Contiene un’analisi delle questioni etiche in gioco che mi sento di condividere. Per farsi un’idea precisa delle considerazioni di Mancuso l’articolo andrebbe letto nella sua interezza. Richiede qualche minuto di lettura ma ne vale la pena. Qui riporto solo solo un paio di punti salienti.
«Ci sono domande alle quali non si vorrebbe rispondere perché si conosce la complessità della situazione, non riducibile a un sì o a un no. Eppure a volte rispondere è necessario, assumendosi i rischi della coscienza morale in azione. Mi chiedono: “Sei a favore dell’invio di armi in Ucraina?”. Rispondo: “Sì, sono a favore”. Credo occorra ascoltare il loro appello e non lasciarli soli, condivido la posizione dell’Ue e del governo. Ribattono: “Ma allora tu sei a favore della guerra! Appoggiando l’invio di armi, dici sì alla guerra, versi benzina sul fuoco, alimenti la carneficina!”.
L’obiezione proviene soprattutto da chi dichiara di volere la pace più di ogni altra cosa…
Anch’io però amo la pace, ho speso buona parte della vita a servirla e fondarla eticamente, e non per questo le mie conclusioni sono di lasciare inascoltato l’appello degli ucraini e di non aiutarli militarmente nella loro difesa dall’aggressione russa…
(Tuttavia)… mi ritrovo colmo di perplessità e per sciogliere il nodo cerco di esercitare l’intelligenza spronandola al suo principale lavoro da cui tutto il resto dipende: capire. Ma cosa c’è da capire?…
(Sostengo) che la Storia a volte non consente di optare per la guerra o la pace, come oggi vuole chi, dichiarandosi a favore della pace, è contro l’invio di armi agli ucraini. Talora non si dà guerra “o” pace, bensì guerra “e” pace, con la congiunzione “e” a connettere intimamente i due fenomeni. …
La pace non è mera assenza di guerra, è piuttosto un atteggiamento interiore, io penso sia una diversa volontà di potenza e la definisco “coraggio” nel senso etimologico di “azione del cuore”. Ma l’insegnamento pressoché unanime delle tradizioni spirituali e filosofiche è che la pace, non solo non è mera assenza di guerra, ma, per essere veramente servizio della vita e non imposizione (come la “pax romana”) o ideologia mascherata (come l’odio antioccidentale di alcuni), può essere anche presenza di guerra. In che senso? Nel senso che deve contenere in sé anche la possibilità della guerra come legittima difesa. In questo caso si ha la guerra “giusta”, contemplata unanimemente dalle maggiori tradizioni filosofiche e spirituali.
La guerra di Putin non è giusta perché: 1) l’autorità che la conduce è democraticamente illegittima in quanto regime liberticida che nega la libertà, censura l’informazione, incarcera gli oppositori (Navalny), talora li uccide (Politkovskaja, Nemcov, Litvinenko); 2) la sua causa è palesemente l’attacco, non la difesa, come afferma una dichiarazione sottoscritta da migliaia di scienziati russi e presentata su questo giornale da Elena Cattaneo; 3) ha come finalità il controllo di un Paese sovrano per ridurlo a proprio vassallo. Al contrario, la guerra condotta dall’Ucraina è giusta perché: 1) viene condotta da un governo eletto democraticamente; 2) è motivata dalla naturale volontà di difendere il proprio Paese e la vita dei cittadini; 3) ha come fine la libertà. Ne viene che questa guerra è ingiusta e giusta al contempo, a seconda della posizione, e non è del tutto vero quanto pensava Gino Strada secondo cui “la guerra giusta non c’è: nove vittime su dieci sono civili”: è vero per la guerra di Putin, è vero per la guerra degli Usa che intendevano esportare la democrazia costruendo menzogne, è vero per ogni altra guerra di aggressione. Non è vero però per la guerra degli ucraini e per ogni altra guerra di difesa. Il fenomeno Storia è complesso, richiede un’intelligenza delicata e priva di certezze a priori: si pensi alla Seconda guerra mondiale che fu al contempo aggressione nazifascista e lotta contro il nazifascismo e resistenza, e prima ancora si pensi a tutte le guerre di indipendenza che hanno consentito ai popoli oppressi di raggiungere la libertà. Il che attesta che a volte nella Storia non si dà la possibilità di scegliere o guerra o pace, ma le si deve tenere insieme entrambe: e guerra e pace. Volere la pace significa: a) preparare in tutti i modi la pace; b) essere altresì pronto a una guerra di difesa dall’ingiusto aggressore.
La pace e la guerra sono quindi sullo stesso piano? No, la pace è infinitamente superiore, ma proprio per questo essa contiene la possibilità (estrema ma reale) della guerra. Essa non è il contrario della guerra, ne è il superamento. L’insegnamento da trarre è che le opzioni di guerra non devono essere escluse a priori e che talora purtroppo è necessario ricorrervi. Ha scritto al riguardo Gandhi, il più celebre padre della non-violenza: “Supponiamo che un uomo venga preso da una follia omicida e cominci a girare con una spada in mano uccidendo chiunque gli si pari dinnanzi, e che nessuno abbia il coraggio di catturarlo vivo. Chiunque uccida il pazzo otterrà la gratitudine della comunità e sarà considerato un uomo caritatevole” (Teoria e pratica della non-violenza, p. 69). …
rimane la seconda obiezione di tipo pragmatico secondo cui l’invio di armi agli ucraini contro i russi non serve a nulla a causa della sproporzione delle forze. Si tratta però di un argomento che suppone competenze militari non in mio possesso, io mi posso limitare a dire che se un bambino viene malmenato da un energumeno impazzito non è che io non intervengo perché se no costui si arrabbia ancora di più. …
Occorre inoltre tenere presente che la guerra riguarderà sempre più anche il popolo russo, consegnato dal suo dittatore a un nero futuro: se si vuole la pace, anche i russi sono da aiutare ascoltando le loro ragioni, onorando la loro maestosa cultura, non emarginandoli come reietti. Soprattutto dovremmo sorvegliare attentamente la nostra coscienza per far sì che non vi entri il veleno dell’odio, neppure di fronte alle immagini più strazianti della guerra iniquamente condotta da Putin. I russi infatti, per quanto ora costretti a obbedirgli, non sono Putin, così come i tedeschi non erano riducibili a Hitler, gli italiani a Mussolini, i serbi a Milošević, l’umanità a Caino. Nella Amsterdam occupata dai nazisti, una giovane donna ebrea, Etty Hillesum, poi uccisa ad Auschwitz, scrisse in una lettera datata dicembre 1942: “So che chi odia ha fondati motivi per farlo. Ma perché dovremmo sempre scegliere la strada più corta e a buon mercato? Ho potuto toccare con mano come ogni atomo di odio che si aggiunge al mondo lo rende ancora più inospitale”.»
2 commenti:
Luciano- una volta tanto concordo con uno che mi sta super-antipatico, ha pienamente ragione.
"Ho grande rispetto per i pacifisti e i non violenti, ma anche per la storia, e fatico a trovare un esempio di conflitto armato che sia stato arrestato dai testimoni di pace. Alla fine se un aggressore non si ferma devi fermarlo. Questo la generazione che ha combattuto contro Hitler ci ha insegnato, assicurando all’Europa un lunghissimo periodo di pace. Ma fatico anche a immaginare una “potenza gentile” in un mondo in cui si stanno rimettendo in moto le dinamiche della politica di potenza. Sull’onda dell’emozione alcuni Paesi europei hanno preso decisioni importanti. La Germania ha messo da parte decenni di prudenza per annunciare un sostanzioso aumento delle spese militari. Tucidide approverebbe: il timore reciproco è la migliore assicurazione contro la violazione dei patti. Dubito però che i tedeschi da soli siano sufficienti a controbilanciare la Russia. Ci vorrebbe un’Europa capace di mettere in campo una forza di dissuasione credibile, ma è realistico che 27 Paesi si mettano d’accordo su una cosa impegnativa come un’efficace difesa comune? Un grande storico delle guerre, sir Michael Howard, ha scritto che sono gli Stati a fare le guerre, ma anche a fare la pace."
(Pubblicato su “La rivista Il Mulino”, 5/III/2022)
* Mario Ricciardi (Salerno, 1967) è il direttore della rivista "il Mulino" dal 2018. Insegna filosofia del diritto nell'Università Statale di Milano e Legal Methodology nella Luiss Guido Carli di Roma.
propongo: https://www.rivistailmulino.it/a/gli-inviti-alla-pace-e-il-bisogno-delle-armi?fbclid=IwAR0zXMmk6kkScHf2kni9A-mvUUO4qoINqxppg9b88cTM1pYuRqTwd8pDKlU
Max – Non condivido nulla di questo articolo, tranne le prime quattro parole del titolo...
Mi meraviglia poi che a scriverlo sia un cattolico, disconoscendo di fatto le parole dello stesso Papa, se non dell'intero messaggio evangelico. È soltanto l'ennesimo "sepolcro imbiancato", "non si può servire Dio e Mammona"... non si può sventolare la bandiera della Pace con una mano e passare un fucile con l'altra.
IO, che cattolico non sono (più),
sontro la guerra,
senza "SE" e senza "MA".
Dioniso – rispetto le rue convinzioni, anche se, in questo caso specifico, non le condivido.
C’è una piccola imprecisione però nel tuo precedente commento. Credo che Vito Mancuso danni non si definisca più cattolico.
Vedi ad esempio qui:
https://www.huffingtonpost.it/2017/12/03/intervista-a-vito-mancuso-con-francesco-tensioni-fortissime-ce-il-rischio-che-la-chiesa-si-spezzi_a_23295410/
Oppure qui
https://it.aleteia.org/2015/05/26/cosa-manca-a-vito-mancuso-per-essere-un-teologo-cattolico/
E qui - https://it.wikipedia.org/wiki/Vito_Mancuso
Sicuramente però è uno che si è impegnato molto sul tema della pace, ha studiato in modo approfondito filosofia ed etica e le sue considerazioni su questioni etiche non sono proprio da buttare alle ortiche.
Max – Dioniso Dionisi come te, rispetto il suo ed il tuo pensiero in merito alla guerra, ma non lo condivido.
Dioniso – Le rispetti? Qui sopra gli hai detto che è un sepolcro imbiancato. ��
Max – Dioniso Dionisi secondo me, sono due situazioni non equiparabili. Infatti anche la stessa ANPI ha diffuso un documento nel quale esprime tutta la loro contrarietà all'invio di armi. Inoltre io non penso che bisognerebbe (soltanto) manifestare. Rispetto le vostre posizioni, nel senso che ne prendo atto, ma le giudico comunque alquanto ipocrite e quantomeno ambigue.
Dioniso – Perché non sono equiparabili?
Max – https://www.anpi.it/articoli/2636/il-forum-delle-associazioni-antifasciste-e-della-resistenza-lattacco-allucraina-va-condannato-senzappello. "Come Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza, eredi di coloro che in tempi e con modi diversi si opposero alle politiche nazionaliste del nazismo e del fascismo, aspirando a un mondo di Pace Libertà e Giustizia, sentiamo l'obbligo di richiamare tutti al pieno rispetto dell'art. 11 della Costituzione, con il quale le Madri e i Padri Costituenti ben conoscendo gli orrori della guerra, vollero sottolineare il perenne dovere al ripudio della guerra e alla ricerca di soluzioni negoziali."
Dioniso – Grazie per i link. Però vorrei capire perché non sono equiparabili.
C'è qualche differenza che si possa sintetizzare in un paio di frasi ?
Max - Perché i tempi ed i contesti erano assolutamente diversi e comunque io non discuto sul diritto del popolo ucraino a difendersi, ma semmai sull'opportunità di fornire loro delle armi.
Gianluca
Scusa Max ma senza armi come si difendono?
Max
Gianluca, molto semplicemente io ritengo che gli aiuti della comunità internazionale non debbano comprendere le armi. Fermo restando il loro diritto a difendersi da un attacco invasore.
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