giovedì, gennaio 31, 2013

Italy love it or leave it - colloquio con uno dei registi

L'ho visto domenica scorsa. Sicuramente fa divertire, fa riflettere e fa indignare e forse rattrista anche un po'. Nel complesso però non mi aveva lasciato piuttosto perplesso. Al ritorno dal cinema avevo scritto di getto le impressioni che ho copiato qui sotto.
Poi ne ho parlato con le amiche volanti e ne è uscita fuori questa cosa qui che mi ha riconciliato con la pellicola e i registi.

Il 27 gennaio  Italy: Love It, or Leave It era in proiezione al Karlstorkino. Dopo la visione si è innescato un dibattito tra alcuni soci di Volare. Qualcuno si è detto entusiasta del film qualcun altro ha espresso delle perplessità: mostrare il nostro paese quasi solo attraverso i suoi aspetti negativi, soprattutto in realtà distanti e che hanno solo una lontana percezione di quelli che possono essere pregi e difetti della società italiana, non può indurre molti ad una generalizzazione troppo negativa? Non peggiorerà ulteriormente negli altri paesi l’immagine della società italiana già di per sé non particolarmente edificante negli ultimi anni? Uno dei membri di Volare ha quindi scritto ai registi esprimendo queste perplessità. La loro risposta non si è fatta attendere e gentilmente Luca Ragazzi ci ha autorizzato a pubblicarla. Eccola qui: Italy: Love it or leave it – colloquio con uno dei registi.

Riporto uno stralcio che mi è piaciuto particolarmente:

"Se si provasse a fare un film del genere in qualsiasi altro paese del mondo non si riuscirebbe a mettere insieme 12 “eroi di tutti i giorni” come quelli che abbiamo trovato noi (e ce ne sarebbero stati tanti altri ma non potevamo fare un film di 6 ore). Quindi se la preoccupazione è “che diranno adesso all'estero di noi?” sappi che hanno sempre detto bene, hanno capito perfettamente che noi i problemi li riconosciamo e non facciamo come molti che nascondono la polvere sotto il tappeto. Forse il problema è che ne parliamo pure troppo, nel modo drammatico e teatrale che ci appartiene."

Ma sarà verso che hanno capito?

Questo è invece quanto avevo scritto domenica sera.

Il gioco delle parti tra i due protagonisti prevede che Gustav cerchi di convincere Luca a trasferirsi a Berlino mentre Luca vorrebbe convincere Gustav che vale ancora la pena rimanere in Italia.
Nel loro viaggio per la penisola Luca va quindi alla ricerca delle prove che confermino la sua tesi ma tutto alla fine si tramuta inesorabilmente in un bubbone purulento.
Alla fine la pellicola ti lascia l'impressione che l'Italia sia fatta quasi solo di fondi pubblici ed europei che finiscono in cattedrali nel deserto, emigranti sfruttati, gente che prende il sole vicino a cadaveri, difensori strenui di Berlusconi anche di fronte alle peggiori evidenze e imprenditori abbandonati nelle mani della criminalità organizzata dallo stato. Insomma mi è parsa un'esibizione di tutte il peggio che abbiamo in Italia: un amplificatore della tendenza nazional popolare, che fa anche molto presa oltre confine, alla continua auto-denigrazione del nostro paese.
È vero che viene mostrato anche il sindaco dell'Isola di Caporizzuto che si batte contro la ‘Ndrangheta, Vendola, Camilleri e Giuseppe Pugliese dell’Osservatorio Migranti AfricaCalabria di Rosarno che aiuta gli emigranti. Ma in quel gioco delle parti Luca avrebbe dovuto far affiorare anche altri aspetti positivi. Sì, ci sono fondi pubblici ed europei che sono finiti a Giarre, ma altri sono finiti invece in quel capolavoro di recupero di un centro storico che vediamo a Matera. (A tal proposito mi sono accorto di non aver mai pubblicato il racconto della visita a Matera. Cercherò di riparare a breve.) O in molti dei musei della Magna Grecia. Altrimenti la decisione finale rimane piuttosto ingiustificata. Perché decidono di rimanere? Solo per combattere quell'oceano di negatività? 

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