È giusto supporre che ognuno di noi abbia consapevolezza della propria esistenza? Io sono consapevole della mia esistenza? Sono consapevole del me stesso che esiste?
Prima di tutto dovrei definire
chi è "me stesso". Sono l'io di questo momento in quanto Dioniso? Oppure in quanto alter-ego di Dioniso?
Ma quando e se qualcuno leggerà ciò che sto scrivendo, io non sarò più l'io di questo momento; così come diceva
Battiato relativamente al bagno nel fiume... o forse lo diceva qualcun altro...?
Vabbè mettiamoci d'accordo e diciamo che il "me stesso" coincide con Dioniso. Partendo da queste premesse potrei avere anche la consapevolezza della possibile esistenza di un altro me stesso?
Potrei cioè
spingermi ad immaginare un altro Dioniso? E se sì, quanto diverso da me?
Io, come Dioniso, nasco martedì 1° agosto 2006. Dopo una gestazione di quasi nove mesi esatti (nove mesi meno una settimana per la precisione) da un evento rifondante, che chiamerò
R, della vita del mio alter-ego. E la mia nascita fu fortemente influenzata da quell'evento. È quindi molto probabile che senza quell'evento rifondante io non sarei mai nato. O almeno non sarei stato il Dioniso di adesso. Posso quindi facilmente immaginare una serie di mondi possibili in cui o io non esisto oppure sono diverso dal Dioniso di adesso.
Vediamo qualche esempio. Indicando con
Ma il mondo attuale potrei immaginare altri mondi in cui probabilmente
non sono mai nato in quanto:
- R non è mai occorso
- R non ha prodotto i risultati sperati per il mio alter ego. (Questo però è un mondo estremo, in quanto in quel mondo non esisterebbe più neppure il mio alter ego.)
- R è occorso ma esiste una sostanza chiamata trombonio inesistente in Ma.
Ma in questo mondo intermedio potrei anche essere nato in quanto R potrebbe avere avuto esiti molto simili a quelli che ha avuto in Ma. Esiti diversi li avrebbe invece sicuramente avuti se aggiungiamo la seguente ipotesi.
- Un gruppo di ricercatori usando il trombonio ha sviluppato una tecnica che rende semplicissima la risoluzione di R.
Mondi in cui
sono nato ma non esisto più in quanto:
- il mio alter ego si è scocciato di me.
- un evento RC ha annullato gli effetti di R.
Mondi in cui io
esisto ma sono diverso:
- ho un volto diverso in quanto il mio alter ego non ha visitato il museo di Lipari durante il viaggio alle Eolie del 2006.
Potremmo rappresentare i suddetti mondi possibili in questo schemino:
Dove con
M1 -
M7 indico i mondi descritti nei punti 1-7 della precedente lista (
Ma potrei anche indicarlo con
M0). A questo punto vi chiederete, ma che cosa rappresentano le linee? Ad esempio, perché il mondo
M3 ed il mondo
M4 sono connessi da una linea? Semplice! Quella linea significa che
a partire dalla realtà del mondo M3 è possibile concepire la realtà del mondo M4. Mentre non esiste una linea che congiunga il mondo
Ma al mondo
M4. Infatti se in
Ma non esiste il trombonio allora da
Ma non è concepibile un mondo in cui un gruppo di ricercatori abbia sviluppato una tecnica che usa il trombonio. Sarà necessario allora il mondo intermedio
M3 che è invece concepibile a partire da
Ma e da cui è concepibile
M4. Nota a margine: dall'osservazione precedente segue che, in questo specifico caso, la nostra relazione di accessibilità non è transitiva.
Ora, se ci si limita a considerare solo l'accessibilità tra mondi allora si è nel dominio della
Logica Modale. E in quel dominio ci si può interrogare solo sulle proprietà della relazione di accessibilità quali appunto la transitività, la simmetria, la riflessività ed altre, e come tali proprietà si riflettano nelle rispettiva sintassi (per una definizione di sintassi e semantica di un sistema di Logica matematica si veda
Il mondo finirà nel 2012? Una questione di Logica modale? - quarta parte).
Potremmo però anche spingerci a chiederci quanto questi mondi
Mi - con i che può variare da 1 a 7 - siano distanti dal mondo attuale
Ma. Ad esempio
è più distante il mondo in cui io non esisto? Oppure il mondo in cui il mio alter ego non esiste? Personalmente tenderei a dire altro ma un irrefrenabile forza interiore mi spinge a dire che è più vicino, o detto in altri termini più simile, al mondo attuale il mondo in cui io non esisto. (Detto tra noi, quando percepisco queste irrefrenabili forze interiori mi viene un po' da mettere in discussione il principio del
libero arbitrio). Possiamo quindi definire intuitivamente una nozione di distanza tra mondi.
A questo punto che cosa significherebbe valutare la verità di questa affermazione:
ND = "Se
R non fosse occorso allora Dioniso non esisterebbe"? Significherebbe andare a scegliere, tra gli infiniti mondi concepibili a partire da quello attuale, quel mondo più simile a quello attuale
Ma in cui
R non è occorso. E lì porsi la domanda: esiste Dioniso in questo mondo? Se la risposta è no, allora l'affermazione
ND è vera. Detto in altri termini: tra tutti i mondi possibili in cui
R non è occorso ce ne sarà almeno uno in cui Dioniso non esiste. Se questo mondo è più simile al mondo attuale rispetto ad ogni altro mondo in cui
R non è occorso eppure Dioniso esiste, allora potrò dire che
ND è vera.
Espressa in modo un po' un po' più formale ma molto semplificato, la
sintassi per la logica condizionale può essere definita introducendo, a fianco dell'
operatore di implicazione classico →, un nuovo
operatore di implicazione condizionale >. Date due proposizioni P e Q l'operatore di implicazione classico (o materiale)
P → Q verrà letto come se
P è vera allora
Q è vera. Mentre
l'operatore di implicazione condizionale (o controfattuale)
P > Q verrà letto come se
P si fosse verificata allora
Q si sarebbe verificata.
Una volta definita la sintassi possiamo definire la semantica per la logica condizionale nel seguente modo. Indicando con M l'insieme di tutti i mondi possibili e con L l'insieme di tutte le proposizioni, definiamo la funzione f che ad ogni mondo Mi di M e ad ogni proposizione P associa il mondo Mj più vicino ad Mi in cui P è vera. Espresso in termini più formali:
f: M x L → M : f(Mi, P) = Mj
In questa semantica
P > Q è vera in
Mi sse
Q è vera in
f(Mi, P) = Mj
Per approfondimenti
Possible world semantics, Notes on conditional semantics,
Counterfactual conditional,
Indicative conditional,
Relevance logic,
Implicazione logica,
Mondi possibili e supposizioni controfattuali