Il film mi è piaciuto molto. Tutte le vicende storiche di Cosa Nostra, dagli anni '70 in poi, vengono ripercorse attraverso lo sguardo ingenuo di un bambino la cui chiave di lettura degli eventi è costruita sulla base dei luoghi comuni ascoltati. Si ride e si riflette. Fino alla presa di coscienza finale. E lì ci si commuove.
Un diario con divagazioni su varie mie passioni. Tra le quali la musica, la matematica, la scrittura, la cucina, i viaggi, la Germania e i balli popolari del centro-sud Italia.
lunedì, dicembre 30, 2013
martedì, dicembre 24, 2013
Cinghiali e boschi
giovedì, dicembre 19, 2013
Stamina: gli ultimi sviluppi
Il 4 dicembre il TAR di Roma ha sospeso il parere del Comitato scientifico del Ministero della Salute che era contrario alla sperimentazione del metodo Stamina in quanto privo di consistenza scientifica. In tal modo il TAR ha riaperto la decisione sulla sperimentazione del metodo con la motivazione che gli esperti nominati dal ministrro non erano imparziali. (Tar: "Comitato scientifico non imparziale")
Il rapporto choc su Stamina “Non ci sono cellule staminali” - Dai verbali dei Nas e dai pareri del comitato ministeriale di esperti emerge anche il rischio di contrarre il morbo della mucca pazza.
Concludo con una citazione da questo articolo:
E mentre oggi impazza ovunque la notizia che non c’è traccia di cellule staminali nelle infusioni e che, addirittura, ci sarebbe il rischio di contrarre malattie infettive come la sindrome della mucca pazza, io mi incazzo.
IO MI INCAZZO con chi vuole lucrare sulla sofferenza di queste famiglie e soprattutto con chi difende Vannoni per farsi vedere paladino dei deboli.
IO MI INCAZZO con questi truffatori che si pongono come vittime di poteri forti e complotti.
E, si sa, il complotto rassicura.
IO MI INCAZZO perché molti di quelli che chiedono che il metodo stamina sia accessibile sono gli stessi che si lamentano per gli sprechi di soldi pubblici.
IO MI INCAZZO con i programmi televisivi come Le Iene che campano sulla disperazione di queste persone e allora cercano l’audience, magari per segnare una risibile “vittoria” sul mainstream.
Umanamente comprendo malati e familiari che, davanti all'impossibilità di una cura, si affidano ai venditori di elisir. Non me la prendo con loro che si attaccano comprensibilmente ad ogni “speranza”.
"Nella sua ordinanza il Tar indica la necessità che ai lavori del Comitato scientifico per la sperimentazione 'partecipino esperti, eventualmente anche stranieri, che sulla questione non abbiano già preso posizione o, se ciò non è possibile essendosi tutti gli esperti già esposti, che siano chiamati in seno al Comitato, in pari misura, anche coloro che si sono espressi in favore del metodo'."
La decisione del TAR mi lasciò molto perplesso perché in essa i giudici considerano una decisione di carattere scientifico come se si trattasse di una decisione di carattere politico. Nella scienza esistono criteri oggettivi che, se non superati, inducono l'esperto a pronunciarsi contro. Certo, possono capitare degli errori, ma solitamente questi hanno vita breve.
La decisione del TAR mi lasciò molto perplesso perché in essa i giudici considerano una decisione di carattere scientifico come se si trattasse di una decisione di carattere politico. Nella scienza esistono criteri oggettivi che, se non superati, inducono l'esperto a pronunciarsi contro. Certo, possono capitare degli errori, ma solitamente questi hanno vita breve.
Il 13 dicembre Nature, una delle più antiche ed importanti riviste scientifiche, pubblica un articolo (Stem-cell fiasco must be stopped) in cui si esprime molta preoccupazione per la decisione presa dal TAR.
Quella di nominare esperti stranieri "potrebbe sembrare una buona idea, ma si muove su un terreno pericoloso. Esistono grossi interessi internazionali a favore di cliniche che offrono terapie con staminali prive di sperimentazioni. In alcuni paesi mancano le regole che impediscono lo sfruttamento di pazienti disperati e tali cliniche sarebbero ben contente di vedere una falla aprirsi nella regolamentazione di un paese europeo."
“Le emozioni di genitori di bambini gravemente malati è un'arma molto potente.”
L'articolo invitava anche il ministro a rendere pubblici i dati del comitato, finora confidenziali.
E finalmente negli ultimi giorni sono venute fuori delle notizie interessanti.
"Io imbrogliata da Vannoni con le cellule staminali - Una donna si è indebitata per 40 mila euro per pagare le cure di sua figlia con lo psicologo inventore del metodo Stamina: e adesso denuncia la truffa"
"Io imbrogliata da Vannoni con le cellule staminali - Una donna si è indebitata per 40 mila euro per pagare le cure di sua figlia con lo psicologo inventore del metodo Stamina: e adesso denuncia la truffa"
Qualcuno si potrebbe chiedere: ma perché nell'incertezza non sperimentare comunque il metodo? Così ci toglieremmo il dubbio una volta per tutte. Beh, una sperimentazione implica diversi milioni di euro di investimento e, se non sussistono dei requisiti minimi dal punto di vista etico, clinico e legale, non si possono gettare al vento tali risorse pubbliche. Soprattutto in un momento come questo.
Concludo con una citazione da questo articolo:
E mentre oggi impazza ovunque la notizia che non c’è traccia di cellule staminali nelle infusioni e che, addirittura, ci sarebbe il rischio di contrarre malattie infettive come la sindrome della mucca pazza, io mi incazzo.
IO MI INCAZZO con chi vuole lucrare sulla sofferenza di queste famiglie e soprattutto con chi difende Vannoni per farsi vedere paladino dei deboli.
IO MI INCAZZO con questi truffatori che si pongono come vittime di poteri forti e complotti.
E, si sa, il complotto rassicura.
IO MI INCAZZO perché molti di quelli che chiedono che il metodo stamina sia accessibile sono gli stessi che si lamentano per gli sprechi di soldi pubblici.
IO MI INCAZZO con i programmi televisivi come Le Iene che campano sulla disperazione di queste persone e allora cercano l’audience, magari per segnare una risibile “vittoria” sul mainstream.
Umanamente comprendo malati e familiari che, davanti all'impossibilità di una cura, si affidano ai venditori di elisir. Non me la prendo con loro che si attaccano comprensibilmente ad ogni “speranza”.
mercoledì, dicembre 18, 2013
Restitution Day
Certo che, indipendentemente dal contenuto dell’iniziativa, sto nome non si può proprio sentire. Dopo l’Election Day, il No Tax Day, il Family Day ora abbiamo anche il Restitution Day. Pare che allo studio dei pentastellati ci siano anche l’Isultation Day e lo Sfanculation Day. Forza Italia invece sta organizzando il Gratiation Day. E il PD il Perdielection Day.
Cammino
Cammino, cammino,
non sono sveglio e non
dormo, cammino
e mi svuoto
di ogni pensiero,
dei desideri,
della tristezza, dell'entusiasmo,
dei segreti,
della forza di volontà,
di ogni cosa che è me...
David Grossmann
non sono sveglio e non
dormo, cammino
e mi svuoto
di ogni pensiero,
dei desideri,
della tristezza, dell'entusiasmo,
dei segreti,
della forza di volontà,
di ogni cosa che è me...
David Grossmann
lunedì, dicembre 16, 2013
Carnevale della Matematica #68: il tempo
Il Carnevale della Matematica di dicembre, il numero 68, ha come tema: il tempo. Ad ospitarlo è Roberto Natalini, sul blog MaddMaths!.
Così Roberto Natalini introduce il mio contributo:
Ma, a parte il mio, il carnevale è pieno di contributi interessantissimi.
Così Roberto Natalini introduce il mio contributo:
Dioniso su Il Blogghetto, ci propone il suo brano Vortex Temporum, Gérard Grisey e la musica spettrale. Vortex Temporum... Uhm, il latino non è mai stato il mio forte, ma mi pare che significhi vortice di tempi. Ma che cos'è? Il rimescolamento temporale che si produce nei dintorni di un buco nero? O forse no? Scopriamolo insieme.
Ma, a parte il mio, il carnevale è pieno di contributi interessantissimi.
Il carnevale si conclude con la segnalazione del prossimo ospite.
Il tempo fugge e noi ci fermiamo qui. Il Carnevale ritorna il 14 gennaio 2014 su Matem@ticaMente il sito di Annarita Ruberto. Il tema sarà: “Macchine matematiche antiche e moderne”.
Calendario con le date delle prossime edizioni del Carnevale
Il tempo fugge e noi ci fermiamo qui. Il Carnevale ritorna il 14 gennaio 2014 su Matem@ticaMente il sito di Annarita Ruberto. Il tema sarà: “Macchine matematiche antiche e moderne”.
Il senso della vita
Colonna sonora 1 - Colonna sonora 2
Se osservo retrospettivamente la mia vita - disse quel giorno Linda al suo amico che non rivedeva da anni - quello che mi viene da pensare è: alla fine che ho fatto? Tante cose ma tutte a livello mediocre - rispose rapidamente alla sua stessa domanda prima che la risposta potesse arrivare dal suo amico. - Avrebbero potuto avere un po' di senso se fossi almeno riuscita a trasmetterne una parte a qualcuno. Ma così, che senso hanno? - la domanda risuonò nell'aria per un istante. - Vabbè, troppe domande esistenziali fanno male - riprese sorridendo. - T'interessa allora venire a vedere La grande bellezza? La danno al cinema qui vicino.
Se osservo retrospettivamente la mia vita - disse quel giorno Linda al suo amico che non rivedeva da anni - quello che mi viene da pensare è: alla fine che ho fatto? Tante cose ma tutte a livello mediocre - rispose rapidamente alla sua stessa domanda prima che la risposta potesse arrivare dal suo amico. - Avrebbero potuto avere un po' di senso se fossi almeno riuscita a trasmetterne una parte a qualcuno. Ma così, che senso hanno? - la domanda risuonò nell'aria per un istante. - Vabbè, troppe domande esistenziali fanno male - riprese sorridendo. - T'interessa allora venire a vedere La grande bellezza? La danno al cinema qui vicino.
sabato, dicembre 07, 2013
Vortex Temporum, Gérard Grisey e la musica spettrale
- Vortex Temporum... Uhm, il latino non è mai stato il mio forte, ma mi pare che significhi vortice di tempi. Ma che cos'è? Il rimescolamento temporale che si produce nei dintorni di un buco nero?
- No, no.
- Un susseguirsi circolare di condizioni atmosferiche, allora.
- Neppure.
- E la musica spettrale? Saranno forse i suoni con cui Belfagor riempie le sue nottate solitarie al Louvre?
- No, niente di tutto questo!
- Vabbè, dai. Spiegami.
- Vortex Temporum è una composizione del 1995 di Gérard Grisey: un compositore francese.
- Ah! Parliamo quindi di musica contemporaneissima quindi. Senti, mi è appena tornato in mente che ho un appuntamento e...
- Ma no, dai. Non ti spaventare. Questa cosa ha a che fare con il tema che trattammo tempo fa. Ricordi gli esperimenti con spettri artificiali?
- Ah, è vero. Gli spettri in quel senso là.
- Ricordi che ogni suono è in realtà una somma di altri suoni più alti ma di volume più basso?
- Sì, adesso mi torna in mente. E quell'insieme di suoni è lo spettro del suono di partenza.
- Brava! Quello che non abbiamo detto allora è che lo spettro è una oggetto variabile nel tempo. Gli armonici non stanno là fissi. Ma alcuni emergono subito, altri più tardi. Alcuni decadono immediatamente e altri dopo. Ecco, gli spettralisti partono proprio dall'analisi di spettrogrammi strumentali per creare la loro musica. E questa tecnica, basata sulla natura intima dei suoni naturali, era anche un modo per opporsi alla ormai troppo lunga ubriacatura dodecafonica.
- Dodecafonica!? E che significa?
- Vabbè, lasciamo perdere. Comunque, una cosa interessante, vista la tua passione per la matematica, è che Grisey utilizza molto la tua materia preferita come fonte d'ispirazione nella composizione di Vortex Temporum.
- Davvero?
- Sì. Intanto la musica spettrale ha molto a che fare con l'Analisi di Fourier.
Poi c'è un costante tentativo di emulare il concetto di onda sinusoidale in tutto il pezzo. E addirittura, due successioni di Fibonacci vengono usate da algoritmo generatore delle durate del pezzo. E c'è pure chi afferma di vederci tentativi di replica della struttura frattale.
- Beh, adesso me lo devi far sentire!
- E certo! Proprio qui volevo farti arrivare. Ecco il pezzo definito come “la nascita di un modulo di arpeggi vorticosi e ripetuti nella sua metamorfosi in vari campi temporali”. E se vuoi saperne di più puoi leggere questo e ascoltare questo.
- Beh, ti è piaciuto?
- Boh!
- No, no.
- Un susseguirsi circolare di condizioni atmosferiche, allora.
- Neppure.
- E la musica spettrale? Saranno forse i suoni con cui Belfagor riempie le sue nottate solitarie al Louvre?
- No, niente di tutto questo!
- Vabbè, dai. Spiegami.
- Vortex Temporum è una composizione del 1995 di Gérard Grisey: un compositore francese.
- Ah! Parliamo quindi di musica contemporaneissima quindi. Senti, mi è appena tornato in mente che ho un appuntamento e...
- Ma no, dai. Non ti spaventare. Questa cosa ha a che fare con il tema che trattammo tempo fa. Ricordi gli esperimenti con spettri artificiali?
- Ah, è vero. Gli spettri in quel senso là.
- Ricordi che ogni suono è in realtà una somma di altri suoni più alti ma di volume più basso?
- Sì, adesso mi torna in mente. E quell'insieme di suoni è lo spettro del suono di partenza.
- Brava! Quello che non abbiamo detto allora è che lo spettro è una oggetto variabile nel tempo. Gli armonici non stanno là fissi. Ma alcuni emergono subito, altri più tardi. Alcuni decadono immediatamente e altri dopo. Ecco, gli spettralisti partono proprio dall'analisi di spettrogrammi strumentali per creare la loro musica. E questa tecnica, basata sulla natura intima dei suoni naturali, era anche un modo per opporsi alla ormai troppo lunga ubriacatura dodecafonica.
- Dodecafonica!? E che significa?
- Vabbè, lasciamo perdere. Comunque, una cosa interessante, vista la tua passione per la matematica, è che Grisey utilizza molto la tua materia preferita come fonte d'ispirazione nella composizione di Vortex Temporum.
- Davvero?
- Sì. Intanto la musica spettrale ha molto a che fare con l'Analisi di Fourier.
Poi c'è un costante tentativo di emulare il concetto di onda sinusoidale in tutto il pezzo. E addirittura, due successioni di Fibonacci vengono usate da algoritmo generatore delle durate del pezzo. E c'è pure chi afferma di vederci tentativi di replica della struttura frattale.
- Beh, adesso me lo devi far sentire!
- E certo! Proprio qui volevo farti arrivare. Ecco il pezzo definito come “la nascita di un modulo di arpeggi vorticosi e ripetuti nella sua metamorfosi in vari campi temporali”. E se vuoi saperne di più puoi leggere questo e ascoltare questo.
- Beh, ti è piaciuto?
- Boh!
giovedì, dicembre 05, 2013
Un utile confronto
Erano giorni che stava comparando tutte le caratteristiche delle cellule che rispondevano in modo diverso alla stimolazione del G-CSF. Linda voleva confrontare le cellule che migravano regolarmente con quelle che rimanevano al loro posto e, cercando di mettere in luce tutte le differenze, sperava di trovare la caratteristica significativa; la particolarità che rendeva statiche le une e dinamiche le altre. In ogni caso, il mistero delle cellule immobili non poteva rimanere insoluto. Ne sarebbe andata della sua autostima. Ma non solo. Forse un fallimento del genere avrebbe potuto anche compromettere il suo dottorato. Così, quel giorno, Linda passò ore a esaminare una grossa mole di dati. E, mentre rileggeva i risultati, notò per la prima volta che un amminoacido era quasi del tutto assente dalle cellule immobili ed era invece contenuto in grossa quantità in tutte le altre cellule. Quell'amminoacido era la fenilalanina. Linda ricordava poche nozioni relative a quella molecola. Ricordò che era presente nella costituzione di molte proteine alimentari, che era il principale costituente dell'aspartame, il dolcificante usato nell'industria alimentare, e che un suo accumulo nella fase della crescita poteva causare un mancato sviluppo del sistema nervoso centrale. Ma quelle poche nozioni non bastavano. Doveva saperne molto di più. Cominciò quindi una serrata ricerca su tutte le fonti di sua conoscenza. Persa in quelle ricerche Linda non si accorse di essere rimasta sola nel laboratorio. Era sera. E il silenzio avvolgeva quella stanza zeppa di scrivanie vuote.
- Stavolta non la passa liscia! Stavolta ne pagherà le conseguenze!
Linda si voltò di scatto. Chi stava sbraitando in quel modo? Vide una Limor col volto paonazzo che si allontanava dalla porta dell'ufficio di Eyal.
- Che succede? - le chiese Linda timidamente.
- Le foto! Stavolta quelle foto troveranno la loro giusta collocazione! - continuò Limor mentre usciva di fretta dalla stanza ignorando Linda.
- Non te preoccupa', capita ogni tanto - le disse Davide entrando nella stanza. - Ma solitamente non ci sono conseguenze.
- Buono a sapersi. Più che altro trovo la scena piuttosto fuori luogo in un ambiente del genere.
- Hai ragione. Sai, noi con il tempo ci siamo un po' abituati a queste cose - rispose Davide sedendosele vicino. - Senti, domani sera sono di riposo - continuò guardandola con un sorriso. - Ti andrebbe di uscire?
- Ah sì. Con piacere - rispose Linda. - Devo pur staccare ogni tanto.
- Eh certo! - rispose Davide. - Sai - proseguì poi con un po' di titubanza - siamo usciti già diverse volte e io mi trovo molto bene con te...
- Sì, pure io - rispose Linda dopo una breve pausa un po' imbarazzante. - Credo proprio che potremo diventare buoni amici - aggiunse subito per eliminare ogni ambiguità.
- Bene. A domani allora - disse Davide dopo un silenzio molto eloquente.
- Stavolta non la passa liscia! Stavolta ne pagherà le conseguenze!
Linda si voltò di scatto. Chi stava sbraitando in quel modo? Vide una Limor col volto paonazzo che si allontanava dalla porta dell'ufficio di Eyal.
- Che succede? - le chiese Linda timidamente.
- Le foto! Stavolta quelle foto troveranno la loro giusta collocazione! - continuò Limor mentre usciva di fretta dalla stanza ignorando Linda.
- Non te preoccupa', capita ogni tanto - le disse Davide entrando nella stanza. - Ma solitamente non ci sono conseguenze.
- Buono a sapersi. Più che altro trovo la scena piuttosto fuori luogo in un ambiente del genere.
- Hai ragione. Sai, noi con il tempo ci siamo un po' abituati a queste cose - rispose Davide sedendosele vicino. - Senti, domani sera sono di riposo - continuò guardandola con un sorriso. - Ti andrebbe di uscire?
- Ah sì. Con piacere - rispose Linda. - Devo pur staccare ogni tanto.
- Eh certo! - rispose Davide. - Sai - proseguì poi con un po' di titubanza - siamo usciti già diverse volte e io mi trovo molto bene con te...
- Sì, pure io - rispose Linda dopo una breve pausa un po' imbarazzante. - Credo proprio che potremo diventare buoni amici - aggiunse subito per eliminare ogni ambiguità.
- Bene. A domani allora - disse Davide dopo un silenzio molto eloquente.
mercoledì, dicembre 04, 2013
Ancora su Stamina
Ho appena visto questo aggiornamento sul caso Stamina. Il TAR di Roma ha riaperto la decisione perché dice che gli esperti nominati non erano imparziali:
A questo proposito, nella sua ordinanza il Tar indica la necessità che ai lavori del Comitato scientifico per la sperimentazione "partecipino esperti, eventualmente anche stranieri, che sulla questione non abbiano già preso posizione o, se ciò non è possibile essendosi tutti gli esperti già esposti, che siano chiamati in seno al Comitato, in pari misura, anche coloro che si sono espressi in favore del metodo".
La cosa mi lascia un po' perplesso perché nella scienza è una cosa diversa dalla democrazia. Esistono dei criteri oggettivi che, se non superati, inducono lo scienziato a pronunciarsi contro. È un po' come se in un processo a Totò Riina si pretendessero anche giudici che si sono espressi a favore della mafia... Mah, vedremo.
La cosa mi lascia un po' perplesso perché nella scienza è una cosa diversa dalla democrazia. Esistono dei criteri oggettivi che, se non superati, inducono lo scienziato a pronunciarsi contro. È un po' come se in un processo a Totò Riina si pretendessero anche giudici che si sono espressi a favore della mafia... Mah, vedremo.
martedì, dicembre 03, 2013
lunedì, dicembre 02, 2013
Appello al Ministro degli Esteri Emma Bonino contro la chiusura dell’IIC di Stoccarda
Rilancio un appello dell'associazione Volare e.V. Heidelberg
Pubblichiamo un appello della direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Stoccarda al quale aderiamo sottolineando che è molto miope una politica che per tagliare nell'immediato non vede l’effetto a catena che tali tagli alla cultura innescheranno. Con la promozione culturale si amplifica l’interesse nei confronti dell’Italia che, specialmente in una regione ricca come il Baden-Württemberg, non può che portare a più turismo verso la penisola e più prodotti italiani venduti. Eliminare un Istituto Italiano di Cultura così importante avrà una ricaduta negativa a medio e lungo termine molto più consistente rispetto quello che si risparmierebbe chiudendo ora l’istituzione. Volare ha aderito all’appello con questa email. Vi invitiamo a imitarci. Se lo desiderate potete anche usare, adattandolo, il testo della nostra email.
Cari Amici,
purtroppo l’Istituto Italiano di Cultura di Stoccarda è nella lista nera delle chiusure delle rappresentanze italiane all’estero.
Dopodomani, Mercoledi 4 dicembre 2013, sarà deciso quali delle 33 sedi “candidate” verranno effettivamente chiuse.
So che apprezzate da sempre il lavoro svolto nei suoi 50 anni di vita da questo Istituto, che ha sempre agito da riferimento per tutte le istanze interessate alla cultura e alla lingua italiana. Vi invito pertanto a far giungere il Vostro appello contro la cancellazione di questo Istituto così strategico, indirizzando una lettera al Ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino (scrivi@emmabonino.org), e per conoscenza al Ministro Plenipotenziario Elisabetta Belloni (elisabetta.belloni@esteri.it), incaricata delle trattativa.
Vi invio in allegato una lista delle caratteristiche dell’IIC di Stoccarda, che Vi potrà servire da spunto. Ma sono certa che ciascuno di voi saprà illustrare al meglio le ragioni per scongiurare il pericolo della chiusura dell’Istituto.
Vi ringrazio per il Vostro supporto.
Il Direttore
Adriana Cuffaro
Un nuovo taglio
- Questo nuovo taglio ti dona davvero - le disse Yaron quel mattino.
- Grazie - rispose Linda non riuscendo a frenare un po' di rossore.
Aveva deciso di cominciare una nuova fase. Voleva cambiar registro. Voleva scrollarsi di dosso quel pessimismo che la stava progressivamente pervadendo. E per cominciare aveva pensato di cambiare pettinatura. Via i ricci! Da oggi in poi capelli corti.
- Senti, mi è venuta in mente una cosa - riprese Yaron. - Credo che tu non abbia ancora provato la cucina israeliana, vero?
- Bè... solo poche cose.
- Che ne diresti allora se ti portassi in un buon ristorante nella parte vecchia di Giaffa, qui a due passi da Tel Aviv?
- Mi pare un'ottima idea! - rispose Linda mentre un fremito le attraversava il basso ventre.
Nella sera successiva la cena fu preceduta da una visita al bazar di Giaffa. Dove una profusione di colori e odori; di spezie, stoffe, cibi e tappeti l'aveva quasi stordita. Più tardi, dopo essersi accomodato a un tavolo insieme a Linda, la prima cosa che Yaron fece fu chiedere al cameriere menù e spiegazioni in inglese.
- Gli antipasti sono la nostra specialità - disse subito il cameriere. E, poco dopo l'ordinazione, l'uomo tornò con un vassoio pieno di piatti.
- Tahina, hummus, matbucha e insalata di melanzane con fegatini - disse il cameriere mentre disponeva i piatti sul tavolo. - La tahina è una crema ricavata da una farina di semi di sesamo, tostati e triturati,q diluita in olio di sesamo - continuò notando lo sguardo interrogativo di Linda. - L'hummus è una crema a base di ceci, aglio, limone e tahina. Gli ingredienti della matbucha sono invece pomodori, peperoni arrostiti, olio di oliva e aglio. L'ultimo piatto - proseguì indicando i fegatini - è una ricetta nata proprio in Israele; a differenza di tutti gli altri piatti. Poi ci sono le salse: skhug, harissa e pilpelchuma; a base di peperoncino e aglio. E per accompagnare il tutto la pita - concluse mostrando un cesto contenente spicchi di una sorta di focaccia - il nostro pane.
Linda si tuffò subito, con entusiasmo e avidità, in quella sinfonia di sapori e aromi sconosciuti e deliziosi. La penetrante freschezza delle foglie spezzettate di coriandolo la inebriò. Il vellutato sentore di tostatura della tahina l'avvolse. Il travolgente ardore dell'harissa la infiammò. E poi arrivarono la shakshuka e le falafel, il labaneh e lo shashlik. I dolci haklava e halva. E infine il caffè. Nero come la notte che precedette la creazione del firmamento. E profumato come gli alberi da incenso.
- È il cardamomo che sprigiona quell'aroma - le disse Yaron guardandola negli occhi.
- Grazie - rispose Linda non riuscendo a frenare un po' di rossore.
Aveva deciso di cominciare una nuova fase. Voleva cambiar registro. Voleva scrollarsi di dosso quel pessimismo che la stava progressivamente pervadendo. E per cominciare aveva pensato di cambiare pettinatura. Via i ricci! Da oggi in poi capelli corti.
- Senti, mi è venuta in mente una cosa - riprese Yaron. - Credo che tu non abbia ancora provato la cucina israeliana, vero?
- Bè... solo poche cose.
- Che ne diresti allora se ti portassi in un buon ristorante nella parte vecchia di Giaffa, qui a due passi da Tel Aviv?
- Mi pare un'ottima idea! - rispose Linda mentre un fremito le attraversava il basso ventre.
Nella sera successiva la cena fu preceduta da una visita al bazar di Giaffa. Dove una profusione di colori e odori; di spezie, stoffe, cibi e tappeti l'aveva quasi stordita. Più tardi, dopo essersi accomodato a un tavolo insieme a Linda, la prima cosa che Yaron fece fu chiedere al cameriere menù e spiegazioni in inglese.
- Gli antipasti sono la nostra specialità - disse subito il cameriere. E, poco dopo l'ordinazione, l'uomo tornò con un vassoio pieno di piatti.
- Tahina, hummus, matbucha e insalata di melanzane con fegatini - disse il cameriere mentre disponeva i piatti sul tavolo. - La tahina è una crema ricavata da una farina di semi di sesamo, tostati e triturati,q diluita in olio di sesamo - continuò notando lo sguardo interrogativo di Linda. - L'hummus è una crema a base di ceci, aglio, limone e tahina. Gli ingredienti della matbucha sono invece pomodori, peperoni arrostiti, olio di oliva e aglio. L'ultimo piatto - proseguì indicando i fegatini - è una ricetta nata proprio in Israele; a differenza di tutti gli altri piatti. Poi ci sono le salse: skhug, harissa e pilpelchuma; a base di peperoncino e aglio. E per accompagnare il tutto la pita - concluse mostrando un cesto contenente spicchi di una sorta di focaccia - il nostro pane.
Linda si tuffò subito, con entusiasmo e avidità, in quella sinfonia di sapori e aromi sconosciuti e deliziosi. La penetrante freschezza delle foglie spezzettate di coriandolo la inebriò. Il vellutato sentore di tostatura della tahina l'avvolse. Il travolgente ardore dell'harissa la infiammò. E poi arrivarono la shakshuka e le falafel, il labaneh e lo shashlik. I dolci haklava e halva. E infine il caffè. Nero come la notte che precedette la creazione del firmamento. E profumato come gli alberi da incenso.
- È il cardamomo che sprigiona quell'aroma - le disse Yaron guardandola negli occhi.
- È caldo e sensuale - rispose Linda quasi sussurrando.
Poi Yaron le si avvicinò, le sfiorò delicatamente una mano e, come governate da un'ineluttabile legge gravitazionale, le due bocche si attrassero e si congiunsero istantaneamente in una bramosa ricerca della delizia mancante che avrebbe completato quel tripudio di sapori
giovedì, novembre 28, 2013
Piluccatura: lo scontro finale
I numeri di questa seconda tornata di frangitura sono: 735 Kg di olive e 99 Kg di olio. Per una resa del 13,5 % circa.
E il mio contributo finisce qui. Ora rimangono una trentina di piante di cui il babbo dovrà occuparsi in solitaria.
Il bilancio del primo anno di raccolta meccanizzata mi porta a dire che, dal punto di vista pratico, l'abbacchiatore presenta solo vantaggi. I tempi di raccolta vengono drasticamente ridotti. E, l'insidioso uso delle scale a pioli viene totalmente eliminato.
L'unico svantaggio è di carattere spirituale. Con l'uso di quello strumento anche i suoni della piluccatura si riducono drasticamente.
E il mio contributo finisce qui. Ora rimangono una trentina di piante di cui il babbo dovrà occuparsi in solitaria.
Il bilancio del primo anno di raccolta meccanizzata mi porta a dire che, dal punto di vista pratico, l'abbacchiatore presenta solo vantaggi. I tempi di raccolta vengono drasticamente ridotti. E, l'insidioso uso delle scale a pioli viene totalmente eliminato.
L'unico svantaggio è di carattere spirituale. Con l'uso di quello strumento anche i suoni della piluccatura si riducono drasticamente.
lunedì, novembre 25, 2013
Eppur si pilucca
E infine il tempo ci ha concesso la giornata di ieri e la metà di quella odierna. Attraversando diverse fasce climatiche, ieri abbiamo completato sette piante (250 Kg circa) e oggi sei (150 Kg circa). Chissà come andrà domani con i -4° previsti? Saranno le mani congelate capaci di manovrare abbacchiatore e/o pinza. Lo scopriremo solo vivendo. Intanto ci siamo attrezzati con zuppa di ceci, farro e porcini.
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sabato, novembre 23, 2013
Vedrai vedrai
Quando la sera me ne torno a casa
non ho neanche voglia di parlare
tu non guardarmi con quella tenerezza
come fossi un bambino che ritorna deluso
si lo so che questa non è certo la vita
che hai sognato un giorno per noi
vedrai, vedrai
vedrai che cambierà
forse non sarà domani
ma un bel giorno cambierà
vedrai, vedrai
non son finito sai
non so dirti come e quando
ma vedrai che cambierà
non ho neanche voglia di parlare
tu non guardarmi con quella tenerezza
come fossi un bambino che ritorna deluso
si lo so che questa non è certo la vita
che hai sognato un giorno per noi
vedrai, vedrai
vedrai che cambierà
forse non sarà domani
ma un bel giorno cambierà
vedrai, vedrai
non son finito sai
non so dirti come e quando
ma vedrai che cambierà
Procrastinazione piluccatoria e arcobaleno
E anche oggi abbiamo dovuto procrastinare. Motivo: pioggerellina azzuppavillani. E seguendo il vecchio adagio, se non se pilucca se corre, mi sono impegnato di nuovo nella mia corsetta sulla provinciale per Orvinio.
E che c'era di meglio poi per completare l'opera se non preparare
Da dove, grazie proprio alla pioggerellina azzuppavillana, ho potuto ammirare un arcobaleno in tutta la sua eptacromatica interezza arcuale... o era esacromatica? No, forse pentacromatica. Ed ecco che possiamo aprire la breve parentesi storico-scientifica. Se vi siete sempre chiesti: ma sarò daltonico che non riconosco l'indaco? Sappiate che l'indaco non esiste! Ecco, mo l'ho detto. Se l'è inventato quel burlone nonché amante della numerologia, dell'alchimia e dell'occulto che era Sir Isacco Newton. I pianeti erano sette, le note erano sette, i giorni della settimana erano sette, non potevamo avere allora un arcobaleno con cinque o sei colori. Et voilà l'indacó!
Che poi uno si chiede sempre: ma dove nasce l'arcobaleno? E dove poteva nascere se non...
a Scandriglia? Luogo di dolci virtù.
e quindi degustare un bel piatto di maccheroni (così si chiamano qui i tagliolini) fatti in casa con sparaci e catinali asparagi e hygrophorus russula accompagnati da un bicchiere del vino rosso prodotto da un amico d'infanzia?
E poi ditemi che non sono bucolico!
venerdì, novembre 22, 2013
Piluccatura subacquea
Tentativo di piluccatura fallito pure oggi. Causa: alberi troppo bagnati. Se non altro abbiamo incanalato nella cunetta il fiume di acqua piovana che scorreva per la strada. Un servizio per la comunità.
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mercoledì, novembre 20, 2013
Scoiattolo nero
L'ho visto oggi durante la mia corsetta sulla provinciale per Orvinio. (Visto che non si pilucca si corre, altrimenti in casa si gela) No, quella non è la sua foto. Però gli somiglia. Non mi era mai capitato di vedere scoiattoli qui. Qualcuno li ha visti? ...O forse era un altro animale? No, no. Era uno scoiattolo nero.
martedì, novembre 19, 2013
Piluccatura
Bene. Anche quest'anno l'esperienza si ripete.
Ma, come potete vedere, ci si è meccanizzati. No, non fate battute facili. Non è quello in primo piano il nuovo mezzo elettro-meccanico!
E avete notato il sacco britannico?
Ad ogni modo, i due quintali di ieri si sono aggiunti al precedente raccolto per un totale di quasi 6 quintali
che il frantoio ci ha convertito in circa 75 Kg di olio. Resa 13% circa. Scarsina come lo scorso anno. Ma era prevedibile, vista la dimensione e il grado di maturazione delle olive.
Lo abbiamo versato ma non ancora assaggiato.
Per i prossimi giorni si prevede pioggia. Quindi penso che saremo costretti a rimanere in casa.
Ma, come potete vedere, ci si è meccanizzati. No, non fate battute facili. Non è quello in primo piano il nuovo mezzo elettro-meccanico!
E avete notato il sacco britannico?
Ad ogni modo, i due quintali di ieri si sono aggiunti al precedente raccolto per un totale di quasi 6 quintali
che il frantoio ci ha convertito in circa 75 Kg di olio. Resa 13% circa. Scarsina come lo scorso anno. Ma era prevedibile, vista la dimensione e il grado di maturazione delle olive.
Lo abbiamo versato ma non ancora assaggiato.
Per i prossimi giorni si prevede pioggia. Quindi penso che saremo costretti a rimanere in casa.
venerdì, novembre 15, 2013
Carnevale della Matematica #67: la matematica e gli organismi viventi
Il Carnevale della Matematica di novembre, il numero 67, ha come tema: la matematica e gli organismi viventi. Ad ospitarlo è Spartaco Mencaroni, sul suo blog Il coniglio mannaro.
Il carnevale si apre con un innovativo dialogo tra l'autore e il coniglio mannaro, insolitamente intimidito.
E dopo più di un anno anche il Blogghetto è tornato a partecipare. Così Spartaco Mencaroni introduce il mio contributo:
Ma, a parte il mio, il carnevale è pieno di contributi interessantissimi. E quindi che aspettate ad andare a leggervelo?
Bene, proseguiamo il nostro lungo viaggio in questo affascinante Carnevale ed arriviamo ad un “Blogghetto”, dove veniamo accolti da Dioniso Dionisi.
Blogghetto, ci spiega il nostro anfitrione, è un diario con divagazioni su varie mie passioni. Tra le quali la musica, la cucina, la matematica, i viaggi, la Germania e .... l'ultima acquisizione: i balli popolari del centro-sud Italia.
Per l’occasione, il Blogghetto ci accoglie con la più recente parte di una serie, che va avanti da tempo immemore ed ha il potere di trasportarci ai tempi del leggendario Pitagora, in una cornice narrativa di grande fascino. Questo è l'Indice della serie, in cui si parla di Matematica e Natura, ma non specificamente di organismi viventi, come puntualizza Dioniso.
E veniamo al contributo vero e proprio, che ci porta subito nel bel mezzo di un affascinante dialogo:
Quello che non abbiamo ancora detto è qual fosse l'oggetto non misurabile attraverso un numero (incommensurabile) che Ippaso scovò. Dicevamo però che anche questa è una domanda ancora aperta. Attualmente, per quanto ne sappia, esistono tre diverse ipotesi in merito. E in tutti e tre i casi il destino dovette apparire piuttosto beffardo ai pitagorici.
La prima ipotesi ....
Il carnevale si conclude con la segnalazione del prossimo ospite.
Et voilà Coniglio, hai visto che festa meravigliosa? E tu che ti preoccupavi tanto. Spero che in futuro sarai meno propenso a temere di non essere in grado di lanciarti in un’avventura matematica!
Come dici? La prossima edizione?
Ma certo. L’onore stavolta tocca a Maddmaths!
E il tema sarà: Il tempo
Calendario con le date delle prossime edizioni del Carnevalemercoledì, novembre 13, 2013
Il riciclaggio di capitali sporchi in Germania
Ho appena letto l'articolo Hier ist die Antwort di Petra Reski. Il contenuto dell'articolo mi fa venire in mente una citazione evangelica. Vediamo chi la indovina.
La giornalista e scrittrice tedesca si pone alcune domande quali: perché in Germania non esistano leggi efficaci per combattere la mafia; perché nessun politico tedesco abbia mai parlato seriamente del problema della mafia in Germania; perché in Germania non si possa intercettare nessuno; perché i libri sulla mafia vengono censurati; perché il reato di associazione di tipo mafioso non esista ancora in Germania; e perché alcuni mafiosi in Germania godono di alto riconoscimento sociale.
La risposta, dice la Reski, la si può trovare in questo articolo. In cui si afferma che la Germania è un paradiso per il riciclaggio di capitali sporchi. Secondo il Financial Secrecy Index pare che ogni anno in Germania si ripuliscano circa 50 miliardi di euro di capitali sporchi. Cifra che pone il paese all'ottavo posto nella classifica mondiale. Indovinate chi è il primo? No, non è l'Italia. Il Bel Paese è solo al 54° posto.
La giornalista e scrittrice tedesca si pone alcune domande quali: perché in Germania non esistano leggi efficaci per combattere la mafia; perché nessun politico tedesco abbia mai parlato seriamente del problema della mafia in Germania; perché in Germania non si possa intercettare nessuno; perché i libri sulla mafia vengono censurati; perché il reato di associazione di tipo mafioso non esista ancora in Germania; e perché alcuni mafiosi in Germania godono di alto riconoscimento sociale.
La risposta, dice la Reski, la si può trovare in questo articolo. In cui si afferma che la Germania è un paradiso per il riciclaggio di capitali sporchi. Secondo il Financial Secrecy Index pare che ogni anno in Germania si ripuliscano circa 50 miliardi di euro di capitali sporchi. Cifra che pone il paese all'ottavo posto nella classifica mondiale. Indovinate chi è il primo? No, non è l'Italia. Il Bel Paese è solo al 54° posto.
lunedì, novembre 11, 2013
David Grossman, Israele e i profondi dolori
Mercoledì scorso siamo andati alla presentazione dell'ultimo libro di David Grossman: Caduto fuori dal tempo. Libro in cui lo scrittore affronta il tema della morte in guerra del figlio. Non avendo letto nessuno dei suoi libri sono arrivato lì con un entusiasmo moderato. Che non è certo cresciuto durante la lettura in tedesco di alcune pagine della traduzione del suo libro. Ma quando poi lo scrittore ha cominciato a rispondere alle domande della moderatrice il mio coinvolgimento è andato crescendo. Fino ad arrivare a un punto in cui le parole di Grossman mi colpivano direttamente al cuore. Percuotendo le mie corde più intime.
Vabbè, per non scadere nel melodrammatico riporto solo qualche appunto preso durante le presentazione. Considerando che quello che leggerete è solo una mia interpretazione estemporanea delle risposte che Grossman dava alle domande della moderatrice.
Israele è un paese in cui persone normali cercano di vivere normalmente in circostanze totalmente anormali. Da generazione in generazione i padri accompagnano i figli ad arruolarsi. Come fece mio padre con me per la guerra dello Yom Kippur. E come ho fatto io con mio figlio per la guerra israelo-libanese del 2006. È per questo che penso la guerra sia "a game for boys". Il Signore fu furbo nel chiedere ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco. Abramo eseguì immediatamente senza porre domande. Ma se Sara fosse stata al suo posto il Signore avrebbe ricevuto ben altra risposta.
Il futuro è molto incerto in Israele. È per questo che il paese è pervaso da intensità in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Un'intensità che sopraffà i visitatori. Quando manca persino la certezza dell'esistenza nell'immediato futuro - sia a livello individuale, sia a livello di nazione - tutto viene vissuto più intensamente. Emblematica la risposta di una sposina durante l'intervista a una rete americana. Alla domanda - perché vorrebbe avere tre figli? - rispose: così se uno muore in guerra o in un attentato ce ne rimangono altri due. Nessuno in Israele può essere sicuro di vedere la discendenza di figli e nipoti.
Nel mio romanzo ho deciso di usare l'ingenuità perché di fronte alle atrocità della guerra è proprio lo sguardo ingenuo che ci può ricondurre alle cose semplici che in quei frangenti sono davvero le più importanti.
Per lui la scrittura di questo libro sulla perdita di un figlio - l'evento che infrange tutte le leggi di natura - è stato un processo lungo e sofferto. Alla fine ha deciso che avrebbe avuto bisogno di un linguaggio nuovo. E ha usato anche un linguaggio teatrale e la poesia. Perché la poesia è la cosa più vicina al silenzio. E in situazioni di profonda sofferenza il silenzio è imprescindibile. Quando il figlio è morto molti scrittori gli hanno inviato messaggi di condoglianze. E una cosa comune era la frase: non abbiamo parole. E in quei casi è giusto. Perché non ci sono parole che tu voglia sentire. Non vuoi stare ad ascoltare cliché. Non li puoi sopportare.
Il camminare nel suo libro è una protesta contro lo stallo in cui una grossa perdita ci sprofonda.
L'arte è l'unico mezzo che ci permette di sfiorare la barriera che divide la vita dalla morte.
A proposito, ieri ho comprato il libro. Penso che lo leggerò a breve.
Vabbè, per non scadere nel melodrammatico riporto solo qualche appunto preso durante le presentazione. Considerando che quello che leggerete è solo una mia interpretazione estemporanea delle risposte che Grossman dava alle domande della moderatrice.
Israele è un paese in cui persone normali cercano di vivere normalmente in circostanze totalmente anormali. Da generazione in generazione i padri accompagnano i figli ad arruolarsi. Come fece mio padre con me per la guerra dello Yom Kippur. E come ho fatto io con mio figlio per la guerra israelo-libanese del 2006. È per questo che penso la guerra sia "a game for boys". Il Signore fu furbo nel chiedere ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco. Abramo eseguì immediatamente senza porre domande. Ma se Sara fosse stata al suo posto il Signore avrebbe ricevuto ben altra risposta.
Il futuro è molto incerto in Israele. È per questo che il paese è pervaso da intensità in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Un'intensità che sopraffà i visitatori. Quando manca persino la certezza dell'esistenza nell'immediato futuro - sia a livello individuale, sia a livello di nazione - tutto viene vissuto più intensamente. Emblematica la risposta di una sposina durante l'intervista a una rete americana. Alla domanda - perché vorrebbe avere tre figli? - rispose: così se uno muore in guerra o in un attentato ce ne rimangono altri due. Nessuno in Israele può essere sicuro di vedere la discendenza di figli e nipoti.
Nel mio romanzo ho deciso di usare l'ingenuità perché di fronte alle atrocità della guerra è proprio lo sguardo ingenuo che ci può ricondurre alle cose semplici che in quei frangenti sono davvero le più importanti.
Per lui la scrittura di questo libro sulla perdita di un figlio - l'evento che infrange tutte le leggi di natura - è stato un processo lungo e sofferto. Alla fine ha deciso che avrebbe avuto bisogno di un linguaggio nuovo. E ha usato anche un linguaggio teatrale e la poesia. Perché la poesia è la cosa più vicina al silenzio. E in situazioni di profonda sofferenza il silenzio è imprescindibile. Quando il figlio è morto molti scrittori gli hanno inviato messaggi di condoglianze. E una cosa comune era la frase: non abbiamo parole. E in quei casi è giusto. Perché non ci sono parole che tu voglia sentire. Non vuoi stare ad ascoltare cliché. Non li puoi sopportare.
Il camminare nel suo libro è una protesta contro lo stallo in cui una grossa perdita ci sprofonda.
L'arte è l'unico mezzo che ci permette di sfiorare la barriera che divide la vita dalla morte.
A proposito, ieri ho comprato il libro. Penso che lo leggerò a breve.
sabato, novembre 09, 2013
Gramellini e la cultura scientifica
Oggi ho letto un'interessante discussione su Gramellini e il suo articolo del 6 novembre: “Abbasso gli algoritmi”. Già un paio d'anni fa, sentendolo citare da Fazio il dato che gli asili in Germania sono numerosissimi e gratuiti, mi ero fatta l'idea che a volte i dati citati da Gramellini non fossero proprio tra i più attendibili. In quest'ultimo articolo, invece che di inattendibilità, mi pare che il giornalista pecchi un po' di superficialità. Il passo più discusso del suddetto articolo è il seguente:
La dittatura dell’algoritmo è l’ultimo rifugio di un certo tipo di persone, per lo più maschi intellettuali con il cuore a forma di granchio e gli occhi a forma di dollaro, che non riuscendo più a sentire niente si illudono di domare le loro insicurezze con una serie di algide formulette attinte dalla marea di dati personali che le nuove tecnologie mettono a disposizione.
Siamo di nuovo di fronte a una manifestazione dell'annoso problema della mancanza di cultura scientifica tra gli intellettuali italiani?
Vabbè, riporto gli articoli che ho letto proponendo qualche estratto interessante.
Chi ha paura degli algoritmi?
La dittatura dell’algoritmo è l’ultimo rifugio di un certo tipo di persone, per lo più maschi intellettuali con il cuore a forma di granchio e gli occhi a forma di dollaro, che non riuscendo più a sentire niente si illudono di domare le loro insicurezze con una serie di algide formulette attinte dalla marea di dati personali che le nuove tecnologie mettono a disposizione.
Siamo di nuovo di fronte a una manifestazione dell'annoso problema della mancanza di cultura scientifica tra gli intellettuali italiani?
Vabbè, riporto gli articoli che ho letto proponendo qualche estratto interessante.
Chi ha paura degli algoritmi?
Qui .mau. suggerisce qualche chiave di lettura delle motivazioni di Gramellini.
Qui, invece, lo stesso .mau. fornisce qualche risposta alle valide obiezioni dei lettori del suo precedente articolo.
Qui, invece, lo stesso .mau. fornisce qualche risposta alle valide obiezioni dei lettori del suo precedente articolo.
"Bene: analizziamo un po' il pezzo di Gramellini. Spero che si possa essere d'accordo su queste sue affermazioni:
- Usa la parola "algoritmo" a sproposito (l'articolo originale parla di correlazioni, al più si può dire che ci sono delle formule)
- Non ha letto l'articolo dei due ricercatori, ma qualche altro articolo che ne parlava (io voto per questo)
- È partito a scrivere sul Buongiorno quello che voleva scrivere senza curarsi che ci fosse un'effettiva correlazione con l'articolo da lui letto.
Il primo punto per me è grave: a mio parere non sapere cosa sia un algoritmo è tanto grave quanto non sapere cosa sia un endecasillabo. Certo, si può vivere tranquillamente senza conoscere entrambe le parole: ma una persona di buona cultura dovrebbe conoscerle entrambe.
Il secondo punto di per sé non è un problema... (ma), se la mia ipotesi è corretta, Gramellini si è limitato a leggere titolo e occhiello...: e Ciò È Male. Gramellini è un giornalista, e dovrebbe sapere perfettamente che titolo e occhiello possono essere fuorvianti, persino quando ci sono le migliori intenzioni.
Infine, lungi da me il voler impedire a Gramellini le sue tirate luddiste. Però abbia l'onestà intellettuale di farlo senza mettere in mezzo delle consequenzialità fasulle e fallaci, che fanno sì che il suo lettore tipico prenda come oro colato affermazioni come "ci sono due ricercatori - magari anche pagati con i nostri soldi - che sprecano il loro tempo a dimostrare matematicamente delle ovvietà". Sono questi i veri danni."
- Usa la parola "algoritmo" a sproposito (l'articolo originale parla di correlazioni, al più si può dire che ci sono delle formule)
- Non ha letto l'articolo dei due ricercatori, ma qualche altro articolo che ne parlava (io voto per questo)
- È partito a scrivere sul Buongiorno quello che voleva scrivere senza curarsi che ci fosse un'effettiva correlazione con l'articolo da lui letto.
Il primo punto per me è grave: a mio parere non sapere cosa sia un algoritmo è tanto grave quanto non sapere cosa sia un endecasillabo. Certo, si può vivere tranquillamente senza conoscere entrambe le parole: ma una persona di buona cultura dovrebbe conoscerle entrambe.
Il secondo punto di per sé non è un problema... (ma), se la mia ipotesi è corretta, Gramellini si è limitato a leggere titolo e occhiello...: e Ciò È Male. Gramellini è un giornalista, e dovrebbe sapere perfettamente che titolo e occhiello possono essere fuorvianti, persino quando ci sono le migliori intenzioni.
Infine, lungi da me il voler impedire a Gramellini le sue tirate luddiste. Però abbia l'onestà intellettuale di farlo senza mettere in mezzo delle consequenzialità fasulle e fallaci, che fanno sì che il suo lettore tipico prenda come oro colato affermazioni come "ci sono due ricercatori - magari anche pagati con i nostri soldi - che sprecano il loro tempo a dimostrare matematicamente delle ovvietà". Sono questi i veri danni."
"...Ma c'è almeno un altro errore, secondo me: quello di farsi guidare da un (purtroppo molto diffuso) senso di superiorità della cultura umanistica rispetto a quella scientifica, e dalla assurda convinzione che ciò che è scientifico è per forza arido, grigio, privo di passione. Il non possedere una sufficiente preparazione scientifica e una sensibilità per questo genere di conoscenza non dovrebbe portare a sminuirla a priori, sottovalutando le sue conquiste e disprezzando i suoi protagonisti."
Aggiornamento dell'11/11
Beh, bisogna riconoscere l'onestà di Gramellini. Copio di seguito la risposta che il giornalista ha scritto su facebook.
Cari amici,
ho letto tante e giustificate critiche al mio Buongiorno di mercoledì scorso, "Abbasso gli algoritmi".
Quando scrivi tutti i giorni (e d'altronde il Buongiorno è un corsivo quotidiano) capita inesorabilmente di incappare in qualche giornata no, in cui il pezzo ti esce diverso da quello che avevi in testa. Non ho alcuna difficoltà a riconoscerlo.
Pubblico qui sotto, a titolo generale, la risposta che ho mandato a un gentile lettore (e scienziato).
Egregio dottore,
evidentemente l'articolo mi è uscito storto, perché non era mia intenzione attaccare gli scienziati, ma i nuovi sacerdoti della Tecnologia (semplici opinionisti come me) nevroticamente attratti da tutto ciò che è nuovo.
Gli scienziati seri come lei sanno valutare l'importanza delle loro scoperte, ma sanno anche che l'essenziale è invisibile agli occhi (lo diceva la volpe del Piccolo Principe), cioè non è percepibile dai sensi e quindi non è sperimentabile.
Lei per primo deve il suo successo a un afflato di entusiasmo e di passione che l'ha portata a fare qualcosa di mai fatto prima, e questo afflato ha che fare con la passione e con l'amore. Entità non misurabili scientificamente. I due campi - fisico e metafisico - vanno tenuti insieme, non contrapposti l'uno all'altro. In nome di una superiore armonia. E io armonicamente mi scuso con lei e la saluto.
Massimo Gramellini
Aggiornamento dell'11/11
Cari amici,
ho letto tante e giustificate critiche al mio Buongiorno di mercoledì scorso, "Abbasso gli algoritmi".
Quando scrivi tutti i giorni (e d'altronde il Buongiorno è un corsivo quotidiano) capita inesorabilmente di incappare in qualche giornata no, in cui il pezzo ti esce diverso da quello che avevi in testa. Non ho alcuna difficoltà a riconoscerlo.
Pubblico qui sotto, a titolo generale, la risposta che ho mandato a un gentile lettore (e scienziato).
Egregio dottore,
evidentemente l'articolo mi è uscito storto, perché non era mia intenzione attaccare gli scienziati, ma i nuovi sacerdoti della Tecnologia (semplici opinionisti come me) nevroticamente attratti da tutto ciò che è nuovo.
Gli scienziati seri come lei sanno valutare l'importanza delle loro scoperte, ma sanno anche che l'essenziale è invisibile agli occhi (lo diceva la volpe del Piccolo Principe), cioè non è percepibile dai sensi e quindi non è sperimentabile.
Lei per primo deve il suo successo a un afflato di entusiasmo e di passione che l'ha portata a fare qualcosa di mai fatto prima, e questo afflato ha che fare con la passione e con l'amore. Entità non misurabili scientificamente. I due campi - fisico e metafisico - vanno tenuti insieme, non contrapposti l'uno all'altro. In nome di una superiore armonia. E io armonicamente mi scuso con lei e la saluto.
Massimo Gramellini
mercoledì, novembre 06, 2013
Pitagora (sesta parte) - L'incommensurabilità della natura: triangolo, pentagono o corde vibranti?
Nella puntata precedente abbiamo detto che Ippaso di Metaponto, uno dei più brillanti allievi della scuola di Pitagora, trovò un oggetto non misurabile attraverso un numero; e che con esso l'allievo scardinò la dottrina dei pitagorici sintetizzata dal motto della scuola: Tutto è Numero; e che addirittura, dopo il suo rifiuto di mantenere la segretezza di tale scoperta, egli venne condannato a morte per annegamento.
La prima ipotesi è quella proposta da Giamblico: "Di Ippaso si dice che era un Pitagorico, e che sarebbe perito in mare come empio per aver divulgato la sfera che egli per primo aveva costruita geometricamente a partire da dodici figure pentagonali"1. Ipotesi rivalutata successivamente da Kurt von Fritz2. E la figura costruita con dodici figure pentagonali non è altro che il dodecaedro regolare. Che per definizione è costituito da dodici pentagoni regolari.
E il pentagono regolare è proprio il poligono dal prolungamento dei cui lati si costruisce il pentagramma regolare. Cioè, il simbolo dei pitagorici. Il baco che minava le fondamenta della dottrina pitagorica si sarebbe celato quindi proprio nel simbolo della scuola. Ma in quale punto preciso del simbolo fu scovato quest'oggetto? Beh, esso dimorava non in un solo luogo, ma in molti dei rapporti tra i vari segmenti del simbolo. In seguito si scoprirà che in questo caso ci si trovava di fronte ad un irrazionale molto particolare, e cioè la celeberrima sezione aurea. Che si ritrova sorprendentemente anche in molte altre aree dello scibile umano: dalla Pittura all'Architettura, fino alla Musica e alla Letteratura.
Il fatto comune alle suddette tre ipotesi è l'individuazione di un oggetto la cui misura non si può esprimere come un rapporto di numeri interi.7 Ad ogni modo, questo oggetto non riconducibile ai numeri interi rappresentò per i pitagorici il diabolus in matematica, la bestia nera che faceva crollare il loro modello cosmologico. È facile immaginare che la scoperta creò molta preoccupazione all'interno della scuola. Non si sarebbe più potuto asserire che la natura è completamente misurabile e rappresentabile attraverso i numeri e neppure quindi che attraverso la scoperta delle proprietà dei numeri si potessero specularmente scoprire i misteri dell'Universo. Era il controesempio che falsificava la teoria. Così il modello pitagorico implose inesorabilmente.
Quello che non abbiamo ancora detto è qual fosse l'oggetto non misurabile attraverso un numero (incommensurabile) che Ippaso scovò.
Dicevamo però che anche questa è una domanda ancora aperta. Attualmente, per quanto ne sappia, esistono tre diverse ipotesi in merito. E in tutti e tre i casi il destino dovette apparire piuttosto beffardo ai pitagorici.
Dicevamo però che anche questa è una domanda ancora aperta. Attualmente, per quanto ne sappia, esistono tre diverse ipotesi in merito. E in tutti e tre i casi il destino dovette apparire piuttosto beffardo ai pitagorici.
E il pentagono regolare è proprio il poligono dal prolungamento dei cui lati si costruisce il pentagramma regolare. Cioè, il simbolo dei pitagorici. Il baco che minava le fondamenta della dottrina pitagorica si sarebbe celato quindi proprio nel simbolo della scuola. Ma in quale punto preciso del simbolo fu scovato quest'oggetto? Beh, esso dimorava non in un solo luogo, ma in molti dei rapporti tra i vari segmenti del simbolo. In seguito si scoprirà che in questo caso ci si trovava di fronte ad un irrazionale molto particolare, e cioè la celeberrima sezione aurea. Che si ritrova sorprendentemente anche in molte altre aree dello scibile umano: dalla Pittura all'Architettura, fino alla Musica e alla Letteratura.
La seconda ipotesi, di cui ci parla Aristotele3, vuole invece che l'oggetto sia affiorato durante lo studio del rapporto tra lato e diagonale di un quadrato. E cioè in un caso specifico del Teorema di Pitagora. Quindi, in questo caso, l'oggetto mostruoso si sarebbe annidato nel celebre teorema del maestro!
Il caso particolare più semplice del teorema, che porta alla grandezza incommensurabile è il seguente. Se consideriamo il triangolo rettangolo di cateto 1 e chiamiamo x la lunghezza incognita dell'ipotenusa, la nota filastrocca del teorema ci dice che l'area del quadrato costruito sull'ipotenusa è pari alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti. Quindi nel nostro caso
1² + 1² = x²
Da cui, sommando
1² + 1² = 2 = x²
Il problema di cui si accorse Ippaso è che questo numero x, che elevato al quadrato è uguale a 2, numero che oggi chiamiamo radice di 2 e rappresentiamo con √2, non si può esprimere come un rapporto di numeri interi, cioè detto in termini più tecnici, non può esistere alcuna coppia di interi m ed n tali che m/n = √24. Il che equivale a dire che la diagonale del quadrato non può essere misurata in termini di lato del quadrato. In altre parole, se assumiamo il lato del quadrato come nostra unità di misura, non riusciremo mai ad esprimere un rapporto di numeri interi che possa rappresentare la lunghezza della diagonale.
Infine nella terza ipotesi5 "si ritiene che la scoperta del concetto di incommensurabilità sia legata al tentativo di risolvere un problema della teoria musicale6. Nelle consonanze le lunghezze delle corde sono in certi ben precisi rapporti (cfr.), per esempio nel caso dell’ottava nel rapporto 12 : 6. I pitagorici si sarebbero posti il problema di determinare la lunghezza di una corda, diciamola L, di misura intermedia tra 12 e 6 unità e tale che potesse generare due consonanze uguali, una facendo vibrare la corda maggiore e l’intermedia L e l’altra facendo vibrare quest’ultima e la minore. E questo significa che il rapporto tra la lunghezza della maggiore e l’intermedia 12 : L doveva essere uguale a quello tra la lunghezza dell’intermedia e della minore L : 6."
Il caso particolare più semplice del teorema, che porta alla grandezza incommensurabile è il seguente. Se consideriamo il triangolo rettangolo di cateto 1 e chiamiamo x la lunghezza incognita dell'ipotenusa, la nota filastrocca del teorema ci dice che l'area del quadrato costruito sull'ipotenusa è pari alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti. Quindi nel nostro caso
1² + 1² = x²
Da cui, sommando
1² + 1² = 2 = x²
Il problema di cui si accorse Ippaso è che questo numero x, che elevato al quadrato è uguale a 2, numero che oggi chiamiamo radice di 2 e rappresentiamo con √2, non si può esprimere come un rapporto di numeri interi, cioè detto in termini più tecnici, non può esistere alcuna coppia di interi m ed n tali che m/n = √24. Il che equivale a dire che la diagonale del quadrato non può essere misurata in termini di lato del quadrato. In altre parole, se assumiamo il lato del quadrato come nostra unità di misura, non riusciremo mai ad esprimere un rapporto di numeri interi che possa rappresentare la lunghezza della diagonale.
Infine nella terza ipotesi5 "si ritiene che la scoperta del concetto di incommensurabilità sia legata al tentativo di risolvere un problema della teoria musicale6. Nelle consonanze le lunghezze delle corde sono in certi ben precisi rapporti (cfr.), per esempio nel caso dell’ottava nel rapporto 12 : 6. I pitagorici si sarebbero posti il problema di determinare la lunghezza di una corda, diciamola L, di misura intermedia tra 12 e 6 unità e tale che potesse generare due consonanze uguali, una facendo vibrare la corda maggiore e l’intermedia L e l’altra facendo vibrare quest’ultima e la minore. E questo significa che il rapporto tra la lunghezza della maggiore e l’intermedia 12 : L doveva essere uguale a quello tra la lunghezza dell’intermedia e della minore L : 6."
Quindi 12/L = L/6
Cioè L² = 2
Vi ricorda qualcosa?
"Se la congettura di Szabò è vera, allora i pitagorici avrebbero trovato una coppia di corde di importanza nella musica, di cui sapevano per via aritmetica che non erano esprimibili con due numeri naturali e dunque erano prive di logos."
Cioè L² = 2
Vi ricorda qualcosa?
"Se la congettura di Szabò è vera, allora i pitagorici avrebbero trovato una coppia di corde di importanza nella musica, di cui sapevano per via aritmetica che non erano esprimibili con due numeri naturali e dunque erano prive di logos."
Il fatto comune alle suddette tre ipotesi è l'individuazione di un oggetto la cui misura non si può esprimere come un rapporto di numeri interi.7 Ad ogni modo, questo oggetto non riconducibile ai numeri interi rappresentò per i pitagorici il diabolus in matematica, la bestia nera che faceva crollare il loro modello cosmologico. È facile immaginare che la scoperta creò molta preoccupazione all'interno della scuola. Non si sarebbe più potuto asserire che la natura è completamente misurabile e rappresentabile attraverso i numeri e neppure quindi che attraverso la scoperta delle proprietà dei numeri si potessero specularmente scoprire i misteri dell'Universo. Era il controesempio che falsificava la teoria. Così il modello pitagorico implose inesorabilmente.
E che successe alla scuola dopo il crollo delle fondamenta teoriche?
Questo lo vedremo nella prossima puntata ...
Per chi invece volesse sapere come andarono le cose direttamente dalla voce di Pitagora può leggere Pitagora, Ippaso e la scoperta dell'irrazionale
Questo lo vedremo nella prossima puntata ...
Per chi invece volesse sapere come andarono le cose direttamente dalla voce di Pitagora può leggere Pitagora, Ippaso e la scoperta dell'irrazionale
Indice della serie
1 Giamblico, Summa pitagorica, Bompiani 2006
2 The Discovery of Incommensurability by Hippasus of Metapontum - Annals of Mathematics - Second Series, Vol. 46, No. 2, Apr., 1945, pp. 242-264
3 Analitici primi, I.23.41a23-7
4 Di dimostrazioni se ne trovano molte. Alcune vengono riportate su wikipedia e la prima che trovate lì è quella classica.
5 Giacomo Michelacci / L’evoluzione del metodo nella matematica greca - Esercizi Filosofici, Vol. 6, anno 2002
6 Szabò, The beginnings of Greek mathematics, Dordrecht, Reidel, 1978
7 Da questa negazione deriva anche il termine “irrazionale”, dal latino ratio, che significava originariamente “rapporto” o “calcolo”, evolutosi in seguito anche nel significato di “ragione”. Irrazionale quindi in quanto non esprimibile come un rapporto di numeri interi. Questo è il termine che usiamo oggi per denotare tali grandezze.
1 Giamblico, Summa pitagorica, Bompiani 2006
2 The Discovery of Incommensurability by Hippasus of Metapontum - Annals of Mathematics - Second Series, Vol. 46, No. 2, Apr., 1945, pp. 242-264
3 Analitici primi, I.23.41a23-7
4 Di dimostrazioni se ne trovano molte. Alcune vengono riportate su wikipedia e la prima che trovate lì è quella classica.
5 Giacomo Michelacci / L’evoluzione del metodo nella matematica greca - Esercizi Filosofici, Vol. 6, anno 2002
6 Szabò, The beginnings of Greek mathematics, Dordrecht, Reidel, 1978
7 Da questa negazione deriva anche il termine “irrazionale”, dal latino ratio, che significava originariamente “rapporto” o “calcolo”, evolutosi in seguito anche nel significato di “ragione”. Irrazionale quindi in quanto non esprimibile come un rapporto di numeri interi. Questo è il termine che usiamo oggi per denotare tali grandezze.
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domenica, novembre 03, 2013
Tristeza, por favor vá embora
Tristeza - Toquinho
Tristeza, por favor vá embora
Minha alma que chora está vendo o meu fim
Fez do meu coração a sua moradia
Já é demais o meu penar
Quero voltar àquela vida de alegria
Quero de novo cantar
Tristeza, por favor vá embora
Minha alma que chora está vendo o meu fim
Fez do meu coração a sua moradia
Já é demais o meu penar
Quero voltar àquela vida de alegria
Quero de novo cantar
mercoledì, ottobre 30, 2013
Serve un adesivo sulla porta a vetri.... anzi forse non più
Stamane ho predisposto il salone per poter permettere al robottino di aspirare la polvere. Tale predisposizione prevede il sollevamento delle sedie nonché l'erezione di barriere tra la zona notte e la zona giorno della casa. Una di queste barriere è costituita dalla pesante porta a vetri che lasciamo solitamente aperta. Più tardi, quando il robottino aveva già fatto il suo dovere, mi sono accorto che si era fatto un po' tardi per l'operazione che volevo effettuare in banca. Mi sono quindi preparato velocemente e mentre attraversato il corridoio a passo svelto guardando una cosa che tenevo in mano ho provato l'ebbrezza della barriera.
Ci chiedevamo se fosse necessario applicare un adesivo su quella porta, ma credo che ora non serva più.
Ci chiedevamo se fosse necessario applicare un adesivo su quella porta, ma credo che ora non serva più.
Ah, e una volta in banca mi sono reso conto che qull'operazione avrei potuto farla pure da casa.
lunedì, ottobre 28, 2013
Dieci domande alle Iene a proposito di Stamina - #GoliaRispondi #OccupyLeIene
Propongo una sintesi di due articoli tra quelli citati di seguito. Riguardano il tema di Stamina e le Iene che ho già citato in un paio di occasioni. Se vi va diffondete l'iniziativa.
Quelle che troverete in fondo sono dieci domande rivolte alla redazione de Le Iene (e a Giulio Golia in particolare) a proposito del caso Stamina, compilate da un gruppo di giornalisti scientifici ed esperti che si sono occupati della vicenda in questi mesi: Marco Cattaneo, Alice Pace, Silvia Bencivelli, Salvo Di Grazia, Emanuele Menietti, Antonio Scalari.
Se il caso Stamina esiste, è perché il programma Le Iene ha dato una straordinaria visibilità alla vicenda operando alcune scelte tuttora difficili da capire. Nei suoi numerosi servizi Giulio Golia mostra alcuni piccoli pazienti sottoposti al trattamento, mette in evidenza la sofferenza delle famiglie e solleva ripetutamente la questione della somministrazione di cure compassionevoli. Tutto questo anche dopo le critiche della quasi totaliità della comunità scientifica, dopo le accuse di frode scientifica emerse da un articolo di «Nature» (una delle più antiche ed importanti riviste scientifiche esistenti) sulla questione relativa alle domande di brevetto, dopo il pronunciamento del comitato istituito dal Ministero della Salute e la decisione di non procedere con la sperimentazione annunciata dallo stesso ministro Beatrice Lorenzin.
Nei servizi televisivi di Giulio Golia sono stati omessi molti aspetti della storia, compresi quelli più inquietanti e legati al lavoro della magistratura. Sono stati mandati in onda bambini sofferenti, a dispetto di regolamenti e protocolli sull'impiego dei bambini in tv. Sono stati criticati gli scienziati che, sul protocollo Stamina, hanno avanzato il più banale dei dubbi: se è la soluzione a tante terribili malattie, perché chi lo possiede non lo apre al mondo, perché non lo rende pubblico, perché non permette a tutti di usarlo?
Per chi volesse saperne di più, l'articolo "Il post definitivo sul metodo Stamina" fornisce una descrizione dettaggliata di tutto il succedersi della vicenda.
Bene. Fatta la breve premessa, ecco infine le dieci domande.
1. Perché voi delle Iene non spingete Davide Vannoni a rendere pubblico il metodo Stamina? Se è davvero così efficace, non pensa sia giusto dare la possibilità a tutti i medici e pazienti di adottarlo?
2. Nei suoi servizi per Le Iene ci ha mostrato alcuni piccoli pazienti in cura con il metodo Stamina. Dopo otto mesi e quasi 20 puntate, perché non ha mai coinvolto le altre persone che Vannoni dice di aver curato negli ultimi anni, invitandole a mostrare i benefici del metodo Stamina?
3. Perché non ha mai sentito la necessità di dare voce anche a quei genitori che, sebbene colpiti dalla stessa sofferenza, non richiedono il trattamento Stamina e anzi sono critici sulla sua adozione?
4. Nel primo servizio su Stamina lei dice che Vannoni prova a curare con le staminali casi disperati «con un metodo messo a punto dal suo gruppo di ricerca». Di quale gruppo di ricerca parla? Di quale metodo?
5. La Sma1 non sarebbe rientrata nella sperimentazione nemmeno se il Comitato l’avesse autorizzata, perché lo stesso Vannoni l’ha esclusa, ritenendola troppo difficile da valutare in un anno e mezzo di studi clinici. Come mai continua a utilizzare i bambini colpiti da questa patologia come bandiera per la conquista delle cure compassionevoli?
6. Perché non ha approfondito la notizia delle indagini condotte dalla procura di Torino su 12 persone, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere?
7. Perché non ha mai interpellato nemmeno uno dei pazienti elencati nelle indagini della procura di Torino?
8. Perché ha omesso ogni riferimento alle accuse di frode scientifica da parte della comunità scientifica a Vannoni, al dibattito attorno alle domande di brevetto e alle controversie che hanno portato a un ritardo nella consegna dei protocolli per la sperimentazione?
9. In trasmissione lei fa riferimento alle cure compassionevoli, regolamentate dal Decreto Turco-Fazio. Perché non ha spiegato che il decreto prevede l’applicazione purché «siano disponibili dati scientifici, che ne giustifichino l’uso, pubblicati su accreditate riviste internazionali»?
10. Se il metodo Stamina si dimostrasse inefficace, che cosa si sentirebbe di dire alle famiglie dei pazienti e all’opinione pubblica?
Quelle che troverete in fondo sono dieci domande rivolte alla redazione de Le Iene (e a Giulio Golia in particolare) a proposito del caso Stamina, compilate da un gruppo di giornalisti scientifici ed esperti che si sono occupati della vicenda in questi mesi: Marco Cattaneo, Alice Pace, Silvia Bencivelli, Salvo Di Grazia, Emanuele Menietti, Antonio Scalari.
Se il caso Stamina esiste, è perché il programma Le Iene ha dato una straordinaria visibilità alla vicenda operando alcune scelte tuttora difficili da capire. Nei suoi numerosi servizi Giulio Golia mostra alcuni piccoli pazienti sottoposti al trattamento, mette in evidenza la sofferenza delle famiglie e solleva ripetutamente la questione della somministrazione di cure compassionevoli. Tutto questo anche dopo le critiche della quasi totaliità della comunità scientifica, dopo le accuse di frode scientifica emerse da un articolo di «Nature» (una delle più antiche ed importanti riviste scientifiche esistenti) sulla questione relativa alle domande di brevetto, dopo il pronunciamento del comitato istituito dal Ministero della Salute e la decisione di non procedere con la sperimentazione annunciata dallo stesso ministro Beatrice Lorenzin.
Nei servizi televisivi di Giulio Golia sono stati omessi molti aspetti della storia, compresi quelli più inquietanti e legati al lavoro della magistratura. Sono stati mandati in onda bambini sofferenti, a dispetto di regolamenti e protocolli sull'impiego dei bambini in tv. Sono stati criticati gli scienziati che, sul protocollo Stamina, hanno avanzato il più banale dei dubbi: se è la soluzione a tante terribili malattie, perché chi lo possiede non lo apre al mondo, perché non lo rende pubblico, perché non permette a tutti di usarlo?
Per chi volesse saperne di più, l'articolo "Il post definitivo sul metodo Stamina" fornisce una descrizione dettaggliata di tutto il succedersi della vicenda.
Bene. Fatta la breve premessa, ecco infine le dieci domande.
1. Perché voi delle Iene non spingete Davide Vannoni a rendere pubblico il metodo Stamina? Se è davvero così efficace, non pensa sia giusto dare la possibilità a tutti i medici e pazienti di adottarlo?
2. Nei suoi servizi per Le Iene ci ha mostrato alcuni piccoli pazienti in cura con il metodo Stamina. Dopo otto mesi e quasi 20 puntate, perché non ha mai coinvolto le altre persone che Vannoni dice di aver curato negli ultimi anni, invitandole a mostrare i benefici del metodo Stamina?
3. Perché non ha mai sentito la necessità di dare voce anche a quei genitori che, sebbene colpiti dalla stessa sofferenza, non richiedono il trattamento Stamina e anzi sono critici sulla sua adozione?
4. Nel primo servizio su Stamina lei dice che Vannoni prova a curare con le staminali casi disperati «con un metodo messo a punto dal suo gruppo di ricerca». Di quale gruppo di ricerca parla? Di quale metodo?
5. La Sma1 non sarebbe rientrata nella sperimentazione nemmeno se il Comitato l’avesse autorizzata, perché lo stesso Vannoni l’ha esclusa, ritenendola troppo difficile da valutare in un anno e mezzo di studi clinici. Come mai continua a utilizzare i bambini colpiti da questa patologia come bandiera per la conquista delle cure compassionevoli?
6. Perché non ha approfondito la notizia delle indagini condotte dalla procura di Torino su 12 persone, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere?
7. Perché non ha mai interpellato nemmeno uno dei pazienti elencati nelle indagini della procura di Torino?
8. Perché ha omesso ogni riferimento alle accuse di frode scientifica da parte della comunità scientifica a Vannoni, al dibattito attorno alle domande di brevetto e alle controversie che hanno portato a un ritardo nella consegna dei protocolli per la sperimentazione?
9. In trasmissione lei fa riferimento alle cure compassionevoli, regolamentate dal Decreto Turco-Fazio. Perché non ha spiegato che il decreto prevede l’applicazione purché «siano disponibili dati scientifici, che ne giustifichino l’uso, pubblicati su accreditate riviste internazionali»?
10. Se il metodo Stamina si dimostrasse inefficace, che cosa si sentirebbe di dire alle famiglie dei pazienti e all’opinione pubblica?
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