucca e riducetele a dadini. Quindi schiacciatela con una forchetta. Fate attenzione ad eliminare bene anche la parte interna della zucca che è caratterizzata da uno sgradevole sapore amaro.
Versate due cucchiai d'olio in una pentola e fate appassire gli scalogni e la cipolla a fuoco molto basso. Alzate la fiamma, unite il riso tostatelo per 2' e sfumate con mezzo bicchiere di vino bianco.
Aggiungete quindi la zucca, mescolate, bagnate con il brodo bollente versandolo gradatamente. Completate la cottura mescolando e aggiungendo il brodo spesse volte.
A fine cottura spegnate la fiamma, salate e mantecate con burro e grana mescolando in modo da creare la giusta cremosità.
Una volta servito si possono aggiungere una o più tritate di pepe fresco che conferiscono una connotazione briosa a questo piatto autunnale.
Buon appetito!
venerdì, novembre 20, 2009
La sagra della primavera
Forse sono un po' fuori stagione, ma vorrei spendere solo un paio di parole sul capolavoro di Stravinsky.
Ecco quello che scrisse Leonard Bernstein negli anni '70 su La sagra della primavera:
"Questa pagina è stata scritta sessanta anni fa, ma non è mai stata superata per la sua sofisticata elaborazione di ritmi primitivi..." La sagra della primavera "contiene anche le migliori dissonanze mai immaginate, e le migliori asimmetrie, politonalità, poliritmie e quant'altro possiate elencare."
Parrebbe che il titolo italiano sia frutto di un equivoco. Infatti la traduzione, ormai storicizzata, di "sacre" con "sagra" non sarebbe corretta 'in quanto il significato del termine francese è "rituale": la traduzione giusta sarebbe dunque "Il rituale della primavera".'
Quando Stravinsky negli anni '50 apprese anche della lingua inglese scrisse che una migliore traduzione in inglese del titolo sarebbe state "The Coronation of Spring" invece che "The Rite of Spring".
La prima messa in scena del balletto avvenne a Parigi il 29 maggio 1913 al Theatre des Champs-Elysées dai Balletti russi di Djaghilev, per la coreografia di Vačlav Nižinskij.
Sembra che l'uso estremamente innovativo dei ritmi e dei timbri e le scene primitive della Russia pagana scioccarono il pubblico abituato a balletti molto più classici.
A Stravinsky però le coreografie di Nijinsky, ricostruite nel video sottostante, non piacquero molto.
Ecco quello che scrisse Leonard Bernstein negli anni '70 su La sagra della primavera:
"Questa pagina è stata scritta sessanta anni fa, ma non è mai stata superata per la sua sofisticata elaborazione di ritmi primitivi..." La sagra della primavera "contiene anche le migliori dissonanze mai immaginate, e le migliori asimmetrie, politonalità, poliritmie e quant'altro possiate elencare."
Parrebbe che il titolo italiano sia frutto di un equivoco. Infatti la traduzione, ormai storicizzata, di "sacre" con "sagra" non sarebbe corretta 'in quanto il significato del termine francese è "rituale": la traduzione giusta sarebbe dunque "Il rituale della primavera".'
Quando Stravinsky negli anni '50 apprese anche della lingua inglese scrisse che una migliore traduzione in inglese del titolo sarebbe state "The Coronation of Spring" invece che "The Rite of Spring".
La prima messa in scena del balletto avvenne a Parigi il 29 maggio 1913 al Theatre des Champs-Elysées dai Balletti russi di Djaghilev, per la coreografia di Vačlav Nižinskij.
Sembra che l'uso estremamente innovativo dei ritmi e dei timbri e le scene primitive della Russia pagana scioccarono il pubblico abituato a balletti molto più classici.
A Stravinsky però le coreografie di Nijinsky, ricostruite nel video sottostante, non piacquero molto.
mercoledì, novembre 18, 2009
Riunione
Venerdì Zucchero ed io abbiamo partecipato (in modo molto attivo e a tratti veemente) alla riunione di un circolo di cui facciamo parte.
Ci è capitato di assistere increduli ad una manovra che con tutto lo sforzo e la buona volontà non sono riuscito ad interpretare nella sua completezza.
Qualcuno ce ne aveva già parlato, ma sia Zucchero che io ci eravamo mostrati piuttosto scettici e molto aperti al dialogo con la controparte supposta manovrata/manovratrice. Tanto che qualche settimana fa era stata proprio Zucchero a proporre una riunione chiarificatrice. Abbiamo avuto l'impressione che la controparte avesse preso sul serio la proposta riconciliatrice. Ci siamo quindi accordati sulla data: il 13 novembre.
Il giorno dell'appuntamento, non solo la controparte non si è presentata senza darci neppure un preavviso, ma ad un certo punto della riunione uno dei partecipanti, che conoscevamo come persona semplice, seria e impegnata, ci ha esternato il suo ruolo di portavoce della controparte assente, la quale ci mandava a dire che avrebbe partecipato alle nostre riunioni future solo se avessimo accettato delle condizioni di una irragionevolezza, ma direi pure di una infantilità e irrispetosità, assurda e paradossale.
Ovviamente il portavoce ha dovuto giustamente subire attacchi su tutti i fronti e nonostante ciò continuava a non rendesi conto dell'irrazionalità del suo ruolo di portavoce di pretese incoerenti e inaccetabili e della figura da marionetta che stava facendo.
A quel punto mi sono detto: o questa persona è estremamente ingenua tanto da non accorgersi della manovra, oppure lo fa consapevolmente ma allora a quel punto è una persona sciocca.
Parrebbe poi che dietro al primo burattinaio ci sia un secondo super-burattinaio che trama dall'alto con degli obiettivi degni della vecchia politica correntistica democristiana. Preferirei proprio credere che l'ipotesi del super-burattinaio sia un'invenzione, ma purtroppo ci sono molte evidenze che corroborano tale ipotesi.
Certo che in ogni caso sto super-burattinaio potrebbe pure scegliersi dei sotto-burattinai e dei burattini un po' più scaltri.
Ci è capitato di assistere increduli ad una manovra che con tutto lo sforzo e la buona volontà non sono riuscito ad interpretare nella sua completezza.
Qualcuno ce ne aveva già parlato, ma sia Zucchero che io ci eravamo mostrati piuttosto scettici e molto aperti al dialogo con la controparte supposta manovrata/manovratrice. Tanto che qualche settimana fa era stata proprio Zucchero a proporre una riunione chiarificatrice. Abbiamo avuto l'impressione che la controparte avesse preso sul serio la proposta riconciliatrice. Ci siamo quindi accordati sulla data: il 13 novembre.
Il giorno dell'appuntamento, non solo la controparte non si è presentata senza darci neppure un preavviso, ma ad un certo punto della riunione uno dei partecipanti, che conoscevamo come persona semplice, seria e impegnata, ci ha esternato il suo ruolo di portavoce della controparte assente, la quale ci mandava a dire che avrebbe partecipato alle nostre riunioni future solo se avessimo accettato delle condizioni di una irragionevolezza, ma direi pure di una infantilità e irrispetosità, assurda e paradossale.
Ovviamente il portavoce ha dovuto giustamente subire attacchi su tutti i fronti e nonostante ciò continuava a non rendesi conto dell'irrazionalità del suo ruolo di portavoce di pretese incoerenti e inaccetabili e della figura da marionetta che stava facendo.
A quel punto mi sono detto: o questa persona è estremamente ingenua tanto da non accorgersi della manovra, oppure lo fa consapevolmente ma allora a quel punto è una persona sciocca.
Parrebbe poi che dietro al primo burattinaio ci sia un secondo super-burattinaio che trama dall'alto con degli obiettivi degni della vecchia politica correntistica democristiana. Preferirei proprio credere che l'ipotesi del super-burattinaio sia un'invenzione, ma purtroppo ci sono molte evidenze che corroborano tale ipotesi.
Certo che in ogni caso sto super-burattinaio potrebbe pure scegliersi dei sotto-burattinai e dei burattini un po' più scaltri.
martedì, novembre 17, 2009
Influenza... H1N1? A? suina? - Nomen omen
Il dubbio è già inscritto nel suo nome
La situazione relativa all'influenza suina non è totalmente chiara a nessuno. Questo è dovuto probabilmente a fattori oggettivi che non voglio (e non sarei neppure in grado di) affrontare.
Sono abbastanza certo però che sicuramente non aiutano le autorità che cercano di sminuire o allarmare a seconda degli interessi e non aiutano neppure le decine di catene di S. Antonio che girano in rete ripetendo sempre gli stessi mantra che vanno in giro da anni e che dipingono le case farmaceutiche come l'incarnazione del Male.
Non voglio negare che l'obiettivo delle case farmaceutiche sia quello comune ad ogni azienda privata. Però non mi sentirei neppure di indicarle come uno dei mali peggiori del nostro tempo. Visto soprattutto che personalmente gli devo la vita.
Dicevo quindi che la situazione relativa all'influenza suina non è totalmente chiara a nessuno. Credo però che ci siano delle fonti che cercano di affrontare l'argomento con un approccio un po' più serio, imparziale e scientifico.
Esempi:
Pandemic (H1N1) 2009: Current pandemic risk assessment
Ricerca con parola chiave H1N1 presso lo European Centre for Disease Prevention and Control
Post del blog "DIVULGAZIONE SCIENTIFICA - Gravità Zero" su "L'OSSERVATORIO DI DARWIN SULLA PANDEMIA"
DarwinFlu: un portale dedicato alla pandemia di influenza H1n1
Articolo interessante su DarwinFlu: Avremo più o meno morti della stagionale?
Divertente analisi sul blog Rudi Matematici: Il vaccino? È un gioco (in un certo senso…)
INFLUWEB: Un Sistema Collaborativo di Vigilanza Epidemiologica
Scendendo al mio livello personale, le mie due specialiste di riferimento mi hanno consigliato il vaccino. Senza molta convinzione mi sono messo in lista. Non sono ancora totalmente convinto, ma penso che alla fine me lo farò iniettare. Magari andrò ad incrementare le statistiche che in questi giorni arrivano dalla Germania. Lascerò disposizioni ;-)
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